In vista delle sempre attese nomine nei grandi enti pubblici, Eni fa bella mostra della gioielleria di casa. Ossia gli ultimi dati di bilancio, enfatizzati in coro dalla grande stampa, Corriere della Sera e Repubblica in testa, accucciolate ai piedi del cane a sei zampe.
“Eni nel terzo trimestre del 2018 ha ottenuto 1,388 miliardi di profitti, contro i 1.229 miliardi di un anno fa. Un risultato superiore alle attese degli analisti – suona la tromba del quotidiano diretto da Mario Calabresi – che puntavano su un profitto di poco superiore al miliardo”. E commenta: “In realtà, i risultati migliori arrivano dalle società che per tempo hanno utilizzato i tre anni di ‘crisi’ per migliorare l’efficienza degli impianti. E’ il caso di Eni, i cui interventi hanno permesso di sostenere una copertura degli investimenti”.
Un vero inno quello intonato dal Corsera, secondo cui tutti i parametri sono di segno positivo. E ci sono ottime prospettive sul fronte degli investimenti, soprattutto esteri. Come nel caso della Libia dove – sottolinea l’amministratore Claudio Descalzi – “la situazione prospettica è positiva: dopo la guerra siamo l’unica società rimasta stabilmente in una situazione produttiva. Ora abbiamo stretto una joint venture con Bp. Questo ci ha permesso di acquisire nuove aree con una prospettiva positiva di crescita”.
Melodie e sonate forse per coprire i rumori destati dalle tante inchieste “per corruzione internazionale” – non il furto in un supermercato – che coinvolgono Eni in Africa e Brasile?
Nigeria e Algeria i fronti caldi, sui quali sono in corso di svolgimento o in fase di avvio i processi al tribunale di Milano, dopo anni di indagini da parte della procura.
Ma la vera patata bollente è l’inchiesta “Lava Jato” dei magistrati brasiliani (ma e al lavoro anche la procura di Milano) che ha portato all’impeachment dell’ex presidente carioca Dilma Roussef. Oltre ad Eni, sono coinvolte la consorella Saipem e la Techint che fa capo al gruppo di Gianfelice Rocca. Il monte-tangenti accertato è da 5 miliardi di dollari (la tangente del secolo) ma si potrebbe arrivare fino a quota 20 miliardi.
Forse è meglio tuffarsi negli utili d’inizio 2018 e… scordammoce ‘o passato.
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