Del ‘subito santo’ Di Maio pomiglianese, più bonariamente detto l’“Incompiuto” (per quanto ha lasciato a metà: studi, collaborazioni giornalistiche, eccetera), non abbiamo esempi dell’attività di pubblicista, ma al tempo stesso siamo certi che nei suoi scritti ha evitato con prudenza di costruire frasi con i congiuntivi. Non l’avesse fatto, avrebbe dato parecchio lavoro ai correttori di bozze. Con “infimi sciacalli”, ingiuria indirizzata ai giornalisti che non ne tessono le lodi, come dice il proverbio si è dato la zappa sui piedi, essendo uno di noi, iscritto all’Ordine della Campania nella categoria pubblicisti. Non conosco nel dettaglio le norme che regolano il rapporto dell’Ordine con i giornalisti e sono contrario alle epurazioni, che Di Maio e il movimento dei grullini praticano per zittire chi dall’interno critica il vertice, ma il Consiglio di disciplina della Campania, che ha preso in carico gli insulti scomposti e volgari del vice premier pentastellato, avrà certo modo di censurarli con le più consone iniziative. Analoga riflessione si addice all’espatriato in Sudamerica Di Battista, che dicono sia come Di Maio pubblicista (pubblica reportage sul blog di Grillo). A commento dell’assoluzione Raggi (veri gli addebiti, ma “non sono reato”) si è fatto sentire e ha detto dei giornalisti che sono “puttane”. Resta un dubbio: si riferiva genericamente alla categoria o in particolare alle donne che esercitano la professione di informare? Nel primo caso deve essersi guardato allo specchio mentre pronunciava gli insulti, nella seconda ipotesi ha guadagnato con quell’insulto stima e affetto delle giornaliste; con il termine pennivendoli la simpatia dell’intero mondo dei media. Avanti così, giovanotti 5Stellati. Come per i film sconsigliati ai minori di 12 anni, cercheremo il meccanismo per vietare che le vostre esternazioni da trivio giungano ai minorenni.
I compari del governo gialloverdi sono molto disturbati dal protagonismo che nei giorni scorsi ha visto gli studenti e le donne occupare in massa strade e piazze d’Italia, senza insegne di partito, ma con il vigore delle rispettive proposte di lotta per i diritti negati, i pericoli di ghigliottinare la democrazia, l’approssimarsi del baratro finanziario dove il Paese rischia di precipitare per il peggio del cosiddetto contratto di governo che l’Europa censura e gli italiani cominciano a pagare sulla loro pelle. Non è detto che le contestazioni parallele di giovani e donne, al loro esordio abbiano la forza d’urto per mandare a casa gli inetti che stanno s-governando il Paese, ma il punto è: scuoteranno la disarticolata opposizione della sinistra affetta da paresi ormai da lunga data, intruppata in beghe di correnti, progetti frammentari e spesso contrastanti, occupata a ritagliarsi aree di potere interno, su tutto indecisa, ferma ai nastri di partenza, ondivaga come nel controverso caso del Tav, che gli esperti non di parte ritengono inutilmente dispendioso, i 5Stelle osteggiano per dovere d’ufficio, la Lega pretende per accontentare gli imprenditori del Nord pro Salvini e il Pd caldeggia per far dispetto ai grillini e al loro no a ogni infrastruttura?
Giovani e donne, per loro fortuna e prerogative intrinseche alla condizione di esclusi dal cerchio magico del partitismo, possiedono la formidabile arma dell’estraneità alla ruggine che macchia la corretta e produttiva gestione del Paese: è decisivo che l’insufficiente incidenza della loro iniziale contestazione li induca a recedere, ritendendola ininfluente quanto la guerra di don Chisciotte ai mulini a vento.
Il film sulla morte di Stefano Cucchi. Oggi alle 18, nella nuova aula del palazzo dei gruppi parlamentari, è in programma la proiezione di Sulla mia pelle, evento voluto dal presidente della Camera Roberto Fico. Partecipano il regista Alessio Cremonini e la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi. La presentazione del film sarà trasmessa in diretta webtv sul sito della Camera. Non ci sarà Salvini: “Sono molto impegnato”. Domanda: “Ha visto il film?” Risposta “Non ho tempo per andare al cinema”.
Il vice premier e ministro dell’Interno “Ce l’aveva duro”, quando la sorella di Cucchi mostrò la fotografia di Stefano massacrato di botte, commentò così: “Capisco il dolore della sorella, ma è un post che mi fa schifo”.
Chiedono al capo del Carroccio se fa il ministro o lo sbirro e lui, senza battere ciglio, replica: “Sono orgoglioso e di essere ministro e sbirro”. Sbirro, recita il dizionario Devoto e Oli “è il poliziotto o il questurino con una carica fortemente spregiativa …per l’odio contro gli strumenti brutali di un regime odioso”.
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