UCCISO DALLO STATO-2 / IL J’ACCUSE DI FIAMMETTA BORSELLINO 

Per fortuna esiste ancora la voce forte e coraggiosa di Fiammetta Borsellino a lottare per Giustizia e Verità sulla strage di via D’Amelio. 

Con ancora più forza – se ce n’era bisogno – in seguito alla discovery delle monumentali motivazioni presentate dopo un parto lungo 14 mesi in attesa degli esiti del Borsellino quater (quater!) 

Una sentenza che – come ha cercato di spiegare l’inchiesta di ieri della Voce – parla del “più grave depistaggio della storia d’Italia”. 

Ma – fino ad oggi – individua i responsabili in un gruppeto di poliziottti all’epoca guidati dal capo della Squadra Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera. Il quale oggi non può rispondere alla montagna accusatoria che vede in lui il regista maximo di quel Depistaggio: dal momento che La Barbera è passato a miglior vita ben 15 anni fa, nel 2003. 

Un Depistaggio che ha avuto due punti cardine, come sottolineano i pm nisseni: il taroccamento del pentito chiave, Vincenzo Scarantino, addestrato a tutto punto dai poliziotti agli ordini – sostengono i pm – di La Barbera; e la cui verbalizzazione è costata la bellezza di 16 anni di galera per 7 innocenti. E l’Agenda rossa, sempre nella valigetta di Borsellino, passata per diverse, troppe mani dopo l’attentato di via D’Amelio. 

Nessuna parola, nessuna frase nelle oltre 1.800 pagine della sentenza viene dedicata al ruolo svolto da uno o più magistrati. Sorge spontaneo l’interrogativo: ma vuoi vedere che si è trattato di un’inchiesta prima e di un processo poi autogestito dagli organi di polizia, direttore d’orchesta Arnaldo La Barbera? Ua fresca innovazione introdotta – a nostra insaputa – nel meccanismo del processo penale?

A ben leggere, nella montagna di carte e documenti fanno capolino solo poche righe, nelle quali, of course, non si trova alcun nome di toghe eccellenti. Dettaglia Repubblica: “Ci furono dunque poliziotti infedeli: per il funzionario Mario Bo e per i sottufficiali Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo la procura nissena chiede adesso il rinvio a giudizio per concorso in calunnia. Ma ci furono anche i pubblici ministeri che coordinarono in modo inadeguato l’inchiesta”. 

Inadeguato? Ai confini della realtà.

Fiammetta Borsellino

Per fortuna aveva buona memoria Agnese Borsellino che ricordava bene le ultime frasi del marito: “Il giorno prima di morire Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia a ucciderlo, ma sarebbero stati i suoi colleghi e altri a permettere che ciò potesse accadere: in precedenza mi disse testualmente che c’era un colloquio tra la mafia e parti infedeli dello Stato’”. La famigerata Trattativa. 

E, soprattutto, c’è una intrepida Fiammetta Borsellino che non le manda a dire a nessuno e punta l’indice sugli inquirenti, su quelle toghe di peso che hanno condotto l’istruttoria e, di tutta evidenza, erano i superiori gerarchici di Arnaldo La Barbera & C.

Ecco alcune frasi di Fiammetta che andrebbero lette in tutti i tribunali italiani, in tutte le aule di giustizia e di educazione (quelle scolastiche) per far capire ai ragazzi cosa significa la parola giustizia con la G maiuscola. E soprattutto la Giustizia tradita. 

“Finora si ipotizza solo la responsabilità di poliziotti, ma la legge impone ai pm di coordinare la Polizia giudiziaria e io vorrei che il CSM verificasse se il coordinamento fu fatto bene”. 

Sulle iniziative che potrebbe adottare il presidente Sergio Mattarella per sollecitare il Csm, osserva: “Gli chiederò che sia fatta luce sulle responsabilità dei magistrati nelle indagini e nei processi sulla morte di mio padre. A noi il Csm ha sempre risposto picche”.

Paolo Borsellino

Ancora: “Ci sono evidenti lacune investigative e procedurali fin dal 2008. Sono solo responsabilità di poliziotti o anche dei magistrati? Noi familiari avvertiamo l’urgenza di questi accertamenti e pensiamo che non sia un problema personale ma dello Stato”.

Possibile mai che su tali interrogativi che pesano come macigni sulla coscienza di tutti gli italiani nessuno dica una parola? Muto Mattarella, un sepolcro imbiancato il Csm, intoccabili le toghe eccellenti, brancolanti tra poliziotti infedeli i pm nisseni? 

E poi zitta la politica, ammutolite le solite associazioni? Imbavagliati gli ‘intellettuali’ tanto al pezzo? Senza idee i Saviano di turno?

Ma in che mondo viviamo? Nel Cile di Pinochet o nella Turchia di Erdogan?     


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