Raitre in panne. Lontani anni luce i gloriosi tempi firmati dal tandem Guglielmi-Curzi. Inghiottito nelle nebbie del passato il ricordo di una Samarcanda.
Ora nuotiamo tra bignami di psicolgia e fiction parapolitiche.
L’abisso è pennellato al punto giusto da Aldo Grasso, il critico del Corsera.
A proposito del “Lessico Famigliare” di Massimo Recalcati, “psicoanalista, scrittore e guru del Ceto Medio Riflessivo”, sfegatato fan del renzismo spinto, ecco le sue parole: “Sostiene Recalcati che la figura paterna è evaporata. Colpa, forse, del global warming. Sostiene Recalcati che il padre è il contrario del Grande Fratello. Sostiene Recalcati, nelle sue ovvietà in salsa lacaniana, che il desiderio anarchico è desiderio di morte. Sostiene il post-Crepet che la paternità è soprattutto un gesto simbolico”.
Sulle performance di Michele Santoro e la sua nuov impresa griffata “M”, commenta Grasso: “Il ripudio del samarcandismo è sostituito ora da una povera teatralità, nel senso minore del termine, quando teatralità significa sia ristrettezza di mezzi, sia mancanza del senso del tragico e tutto si risolve in manierismo, sociologismo, parodia. Senza mezzi (è l’unica scusante di Santoro), è impossibile fare buona fiction”. E nel merito: “sembra la versione amatoriale del Divo di Sorrentino”. Forse per pietà glissa su Loro uno e due…
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