Bagarre calcistica a Napoli. Il sindaco arancione Luigi de Magistris e il presidente del Calcio Napoli, Aurelio de Laurentiis, fanno a cazzotti. Nei giorni scorsi se le sono rovesciate addosso di tutti i colori, parlando di scorrettezze, mancato rispetto degli accordi e – il patròn – della sua squadra costretta a giocare in uno stadio indecente, impresentabile ai tifosi che vengono da fuori, soprattuttto in vista della ormai imminente Champions League.
Adesso spunta l’ipotesi “Melito”, lanciata dal sindaco della cittadina, Antonio Amente: si tratta di un’area nel martoriato hinterland partenopeo, nella quale De Laurentiis pensa si potrebbero collocare sia un centro sportivo polivante, soprattutto per i giovani, sia la stesso impianto calcistico, di dimensioni evidentemente ridotte rispetto allo storico San Paolo da 80 mila: stavolta al massimo 35 mila, stile british, con tutti i confort, gli optional e le varietà sul tema (dallo shopping alla ristorazione e così via).
Il primo cittadino Amente è un tric trac di entusiasmo e già butta sul tavolo carte, planimetrie, mappe e disegni per dimostrare che la zona è adatta. È perfettamente compatibile con tutte le esigenze che uno stadio comporta.
Il primo nodo da affrontare – come per lo stadio Tor di Valle a Roma, che pare ormai tramontato dopo lo scandalo Parnasi – è quello delle infrastruture e dei trasporti che sono francamente da terzo mondo: come è pensabile, oggi, l’arrivo ogni due domeniche, per non parlare degli intermezzi internazionali, di 35 mila persone attraverso arterie che in molte tratte definire “sgarrupate” è un eufemismo?
C’è poi un problema ugualmente grosso come una montagna. La zona non brilla certo per trasparenza amministrativa e negli anni è stato costruito di tutto e di più, spesso e volentieri sotto l’ombrello dell’“abusivismo di necessità”. Una città praticamente raddoppiata illegalmente.
Ma sentiamo qualche parere. Ecco quello del vicesindaco di Napoli Raffaele Del Giudice: “Sarei molto attento a mettere le mani sull’area nord di Napoli. Si corre il rischio di ripetere quanto già fatto negli ultimi 40 anni: la realizzazione di cattedrali nel deserto, la speculazione edilizia hanno reso l’area molto complicata e oggi ne paghiamo le conseguenze” .
L’assessore ai trasporti Nino Simeone rincara la dose: “credo si possa al massimo fare una struttura sportiva, peraltro a poche centinaia di metri da Sant’Antimo (dove c’è un maxi centro che fa capo alla dinasty dei Cesaro, ndr). Mi chiedo: come potrebbero mai raggiungere i tifosi quell’area? Siamo a ridosso dell’asse mediano, con le uscite chiuse per impraticabilità strutturale e la cosiddetta strada ‘americana’ o il famigerato doppio senso, a due passi da un centro commerciale enorme, che nei giorni feriali è congestionata. Figurarsi con l’arrivo di 20 mila auto e 10 mila moto per la partita”.
Tutto ok per il tifosissimo dell’Inter (ma per l’occasione veste la maglietta azzurra) e cioè il primo cittadino di Melito Amenta. Un idem sentire con il timoniere di Napoli de Magistris, storicamente fan interista e da quando è primo cittadino ultrà partenopeo.
Osserva Amenta: “No problem per i trasporti: c’è lo svincolo della circumvallazione esterna di Napoli e l’asse mediano. Inoltre il centro sorgerebbe vicino alla stazione della metropolitana della rete Napoli-Nordest. In linea d’aria – concretizza – siamo ad appena 13 chilometri e mezzo da piazza Municipio, il cuore di Napoli”.
Se comunque qualcosa dovesse andare storto, il vulcanico sindaco ha pronto un piano B: il neo stadio potrebbe sorgere su un’area – grafici alla mano – compresa tra Melito e Casandrino. Distanza dalla mitica piazza Municipio appena più lunga, 15 chilometri tondi.
Comunque sia, il fior fiore degli urbanisti partenopei si è sempre dichiarato favorevole ad un lifting per il San Paolo (per gli sport minori, i giovani, gli eventi, e altri), e la costruzione di un nuovo impianto certo di minori dimensioni in provincia di Napoli. Lo sostiene da una vita il decano e più prestigioso degli architetti, Nicola Pagliara: “come si fa ormai in tutto il mondo, un impianto sportivo del genere si non si realizza nei centri congestioniti, ma negli ampi spazi extraurbani, con tutta una serie di attività e servizi commerciali e ricreativi collateri. Però bisogna stare molto attenti all’area dovrà si andrà a realizzarlo: deve essere super adatta sotto il profilo ambientale, idrogeologico e deve tener conto delle infrastrutture, essenziali quelle di trasporto. Altrimenti si cade dalla padella nella brace”.
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