Breve storia di una scultura che per 19 anni rimane al suo posto, in un’isola pedonale del Vomero, la zona alta di Napoli, e di punto in bianco viene trasferita alla Mostra d’Oltremare, butta via via come un ferro vecchio, messa in un angolo e ora coperta dalle erbacce.
L’autore di “Itaca” – così si chiama l’opera di Ernesto Tatafiore – l’ha letto dai giornali e a questo punto ha deciso di citare in giudizio il Comune per risarcimento danni.
Amareggiato oggi commenta: “L’arte serve a far pensare, puoi pensare che un’opera sia bella o brutta, il gusto ha oscillazioni, ma l’importante è che l’arte provochi pensiero. Altrimenti siamo alle mandolinate”.
E aggiunge: “Ecco, io rispetto qualsiasi forma d’arte, ma dover assistere alle inaugurazioni in pompa magna delle opere di Jorit e poi vedere la mia fontana buttata via… mi sembra che si adottino due pesi e due misure. Ci sono alcuni, artisti e non, che sono protetti da questa giunta, ma non mi sembra che rappresentino il massimo della cultura napoletana. Anzi, a dirla tutta, mi sembra che la cultura a Napoli oggi sia scomparsa del tutto. Perfino i nazisti, quando trafugarono le opere d’arte, le custodirono con cura”.
Eppure d’arte pittorica sono tappezzati i muri delle nuove linee metropolitane, che hanno contribuito a far liveitare i costi per chilometro ai livelli più alti in Europa: quasi 400 milioni a chilometro, il doppio di Roma e il triplo del tunnel sotto la Manica.
Da pochi mesi è stata inaugurata la stazione metro a Parco San Paolo (a un passo dallo Stadio e dall’Università di Monte Sant’Angelo): costata un occhio della testa, compreso l’ingresso, soprannominato dal suo genio creatore, Anish Kapoor, “La Vulva”…
Nella foto Ernesto Tatafiore
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