GLI AVVOCATI DIFENSORI DEL POPOLO / ECCO CHI SONO, DALLA SVEZIA AI PAESI BASCHI

“Sarò l’avvocato difensore di tutti gli italiani”. “Sarò l’avvocato del popolo”. E’ il biglietto da visita del candidato premier Giuseppe Conte, la frase rimasta più impressa non solo nell’immaginario collettivo, ma anche fra i titoli dei media di casa nostra, uniti comunque nel coro anti contratto fra Lega e 5 Stelle. 

“Di natura sono un mediatore”, aggiunge il giurista catapultato a palazzo Chigi. 

Il populismo che entra nei Palazzi? O il diritto che si fa finalmente strada per tutelare i cittadini? Un Conte travestito da Robin Hood ? Oppure il paladino autentico degli interessi collettivi? O cosa?

Alcuni analisti politici, come ad esempio l’ex direttore della Stampa Marcello Sorgi, hanno parlato di una palese contraddizione: l’avvocato del popolo impegnato in una lotta contro se stesso, dal momento che ora rappresenta un top delle istituzioni. E’ davvero così?

MA CHI E’ IL DIFENSORE DEL POPOLO ?

Può essere non poco utile scoprire cosa è, nella realtà dei fatti, la figura dell’Avvocato del Popolo, che esiste e non da ora. Quell’Ombudsman che ormai fa storia nella cultura anglosassone e non solo. Da noi invece misconosciuto, relegato al ruolo di “Difensore civico”: comunque il portabandiera dei diritti dei cittadini vessati dalla pubblica amministrazione, una sorta di super Garante nei confronti di una politica sempre meno al servizio dei cittadini e invece arroccata nella più spregiudicata difesa dei suoi interessi di Kasta. 

Partiamo da casa nostra, dove non esiste la figura del Difensore civico nazionale – primo assurdo – e neanche quella del difensore civico municipale, abolito dalla finanziaria del 2010, che evidentemente ha pensato bene di eliminare qualsiasi ostacolo al prepotere delle burocrazie. Esiste solo a livello regionale. 

Roberto Maroni. Nel fotomontaggio in alto, il premier incaricato Conte e, al centro, l’ombusdman tedesco nelle raffigurazioni popolari

Racconta un avvocato amministrativista: “siamo ancora molto arretrati come cultura giuridica su questo terreno rispetto agli altri paesi europei. Tutto rientra, al solito, nel circuito del potere politico: nel senso che i governi regionali fino ad oggi hanno lottizzato quella nomina, scegliendo per via clientelare personaggi squalificati e comunque inoffensivi per quel potere politico che, invece, dovrebbe essere controllato. Esattamente l’opposto, quindi, di quello che le stesse norme europee prevedono: un controllo dalla parte dei cittadini, del popolo nei confronti degli abusi della pubblica amministrazione, della politica, della burocrazia”. 

Come al solito, nel Belpaese tutto viene regolarmente capovolto. Così capita in Lombardia, dove mesi fa la giunta guidata dal leghista Roberto Maroni – oggi neo ‘consigliori’ di Matteo Salvini per la poltrona al Viminale – ha scelto un signor nessuno senza arte né parte, tale Carlo Lio, nel cui curriculum spicca una “Licenzia Media”. Oppure in Campania, dove solo dopo la sentenza del Consiglio di Stato di metà aprile e una battaglia legale durata la bellezza di otto anni, adesso si insedia il legittimo vincitore del primo bando di gara, l’avvocato Giuseppe Fortunato, che ha già ricoperto incarichi come Ombudsman a livello europeo.

Ed è proprio la normativa europea il punto di riferimento base. Dal momento che è stata la Ue a prevedere, oltre un quarto di secolo fa, la creazione della figura di “Mediatore europeo”, con l’accordo di Maastricht del 1992. Primo Mediatore il finlandese Jacob Soderman, che ha partorito il basilare articolo 41 della Carta fondamentale dei diritti Ue sui principi della “buona amministrazione”. Dal 2013 alla guida c’è Emily O’ Reilly.

