Una combriccola di desesperados, di dilettanti allo sbarasglio più che un Movimento, anzi no, proprio uno stare insieme molto movimentato da contrasti, contrapposizioni, litigi, incongruenze. Le ultime schermaglie misurano la febbre dell’incompatibilità tra adepti pentastellati. Lo scandalo delle tangenti preventive per la costruzione dello stadio romano di Tor di Valle, si porta dietro code velenose. L’inetta Raggi scarica su Boanfede la colpa di rapporti tossici con Lanzalone, il ministro respinge le accuse al mittente e Di Maio, asino in mezzo ai suoni, minimizza, secondo l’abituale prassi di valutare quisquilie episodi di di malgoverno e corruzione. I 5 Stelle hanno un’evidente vocazione alle incompatibilità. Altri motivi di geurriglia tar alleati: Salvini amoreggia con lo xenofobo Orbàn, Fico, ala progressista dei 5Stelle, dice del leader ungherese: “Chi rifiuta le quote deve avere le multe. Orban non vuole le quote? Deve essere multato”. Povera Italia, siamo alla schedatura e si riapre la ferita delle liste di proscrizione del regime nazifascista. Ormai sono pochi i superstiti delle deportazioni nei lager, segnalati ai tedeschi e alle camice nere negli elenchi di ebrei e antifascisti. Salvini ripropone quel dramma, annuncia un censimento dei rom, propedeutico all’espulsione di chi non è italiano. Evidente l’analogia con quanto accadde nel Ventennio, ma il ministro leghista sa fare di peggio e discrimina in questi termini: “Quelli italiani purtroppo tocca tenerseli”Il disonorevole xenofobo conta sul consenso in crescita nei sondaggi e allora è utile ricondurre i fatti all’ideologia della globalizzazione che connota il terzo millennio. Se è la strategia per sistemare l’economia, ma più in generale il futuro della Terra, in un contesto di equilibri e riequilibri, allora il destino delle popolazioni oppresse da miseria, dittature, guerre sanguinose, non può essere un tema da svolgere con l’esasperazione di egoismi nazionalisti, autarchici. Allora un migrante deve avere pari diritti di un povero italiano e suona come un’ingiuria il “prima gli italiani” di Salvini. Il tronfio ministro degli interni, che si gloria di intrattenere rapporti di amorevole cordialità con il peggio della destra europea, annuncia un incontro con il papa, come se fosse un riconoscimento di credibilità politica. Peccato che sulla questione migranti papa Francesco abbia condannato, se pure indirettamente e cioè con l’invito urbi et orbi all’accoglienza, le minacce di espulsione. Peccato che ignobili fan del leghista “valpadano, ce l’ho duro” abbiano insultato Bergoglio sui social.
Un triplo intervento stronca l’annuncio della schedatura dei rom proposta da Salvini. Si deve a Mentana, nel corso del Tg7, Alla Boldrini e a Saviano, che accusa i suoi alleati per non aver contestato il piano di deportazione e lancia l’anatema “Non esiste più un Ministero degli Interni, ma un nuovo dicastero, quello della Crudeltà”. Laura Boldrini: “Il censimento per schedature etniche è vietato dalla legge. Un ministro dovrebbe conoscere i rudimenti normativi, anziché proporsi di violarli per qualche voto in più. Con lui disumanità al potere”. Un’altra contestazione si deve Carlo Stasolla dell’Associazione 21 luglio: “Illegale il censimento etnico e poi, esistono dati e numeri sui rom. I pochi irregolari sono apolidi quindi non si possono espellere. Civati e Orfini (Pd) ricordano a Salvini che viviamo ancora in uno Stato di diritto, in una società democratica che non consentirà di rivivere l’orrore di leggi speciali su base etnica. Gentiloni: “Ieri i rifugiati, oggi i Rom, domani le pistole per tutti. Quanto è faticoso essere cattivo”. In tema di contrasti Lega-5Stelle, anche Di Maio boccia la schedatura dei rom, perché incostituzionale.
Il problema è capire quanta vita avrà l’onda emotiva dell’egoismo di massa e anche questa è l’Italia del post 4 Marzo.
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