In Lombardia si chiama: Difensore. E’ una figura che comprende anche il Garante dei detenuti, dei pensionati, dei consumatori …
E sta per definirsi la querelle giudiziaria al Tar della Lombardia per la nomina del Difensore, uno degli ultimi atti della maggioranza dell’ex presidente delle giunta regionale, il leghista Roberto Maroni.
Una nomina che passò del tutto inosservata tra i media di regime, e trovò spazio solo tra i servizi delle Iene che inseguirono il prescelto per quella poltrona, Carlo Lio, e gli rivolsero qualche domanda cui ebbero scarne risposte.
“Pensa le basterà la licenzia media che esibisce nel suo curriculum?”.
“Beh, ho parecchi collaboratori che mi aiuteranno”.
Da quinto mondo. Una vera e propria corte dei miracoli all’ingresso del sontuoso palazzo della Regione Lombardia dove lo stesso Maroni, braccato dalla Iene, non sapeva che pesci prendere. “Vedremo”. E la “licenzia” media? “Anche”.
Dopo pochi mesi lo stesso Maroni ha tirato i remi in barca e Lio è ormai avvitato sulla sua poltrona da un anno, corte comprese, visto che la nomina risale a settembre dello scorso anno.
Alcuni concorrenti alla carica hanno, ovviamente, presentato ricorso (l’udienza si terrà al Tar di Milano il 10 ottobre): del resto non ci voleva poi tanto nei confronti di un tizio che come gemma nel suo pedigree metteva in bella mostra, appunto, la“licenzia media”: proprio così scritto anche nella domanda allegata al curriculum presentato alla Regione Lombardia.
Arrivato dalla Calabria senza né arte né parte, Lio sì è subito infilato nel sottobosco della sottopolitica sottolombarda.
Poi ha deciso di giocare la carta della vita presentando la domanda come “Difensore” per la Lombardia. Una poltrona da non poco: perchè oltre alle importanti incombenze che le competono in campo sanitario, ambientale, per gli anziani, per i carcerati e per tutti coloro i quali si ritengono vessati dalla pubblica amministrazione (e in ogni regione ve ne sono eserciti), può godere di un appannaggio non indifferente. Come è giusto che sia – commenta un amministrativo della Regione – ci sono consiglieri e assessori che se ne stanno con le mani in mano per tutto il giorno e si fregano lo stipendio, non vuoi pagare quanto dovuto a un Difensore che si fa il mazzo su tutti i fronti per tutelare i cittadini dagli abusi delle amministrazioni? Ma ci mancherebbe altro?”.
Solo che non in tutte le regioni le cose vanno così. Per fare un solo esempio, in Campania il Difensore Civico non riceve il becco di un quattrino, solo volontariato, al massimo un rimborso spese per le trasferte: il resto è gloria.
Commenta un funzionario della Regione Campania: “per forza qui da noi ne succedono di tutti i colori, nessuno se ne frega, il Difensore Civico non c’è stato per ben sei anni e adesso che è stato appena nominato gli danno solo la scrivania e una poltrona, nessun mezzo economico per portare avanti le inziative che deve fare e che sono tutte di estrema importanza. Invece assessori e consiglieri continuano a fottersi lo stipendio senza fare niente. E’ il potere che difende, di tutta evidenza, se stesso”.
Torniamo al consiglio regionale della Lombardia e alla supercontestata nomina del Signor Nessuno Carlo Lio. Il ricorso al Tar per la sua nomina verrà discusso il 10 ottobre. E questi sono i principali capi di contestazione.
La nomina non è assolutamente motivata. Non c’è un titolo, professionale, accademico, di qualunque tipo che ne giustifichi la nomina.
Secondo. Non è stato applicato alcun criterio comparativo. Per dire, c’erano avvocati, economisti commercialisti in lizza, insomma una caterva di laureati e diplomati e invece è stato scelto Carlo Lio, provvisto della “licenzia media” (ribadiamo, così, letterale, dal curriculum).
Basterebbe e avanzerebbe questo. Comunque, ad abundantiam, i ricorrenti fanno riferimento a che Lio non è evidentemente “esperto” nei settori “del diritto, dell’economia, dell’organizzazione pubblica”.
C’è poi un altro punto: ha superato i 65 anni di età, per cui secondo una caterva di norme e leggi che non stiamo qui ad elencare per non annoiarvi, non risulta candidabile. Ricordiamo appena una norma: “la possibilità di attribuire incarichi dirigenziali a soggetti che abbiano raggiunto limiti di età per il collocamento a riposo dei dipendenti della pubblica amministrazione era già esclusa dalla legge numero 223 del 4 luglio 2006”.
Vedremo il Tar di Milano convocato per il 10 ottobre cosa ne pensa.
Nella foto Carlo Lio
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