BUSINESS MONNEZZA / PERCHE’ POLITICI, MEDIA & TOGHE SI SVEGLIANO SOLO ORA, DOPO 30 ANNI DI SILENZI & OMERTA’ ?

Da un paio di settimane paginate e paginate sulla querelle rifiuti tra Lega e 5 Stelle. Il governo gialloverde rischia di spaccarsi sulla monnezza. Inceritori sì inceneritori no. Termovalorizzatori sì termovalorizzatori no. Si fa il gioco della camorra oppure no? E la salute dei cittadini come la tuteliamo, con la differenziata o con le fiamme degli impianti?

Un dibattito stucchevole, ipocrita, finto. Perchè la questione rifiuti, come la questione roghi, come quella dei traffici illeciti, come il ruolo degli inceneritori e termovalorizzatori, così come il ciclo virtuoso della differenziata e il riuso, va avanti da un quarto di secolo. 

Per fare un solo esempio, una quindicina d’anni fa venne a Napoli, nel corso di una delle “solite” emergenze rifiuti, un docente californiano, Paul Connett, che all’Università Federico II illustrò per filo e per segno il metodo adottato a San Francisco, “Rifiuti Zero”, esportato in varie parti del mondo. Un metodo scientifico che permetteva sul serio di trasformare la monnezza in ricchezza. 

A seguire se ne sono dette, scritte e raccontate a tonnellate. 

Federico Bisceglia

Il ruolo della camorra in tutto il business è stranoto, e chi lo nega è complice o colluso. I rapporti tra camorra e industrie (del Nord, del Centro e del Sud) è acclarato, straconosciuto e documentato. Così come i rapporti dei clan con i colletti bianchi, i tanti funzionari della catena che chiudono gli occhi sulle bolle d’accompagnamento taroccate, le fatture false e tanto altro ancora. 

Insomma, i ruoli di tutti i protagonisti dell’affaire (comprese le complicità o latitanze di comuni, regioni, enti locali, associazioni, organi di controllo che chiudono due occhi) sono stranoti, lo scenario è arciconosciuto per filo e per segno – da anni – da parte degli organi inquirenti, ossia della magistratura. 

QUANDO TROPPI MAGISTRATI CHIUDONO GLI OCCHI

Ecco il nodo: perchè in trent’anni la magistratura è stata a guardare? Perchè solo inchieste farlocche? Perchè coloro i quali hanno denunciato sono stati messi essi stessi sotto accusa, per calunnia o per diffamazione? Abbiamo una magistratura che indaga, scopre, denuncia, processa e condanna o una magistratura che insabbia? Purtroppo la seconda opzione è quella vera.

Prendiamo un solo processo emblematico fra i tanti, denominato “Chernobyl”: avviato oltre 10 anni fa, nel 2007, sballottato da una procura all’altra. Si trattava di un’inchiesta “bomba” su camorristi, faccendieri, politici, tutti presi con le mani nel sacco per avvelenare la Campania e non solo (anche il foggiano, ad esempio);  c’erano gli intrecci societari, c’erano i luoghi degli sversamenti super tossici, c’era la mappa di fiumi, torrenti, laghi inquinati. Una super inchiesta. Che fine ha fatto? Sta morendo, ovviamente, di prescrizione. E tutte le sigle di camorra e/o colluse coinvolte? Tutti i politici in ballo? I colletti bianchi implicati? Beati, felici, impuniti e prescritti.  

Una discarica di rifiuti in provincia di Napoli

Una mosca bianca, alla procura di Napoli, aveva cercato di puntare i riflettori sul serio: era su piste giuste, aveva trovato il bandolo della matassa. Si trattava del pm Federico Bisceglia, “morto” in un incidente d’auto mai chiarito dagli stessi suoi colleghi, un incidente la cui ricostruzione fa acqua da tutte le parti. Stava finendo di far ri-verbalizzare Nicola Schiavone, lo zio di Sandokan. E anche Nicola Schiavone, dopo alcuni mesi, è morto cadendo “incidentalmente” da un albero.

Come mai chi ha interrogato oltre vent’anni fa per la prima volta, nel 1996, lo stesso Nicola Schiavone – ossia i carabinieri di Castello di Cisterna, alla presenza dell’oggi Generale Vittorio Tommasone – non hanno mosso un dito dopo quelle verbalizzazioni di fuoco e le hanno sbattute a marcire nei cassetti?

Tutte le questioni sulla monnezza d’oro, sui traffici altrettanto d’oro dei rifiuti, sui business delle discariche tossiche, è tutto stranoto da anni: come per fare un solo esempio le discariche di Pianura, nella zona ovest di Napoli, dove vennero addirittura sepolti i fanghi super tossici dell’Acna di Cengio, una ventina d’anni fa. E’ successo qualcosa? Qualcuno ha pagato il conto? Il gruppo La Marca, titolare a sua tempo della società che se ne occupava, la Di.fra.bi., oggi si interessa di “green”, di energie rinnovabili…

Il problema torna ciclicamente. Così come è tornato un Consiglio dei ministri in Campania: Silvio Berlusconi tenne addirittura a Napoli il suo primo consiglio, l’ultima volta che fu premier e si decise di inviare Guido Bertolaso come salvatore della patria. Stavolta Conte ha presieduto il suo consiglio dei ministri a Caserta. 

Antonio Marfella

Come mai la memoria è così corta e nessuno ricorda niente? E come mai oggi il fumo torna più denso che mai? Cosa c’è, realmente, dietro una tale sceneggiata? 

Ancora. I dati sulla mortalità nella Terra dei Fuochi sono vecchi di almeno dieci anni. La Voce nel 2006 titolava una sua cover story “Le nostre Seveso”, e abbiamo più volte riportato, nel corso degli anni, i moniti dell’oncologo napoletano Antonio Marfella, da sempre in prima linea nel denunciare i danni che verranno, e tutti i numeri della tragedia. “Ora scopriamo il fenomeno – diceva già dieci anni fa – ma il picco degli indici di mortalità lo vedremo tra molti anni”, arrivando fino al 2030-2040. 

Ripetiamo di nuovo: perchè stupirsi ora? Perchè adesso torna in auge la Terra dei Fuochi? Quali giochi, lorsignori di ieri e di oggi, stanno giocando? Quali interessi industriali si stanno organizzando? Quali nuove strategie, soprattutto, la camorra sta elaborando? E con quali altrettanto nuove complicità?

Questi i veri temi sul tappeto. Non l’aria fritta di governo e opposizione (ma esiste un’opposizione a sinistra o da qualche parte?).  

Gerardo Mazziotti

Sul tema caldo degli inceneritori interviene l’urbanista Gerardo Mazziotti:  «L’inceneritore di Copenaghen produce solo vapore acqueo? No, non è vero. Lo dice la stessa azienda che ha fornito il sistema di alimentazione del forno e le tecnologie di depurazione dei fumi. Che non saranno solo di vapore acqueo, come scrivono diversi media italiani tra i quali il Corriere della Sera. Certo, le emissioni sono ottimizzate, ma comunque dal camino usciranno monossido di carbonio, ammoniaca, carbonio organico e ossidi di azoto». 

«L’inceneritore – prosegue Mazziotti – potrebbe diventare una delle maggiori attrazioni turistiche di Copenaghen e molti, in questi giorni di polemica su quel tipo di impianti, citano la struttura della città danese in fase di ultimazione come un modello da seguire. Famoso perché ospiterà sul suo tetto una pista da sci e percorsi di trekking e per le sue tecnologie all’avanguardia, l’impianto emette però qualcosa in più oltre al semplice vapore acqueo».


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