MAOLONI / UN ARCHIVIO DELLE SUE OPERE GRAFICHE A ORVIETO

Ad Orvieto, nello storico Palazzo dei Sette, nasce l’Archivio Maoloni. Un “luogo” di arte e memoria dedicato al mitico grafico Piergiorgio Maoloni e nel quale verranno raccolti disegni, progetti, bozzetti, documenti, libri dell’immensa biblioteca conservati per anni nei suoi studi romani, in via Monserrato e in via dei Pianellari.

Un artista, Maoloni, che ha impresso una svolta epocale nella grafica italiana, disegnando il look di tante grandi testate (il Messaggero, la Stampa, l’Unità, il Manifesto, Paese Sera, il Tempo, Cuore, Famiglia Cristiana), con uno stile del tutto innovativo e di forte impatto. Titoli, foto, caratteri da allora in poi acquisirono un’anima del tutto diversa, le copertine una vita completamente nuova.

Sono in tanti a ricordare la favolistica prima pagina del Messaggero in occasione dello sbarco di Neil Armstrong: LUNA a caratteri cubitali, quel 21 luglio 1969, e sotto l’impronta del primo piede umano. Oggi quella pagina rivoluzionaria è tra le bellezze del “Moma”, a New York.

Una storica copertina della Voce firmata da Piergiorgio Maoloni (nella foto di apertura). Nell’altra immagine una sua copertina per il Messaggero

Nel nostro piccolo, ricordiamo la copertina che realizzò per un’inchiesta della Voce (febbraio 1994) sulla strage del DC9 Itavia: un gigantesco USTICA a caratteri rossi su sfondo giallo, e in un riquadro orizzontale le parti del relitto. Un impatto emotivo e comunicativo che più forte non si può.

Sì, perchè abbiamo avuto la straordinaria fortuna di conoscere Maoloni uomo e artista. Ci siamo presentati, senza averlo mai conosciuto prima, una mattina al suo studio di via Monserrato, una fucina di cultura a 360 gradi, enormi stanze con giovani al lavoro.

Era l’estate del 1992, lui ci accolse come se ci conoscessimo da anni. Gli portammo la Voce quasi fosse una creatura che va dal pediatra. Gli raccontammo la sua storia, le inchieste dei primi anni, i travagli di fare un giornalismo di contro-inchiesta. Ne era entusiasta, gli piacevano i nostri articoli, cominciò subito ad affezionarsi a quella creatura. E capì al volo che eravamo da lui per un aiuto: per farla crescere, darle un look diverso, un vestito nuovo, perchè il vecchio era molto artigianale, l’avevamo fatto in casa.

Non fece pesare nel minimo modo la sua fama, la sua celebrità nel mondo della grafica e dell’editoria. Furono mesi straordinari quelli che seguirono, un continuo contatto con lui e i suoi giovani, splendidi grafici che stava plasmando: una squadra eccezionale, motivatissima, capace di crearti meraviglie sotto gli occhi.

E la prima Voce firmata Maoloni uscì a novembre di quel ’92, appena scoppiata Mani pulite anche in Campania. Per quasi due anni ci ha seguiti passo passo, non ha voluto una lira, ci siamo rivisti ancora ed ogni volta si spalancavano universi nuovi dalle conversazioni con lui.

Quando, ancora “ragazzo”, è finito, la Voce ha perso uno dei suoi amici più grandi. Abbiamo sempre continuato – fino a che non abbiamo dovuto terminare le pubblicazioni cartacee del nostro mensile, nel 2014 – a mantenere il suo nome nel “tamburino”, per ricordare quel suo stupendo progetto grafico e non solo.

Di certo ora qualche schizzo di quella Voce sarà fra le migliaia di disegni e documenti conservati nell’Archivio di Orvieto. Ne siamo orgogliosi. Lo riabbracciamo ora come allora.

 


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