Roma avvolta nelle nuvole tossiche per il maxi rogo all’impianto AMA Tmb del Salario. Un impianto che gestisce e lavora rifiuti ‘border line’, secondo alcuni addetti ai lavori, un indifferenziato misto, non proprio il massimo per uno smaltimento decente.
La piaga dei roghi, ormai, sta diventando un ‘must’ anche per i romani (e spesso per i milanesi), dopo che per anni e anni è stata una prerogativa tutta campana, battistrada la “Terra dei Fuochi” che ha causato, causa e continuerà a causare sempre più elevate percentuali di patologie respiratorie e tumorali (mortali) per quella martoriata popolazione.
E per anni gli amministratori pubblici sono stati a guardare: soprattutto perchè il business è tutto nella mani della camorra, che macina affari con le monnezze e di tutta evidenza con la collusione / complicità delle stesse amministrazioni locali. Che chiudono abbondantemente gli occhi.
Solo adesso pare registrarsi un’inversione di tendenza (a livello nazionale) e l’inizio di una lotta seria alla filiera criminale della monnezza d’oro. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa è stato per anni sul fronte in Campania, alla guida di quel Corpo Forestale dello Stato incredibilmente cancellato.
Subito dopo il rogo all’impianto Ama del Salario, Costa ha detto: “Si tratta di un incendio doloso”. Mentre gli investigatori ancora sono alle prese con i rituali, estenuanti accertamenti.
Siamo ormai stanchi di rammentare che la piaga dei traffici di rifiuti, il business monnezza gestito dalle mafie, è una storia cominciata a fine anni ’80, quindi trent’anni fa esatti, in Campania, dove la camorra dei Casalesi aveva capito il valore di quella monnezza tossica e di quei traffici miliardari.
Sono di fine anni ’80 – primi ’90, infatti, gli accordi stipulati dal boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e Mezzanotte, addirittura con il Venerabile Licio Gelli. E’ di quell’epoca lo sversamento nell’area ovest di Napoli dei materiali super tossici provenienti dall’Acna di Cengio. Nascono sempre a fine anni ’80 gli affari intrecciati dal colletto bianco più potente, l’avvocato Cipriano Chianese, con gli stessi Casalesi (e la storia andrà a processo una quindicina d’anni più tardi).
Così come risalgono al 1996 le prime verbalizzazioni di Francesco Schiavone, il super pentito del clan, zio del famigerato Sandokan. Un verbalizzazione esplosiva, perchà già allora si sapeva di tutto e di più, perfino sulla mappa delle aree di sversamento preferite dai clan. Come dire: si sarebbe potuto intervenire subito, anche con le bonifiche, evitando di passare 22 anni senza muovere un dipo, e permettendo che la situazione si facesse drammatica, anzi tragica, sotto il profilo ambientale e soprattutto per la salute dei cittadini.
A pochi mesi dalla riattualizzazione di quelle parole di fuoco, tre anni fa, Schiavone è “morto” cadendo da un pero. Così come poche settimane dopo è morto in un “incidente” stradale mai chiarito chi indagava sui traffici di monnezza, il pm di Napoli Federico Bisceglia…
Come mai sono passati 22 anni così? Perchè gli inquirenti se ne sono fregati e tutto è finito in un cassetto a far polvere?
La situazione, dopo anni, si è trasferita anche a Roma, come dimostra ampiamente l’inchiesta “Mafia Capitale”. Ma i campanelli d’allarme c’erano già stati, e sempre regolarmente inascoltati.
E’ del 2012, infatti, il libro scritto a 6 mani da Manuele Bonaccorsi, Ylenia Sina e Nello Trocchia (che ha cominciato il suo mesterie di giornalista a inizio anni 2000 proprio alla Voce) e così titolato: “Roma come Napoli – Il malaffare di politica e signori della monnezza che mette in ginocchio il Lazio e la Capitale”, edito da Castelvecchi.
Sei anni fa la pericolosità della situazione era ben nota. Ora tutti a domandarsi cosa succede. E lady Raggi chiede aiuto alle altre Regioni per arginare il problema in vista del Natale. Come per anni Napoli ha chiesto aiuto alle altre regioni, per poi arrendersi e spendere montagne di euro per spedire la “monnezza d’oro” all’estero, dall’Olanda al Portogallo.
Della salute dei cittadini nessuno se ne frega. Di bloccare i traffici delle mafie nessuno se ne frega. Dell’ambiente nessuno se ne frega. Siamo proprio sommersi dalla monnezza “politica”.
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