Dicono che si farà. Per il momento è un’Italietta.

Di alibi i giovanotti di Mancini ne hanno da vendere. Sono in via di maturazione, i senior no. Contro la Polonia la storica difesa del binomio Chiellini-Bonucci ha fatto acqua come stasera quella del trio junior Romagnoli, Caldara, Lazzari. Sulla fascia sinistra i portoghesi, Bruma su tutti, hanno trovato intere praterie scoperte e se non hanno punito con un punteggio più pesante l’Italia si deve al vizio della squadra di Ronaldo (per fortuna impegnato in rilassanti vacanze) di cincischiare con eccessi di dribling e fitte trame di passaggi non finalizzati. La rete difesa magistralmente da Donnarumma non si è gonfiata grazie a un colpo di testa di Bernardo Silva che ha scheggiato la traversa e soprattutto per il miracolo di Romagnoli che ha sradicato il pallone dalla linea di porta con Donnarumma battuto. Chiara la scelta di Mancini di snobbare questa inedita coppa europea della Uefa. In campo contro il Portogallo ha tenuto in panchina o in tribuna nove degli undici giocatori schierati contro la Polonia. Evidenti il disinteresse per il risultato e la voglia di sottoporre a test tutti i convocati per le gare di Nation League. Di fronte ai campioni d’Europa, che hanno impegnato il minimo di energie per vincere, ma che comunque sono dotati di qualità di palleggio alla Guardiola e di eccellenze come André Silva, Pepe, Cancelo, l’italietta green, per 45 minuti, ha lavorato per non prenderle e nel secondo tempo, incassato a freddo un gol assurdo, ha mostrato tutti i limiti attuali del nostro calcio, esemplificati alla perfezione dalla sua immaturità complessiva e dal livello modesto di talenti. Il gol dell’uno a zero subito dagli azzurri è arrivato al minuto tre della ripresa, per un micidiale contropiede dei lusitani, liberi di fare la scorreria vincente sulla sinistra della nostra linea difensiva. A Bruma è stato concesso lo spazzo per servire Andrè Silva e metterlo nella migliore condizione per calciare. Il suo missile ha gonfiato la rete alle spalle dell’incolpevole Donnarumma. Nella ripresa, per dovere d’ufficio, Mancini ha provato a organizzare una nazionale a trazione anteriore con l’innesto di Berardi e Belotti, ma con esito nullo e anzi provocando minore compattezza di una squadra lenta, stanca, incapace di progetti offensivi produttivi. Dopo la mediocrità dei due incontri ravvicinati, uno pareggiato senza merito con un gol su rigore e quello di stasera concluso senza neppure un episodio in grado di mettere a rischio la porta difesa da Rui Patricio, è lecita la domanda: è davvero una questione di tempo, da concedere a Mancini per tentare di trasformare giocatori tutt’altro che eccelsi in una nazionale competitiva? A giudicare da quanto si è visto nel doppio deludente test di questi giorni lo scetticismo è d’obbligo. Portogallo 1, Italia 0 e se non è andata peggio si deve ringraziare la saracinesca tirata giù da Donnarumma, il migliore degli italiani.


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