DAL MEDIATEUR ALL’ARETEKO 

Giuseppe Fortunato

Praticamente tutti i paesi europei possono contare sulla figura del Mediatore (a partire dal Mediateur francese) tranne il nostro. Una clamorosa mancanza, il che la dice lunga sulla volontà italiana di tenere in considerazione i diritti dei cittadini alla buona amministrazione e alla trasparenza. Si trova ad Innsbruck, in Austria, la sede dell’EOI, ossia l’Istituto Europeo degli Ombudsman. Mentre a livello mondiale è localizzato ad Alberta, in Canada, il quartier generale dell’Istituto Internazionale Ombudsman. 

Di particolare interesse l’esperienza spagnola, con il “Defensor del Pueblo” e sue declinazioni forti in Catalogna e nei Paesi Baschi. 

“E’ stato uno dei motori fondamentali – racconta un reporter di Barcellona – del nostro sviluppo sociale e civile. Proprio intorno al rispetto dei nostri diritti è cresciuta anche l’economia e la possibilità di costruire una nostra identità. Da noi ha un particolare prestigio il Sindic de Greuges de Catalunya, chiamato anche ‘el difensor de las personas’, con forte tutela per gli ‘ultimi’, tutti coloro i quali hanno estrema difficoltà a veder riconosciuti i propri diritti”.

Radicata tradizione a Bilbao, con la “Defensoria del Pueblo del Pais Vasco” e la battagliera figura dell’Arateko, che sta per ‘Ausiliatore‘. “Un po’ come la Madonna Ausiliatrice che soccorre i più deboli”, viene raccontato.

Nel vicino Portogallo eccoci al “Provedor de Justicia”, a rimarcare fino in fondo la tutela del più concreto diritto alla giustizia di cui possono e devono godere i cittadini.

La figura, risalendo nel tempo, nasce comunque in Scandinavia. Lo start è in Svezia, all’inizio dell’800, dove viene creato via Ombudsman il ‘tramite’ con il popolo. Raccontano le cronache: “nel nostro paese è stata sempre molto forte la voce dei cittadini per vedere rispettati i propri diritti nei confronti e anche contro il potere politico. Viene costituito nel 1809, sulla scorta della memoria di una epica tragedia, quella del vascello Vasa, voluto da re Gustavo II Adolfo e affondato nel giorno stesso del varo: proprio perchè il re nella sua megalomania ne aveva fatto modificare il progetto con troppi cannoni a bordo che lo rendevano pesantissimo. Da allora gli svedesi hanno pensato che anche il re può essere messo sotto accusa. La tradizione si è propagata dalla Danimarca alla Finlandia, dove oggi l’Ombudsman è l’unico organo che può mettere sotto inchiesta un magistrato”. Altro che il nostro CSM !

DIFENSORI PER LA GLORIA

Ma torniamo in Italia. Dove i difensori civici sono raggruppati nell’Andci, ossia l’Associazione nazionale dei difensori civici regionali. 

Il logo dell’ANDCI, Associazione Nazionale Difensori Civici

Nota il nostro amministrativista. “Siamo profondamente carenti sotto il profilo dei mezzi e degli strumenti messi a disposizione. I non pochi poteri dei difensori civici esistono praticamente solo sulla carta fino ad oggi, perchè le risorse economiche sono scarsissime. Al difensore civico spettano i due terzi del compenso di un consigliere regionale, e le cifre stanziate dal bilancio regionale sono spesso e volentieri irrisorie, le briciole delle briciole rispetto a vagonate di soldi pubblici buttati per opere inutili e le solite super consulenze clientelari”.

E continua: “Siamo poi al paradosso campano: dove il difensore civico ha solo un rimborso spese, nessun emolumento, nessuno staff minino, niente di niente. Non basta: perchè è stata varata anche una normativa che lo costringe ad abbandonare ogni altra attività remunerata. Lo deve fare, cioè, solo per la gloria. Un modo come un altro per azzopparne la figura alla radice e non aver mai un controllore dalla parte dei cittadini”. 

Ma a quanto pare oggi il “potere politico” di palazzo Santa Lucia – dopo otto anni di battaglia campale – trova sulla sua strada l’Arateko, l’Ausiliatore capace di essere al fianco dei cittadini campani. Non solo San Gennaro e San Ancelotti. 

    


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