Mimmo e la sua Riace più forte del razzismo

Quei mitici bronzi, pescati nelle acque dello Ionio, hanno proiettato un piccolo comune della Calabria depressa, spopolata, senza speranza, all’attenzione stupefatta del mondo. Quegli imponenti colossi avrebbero regalato benessere al luogo del ritrovamento sempre che lo status di Riace avesse consentito di farne un normale luogo di turismo cultuale. Di fatto i bronzi hanno attirato un discreto flusso di visitatori a Reggio Calabria dove sono stati collocati. Perché Riace non rimanesse solo un nome ci ha pensato un piccolo grande uomo, che lasciato l’insegnamento ha progettato una strategia di evidente semplicità: Mimmo Lucano, assunto l’impegno di sindaco. Ha compiuto l’atto rivoluzionario di trasformare un problema in risorsa e ha operato la rinascita di Riace, preservandolo dal destino di tanti altri luoghi del Sud derelitto. Il mare nel tempo ha consegnato al paese dei bronzi centinaia di migranti di una ventina di etnie e Lucano li ha accolti come futuri compaesani. Riace non ha un centro di accoglienza, cioè uno dei tanti ghetti dove sopravvivono migliaia di migranti fra stenti e disagi, come in prigionia. Riace, in gran parte abbandonata dai suoi nativi, ha offerto la possibilità di ospitare i migranti nella case vuote del paese. L’inclusione ha offerto nuova vita a Riace, che ha recuperato le attività dismesse dell’artigianato e le attività connesse, testimonianza di solidarietà produttiva, di pacifica integrazione.

Il caso Riace ha “innervosito” il Viminale e la sua violenta politica xenofoba. Salvini ha lanciato anatemi contro l’esperimento innovativo del sindaco Lucano, teso a dimostrare la possibilità di vie alternative al ruolo di detenzione dei migranti nei cosiddetti centri di accoglienza, che sprecano risorse senza ottimizzare la presenza dei miranti integrati nella società e soprattutto nel mondo del lavoro. L’esperienza di Riace, nelle intenzioni repressive di Salvini, andava azzerata e a dargli una mano ci ha pensato la magistratura locale con l’assurda accusa al sindaco di aver favorito l’immigrazione clandestina e di aver affidato la raccolta dei rifiutio guadagnandoci. Dunque arresti domiciliari e sindaco sotto processo. Dopo qualche giorno il provvedimento è stato revocato e trasformato nel divieto al sindaco di risiedere a Riace, atto giudiziario che si applica ai criminali mafiosi per timore di reiterazione dei reati. Una decisione suggerita da chi vorrebbe cancellare il caso Riace? Dal Viminale è arrivato lo stop ai contributi per l’assistenza ai migranti, ma la solidarietà si è mobilitata, dalla Svizzera alla Francia, alla Germania, a Firenze, Milano, Napoli, a fondazioni umanitarie. Si può dunque sperare che il mito di Riace avrà la meglio sul razzismo di Salvini.

La protesta della Lega per l’ospitalità di Fazio al sindaco di Riace aveva le sue ragioni. Salvini sapeva che il suo razzismo, già scosso dal favore che accompagna l’esperienza di Riace, avrebbe ricevuto dalle parole di Lucano a “Che tempo che fa” una lezione di straordinaria umanità. Fazio: “Rifarebbe tutto, anche se contro la legge?” “Io rispetto la legge e anche il matrimonio tra un giovane e una nigeriana, che si amano, è stato regolare. Se si vede qualcuno che muore è impossibile rimanere indifferenti, non si può stare fermi perché lo dice la legge. Anche le leggi naziste erano la legalità ma sono state responsabili del più orribile dramma per l’umanità. Non è possibile che prevalga la società delle barbarie. Il nostro è uno sforzo per costruire una differente società dei rapporti umani”. Fazio: “Nessun ripensamento sul modello per il quale ha speso la sua vita e diventato oggetto di studio in tutto il mondo?” “Sono giorni di amarezza, ma non ho mai pensato che fosse meglio non farlo. Quando hai un ideale, trovi dentro di te tanto entusiasmo e superi i momenti di sconforto. Il fiume di solidarietà è stato straordinario”. La voce pacata, intensa, di Mimmo Lucano, stride clamorosamente con i toni assurdamente perentori di Salvini. A proposito, l’umanità è più forte del razzismo e altri profughi si salvano dalla morte in mare, sbarcando a Lampedusa, ma non solo.

C’è un italiano di una certa età, di quelli che allorché incanutiscono sbianca, svapora anche la loro lucidità. La migliore soluzione è una confortevole casa di riposo, un pò di televisione trash (Isoardi, Barbara d’Urso?), il burraco con i coetanei, il pisolino pomeridiano e la pillola giornaliera anti colesterolo, una decina di minuti di ginnastica dolce. E invece per il comico genovese il palco del Circo Massimo. Grillo, dopo la precedente trovata dei deputati eletti per sorteggio tra i cittadini qualunque, sposta il tiro sul capo dello Stato. Esterna la follia di una riforma della Presidenza della Repubblica ridotta nelle sue alte prerogative e chissà che non farnetichi sull’attribuzione delle stesse (capo delle forze armate e del Csm) a uno dei suoi grullini, che in un domani, assurgesse al ruolo di premier. Nella mente senescente di Grillo c’è forse l’ipotesi di un uomo forte al potere, alla Erdogan, alla Orban?

Il segretario del Pd Martina: “Giù le mani dal presidente Mattarella. Il comico miliardario prenda in giro chi vuole, non c’è alcun problema a farsi due risate al circo di domenica, ma lasci stare la Costituzione e il ruolo di garanzia del Quirinale”.


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