Come si somigliano. Erdogan incarcera decine di giornalisti, in Russia muoiono misteriosamente o freddati da sicari reporter in dissenso con Putin e Trump epura illegalmente un giornalista della CNN, reo di avergli posto una domanda scomoda. Tempo fa in Italia furono espulsi dalla Rai il premio Nobel Dario Fo e la compagna Franca Rame, più tardi Berlusconi con un editto bulgaro impedì alla televisione pubblica la presenza di Enzo Biagi, Santoro e Luttazzi. Chi ha pazienza conoscerà le altre teste ghigliottinate dal governo gialloverde. Basta aspettare. Una spia di quanto accadrà è intanto il recente attacco a Fazio, colpevole di far capire agli italiani la materia complessa della finanza, grazie alla straordinaria competenza di Cottarelli e alla sua capacità di divulgatore. La ritorsione è arrivata subito, con la probabile imposizione a ospitare l’autodifesa dell’indifendibile Casalino, portavoce del governo che ha insultato anziani e bambini con handicap.
La campagna contro la libertà di stampa assume preoccupanti toni repressivi, da dittatura, con gli insulti espressi a giornalisti ed editori. Ai primi sono toccate ingiurie da querela: “infimi sciacalli, puttane, pennivendoli”, agli editori le minacce di strozzarli privandoli della risorsa pubblicitaria di aziende di Stato e con chissà quale altro colpo di mannaia. Parte dell’opinione pubblica sembrerebbe disinteressata al tema della libertà di stampa e allora quanto mai opportuno è stato l’intervento del presidente Mattarella. Ha ammonito che reprimere questo fondamentale della democrazia la espone a gravi pericoli.
Il meglio va riconosciuto al premier Conte, reduce dal semi deludente vertice di Palermo sulla Libia, spudoratamente esaltato dal governo. Sulle ingiurie di Di Maio e Di Battista il presidente del consiglio ha proclamato che la libertà di stampa non sarà mai messa in discussione (applausi) ma ha poi aggiunto “Come spesso voi attaccate noi con violenza, può accadere che anche voi veniate (!) attaccati violentemente” Dunque, per Conte sarebbe normale chiamare chi ci governa sciacalli e puttane? E cosa ne pensano i giornalisti Paragone, Carelli, Di Nicola, cooptati nel Parlamento?
Sono innumerevoli i casi di grillini espulsi per aver dissentito da decisioni irricevibili del vertice 5Stelle. Clamoroso è il caso del sindaco di Parma Pizzarotti. Non meno eclatante è la vendetta nei confronti di due senatori 5Stelle (De Falco e Nugnes) che in commissione hanno contribuito ad approvare con un sì e un’astensione l’emendamento al decreto Genova, che restringe la portata della sanatoria sugli abusi edilizi di Ischia, collegio elettorale di Di Maio. Dai vertici del movimento la risposta per i dissidenti è stata “Fuori dal gruppo”. Con prudenza non hanno usato verbi al congiuntivo, per rispetto a Di Maio e temendo altri inciampi recenti come la “scienza a 370 gradi” della grillina Lezzi, ministro della pubblica istruzione.
È la prima volta che l’esecutivo gialloverde viene messo in minoranza in Parlamento. Decisiva è stata la cosiddetta fronda grillina, che si era già manifestata in occasione del decreto sicurezza. Per la Nugnes si pronostica la sospensione, per De Falco l’espulsione dal Movimento. L’una e l’altro potrebbero lasciare il Movimento e far parte del gruppo misto. In sospeso le sanzioni del collegio dei probiviri, per le obiezioni al decreto sicurezza disi Elena Fattori, Matteo Mantero e Virginia La Mura.
Di Maio: “De Falco e Nugnes sono già sotto procedura dei probiviri”. Il capo dei 5Stelle, con il dente avvelenato, ha insinuato che l’atteggiamento dei due senatori dipenda dall’intenzione di non versare le somme dovute al Movimento”. La Nugnes: “Cerchiamo solo di far funzionare il Parlamento”.
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