PETROLIO / UTILI RECORD PER I MORATTI & ENI PIGLIATUTTO

Sempre più ricchi con il petrolio. La perla della famiglia Moratti, Saras, fa registrare per i primi 9 mesi del 2018 un utile record, con un incremento del 41 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Vale a dire + 154 milioni di euro contro i 109 del 2017. I ricavi, addirittura, raggiungono il 58 per cento, toccando quota 8.91 miliardi, “principalmente per effetto dell’incremento delle quotazioni petrolifere”, fanno sapere fonti aziendali.

Un vero boom per la dinasty dei Moratti, che sembrava intenzionata mesi fa a mollare tutto per diversificare su altri fronti. E invece l’oro nero continua ad essere una fonte imprescindibile per fare grandi business.

Una cascata di utili ottima e abbondante per far dimenticare i tempi bui, quel nero periodo in cui la Saras si trovò nell’occhio del ciclone – si fa per dire, perchè le polemiche si spensero nel giro di pochi giorni – quando alcuni operai della raffineria sarda persero la vita, bruciati vivi. Un ottimo libro del giornalista de il Fatto, Giorgio Meletti, ricordava quei tragici eventi e soprattutto ricostruiva le controverse tappe che hanno portato Massimo Moratti & C. ad essere i padroni dell’oro nero in Italia e non solo.

E stappano bottiglie di champagne all’Eni, che ha appena siglato due accordi con l’Algeria. Il primo riguarda un’intesa con la Sonatrach per lo sfruttamento di alcuni giacimenti petroliferi. Partner dell’operazione un altro colosso, Total. Si tratta di aree – spiegano in casa Eni – fino ad oggi inesplorate e quindi potenzialmente ricche di oro nero.

In Algeria l’Eni è attiva dal 1981, con una produzione mediamente attestata su 90 mila barili al giorno.

La seconda intesa rigurda l’acquisto del 49 per cento di tre grosse concessioni, Sif Fatima II, Zemet El Arbi e Ourhoud II, tutte e tre localizzate nel bacino desertico del Nord Berkine.

Non è finita, perchè dall’Algeria si passa d’un balzo in Norvegia, dove Eni annuncia di aver scoperto  olio combustibile in un pozzo esplorativo localizzato a circa 230 chilometri da Hammerfest.

L’ulteriore buona notizia arriva da una delle tre sorelle del rating, Standard & Poor’s, che ha dato una mezza bocciatura a pezzi da novanta come Fs, Terna e Snam, mentre ha ‘salvato’ Eni ed Enel, perchè “generano buona parte degli utili fuori dall’Italia”.

Tutto fieno in cascina per Eni e buoni motivi per pensar meno ai grattacapi giudiziari: ossia le pesanti inchieste in corso alla procura di Milano o già in primo grado al tribunale meneghino per “corruzione internazionale”: le vicende riguardano soprattutto l’Africa, proprio per altri pozzi algerini, e la Nigeria.

Ma la più pesante è la “Lava Jato” brasiliana, la mazzetta del secolo versata dal colosso verdeoro Petrobras: coinvolte nell’affaire oltre ad Eni, la consorella Saipem e la privata Techint che fa capo al gruppo guidato da Gianfelice Rocca.


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