Game over. E’ finalmente terminata la partita durata 6 anni a colpi di carte bollate per la scelta del Difensore civico in Campania. Vince il ‘merito’, il criterio della professionalità nelle nomine pubbliche. Battuto quello della lottizzazione partitica, della predazione clientelare di incarichi e poltrone alla faccia dei cittadini e della tutela dell’interesse pubblico.
A deciderlo una sentenza resa nota il 26 aprile dal Consiglio di Stato, la settima in sei anni, un autentico ceffone alla Regione Campania che in un baleno si vede annullare tutti gli atti e i provvedimenti adottati negli ultimi mesi relativi alla super contestata nomina, ritenuti adesso nulli e illegittimi.
Ma la Regione non ci sta. E per tutta risposta, la stessa mattina del 26 convoca una conferenza stampa per presentare il ri-nominato difensore civico ‘abusivo’, Francesco Eriberto d’Ippolito: alla faccia di una sentenza scritta dalla massima autorità amministrativa del nostro Paese.
Arroganza del potere, ignoranza delle norme o che?
Intanto lo stesso Consiglio di Stato ha dato incarico al Prefetto di Napoli, Carmela Pagano, di agire quale “commissario ad acta” perchè dia esecuzione alla sentenza, entro 30 giorni. E cioè provvedendo ad insediare, in quell’incarico, l’unico vincitore a norma di legge per i maggiori titoli: l’avvocato Giuseppe Fortunato, che aveva già vinto una montagna di ricorsi presentati a tutti gli organi della giurisdizione, dal Tar alla Cassazione fino al Consiglio di Stato. Ricorsi sia nei confronti dell’ultimo nominato, d’Ippolito, che del precedente, Francesco Bianco, ex consigliere regionale di Forza Italia, come nei mesi scorsi ha più volte documentato la Voce (potete leggere cliccando sui link in basso).
UNA REGIONE “ANNULLATA”
Ma leggiamo alcuni tra i passaggi salienti dell’ultima sentenza del 26 aprile.
La quinta sezione del Consiglio di Stato conferma in pieno il contenuto delle sue tre precedenti sentenze.
In particolare con quella del 15 novembre 2016, infatti, aveva già dichiarato l’ineleggibilità di Bianco per tre motivi. In primo luogo perchè – senza alcuna ragione d’urgenza – la nomina era stata effettuata dal presidente del Consiglio regionale e non dall’assemblea. In secondo luogo, perchè “era carente della necessaria comparazione con il curriculum del ricorrente” (ossia di Giuseppe Fortunato) “in ordine ai requisiti di competenza, esperienza e professionalità richiesti per l’ufficio”. In terzo luogo, poi, Bianco “non poteva comunque conseguire alcuna nomina, quale dipendente pubblico in quiescenza”.
Tanto per non farsi mancare niente, Bianco aveva fornito ‘false dichiarazioni’ nella stessa procedura e per questo motivo è ora sotto processo davanti all’undicesima sezione penale del tribunale di Napoli.
Con la sentenza dell’11 dicembre 2017, poi, “si ordinava alla Regione Campania, ed in particolare al Consiglio regionale, di ottemperare alla sentenza di questa V sezione del 15 novembre 2016, mediante l’esame del curriculum professionale presentato dall’odierno ricorrente avv. Fortunato nella procedura selettiva indetta nel 2012”.
Prosegue la motivazione: “E’ evidente che il giudicato è esplicitamente e inequivocabilmente circoscritto alla valutazione comparativa tra i requisiti di competenza, esperienza e professionalità posseduti dai soli candidati dott. Bianco e avv. Fortunato”. Non vi è quindi alcuna possibilità di nuove procedure di selezione, come invece ha fatto la Regione Campania, con il parere favorevole della propria Avvocatura e del proprio ufficio Affari istituzionali: incredibile ma vero.
“Non c’è alcuna possibilità di regressione del procedimento amministrativo ad una fase precedente”, viene scritto a chiare lettere. E “di conseguenza tutti gli atti adottati dalla Regione in asserita esecuzione del giudicato, in realtà hanno un effetto elusivo del medesimo, perchè determinano una regressione del procedimento ad una fase antecedente e, anzi, in contrasto con l’effetto confermativo sopra delineato con precisione”.
Non basta, perchè il Consiglio di Stato elenca tutti i provvedimenti ormai da considerare carta straccia, “nulli”, compresa la ri-nomina di Eriberto d’Ippolito senza tener in alcun conto della seconda sentenza (dicembre 2017) dello stesso supremo organo amministrativo.
Ecco il finale: “Devono essere dichiarati nulli i provvedimenti sopra indicati, con contestuale nomina di un Commissario ad acta per l’esatta esecuzione del giudicato oggetto del presente giudizio”. ‘Esatta’ esecuzione, tiene a precisare il Consiglio di Stato: più chiari di così…
Commenta un avvocato amministrativista: “Una sentenza che può fare davvero storia. Perchè si tratta di un forte strumento a disposizione di tutti i cittadini contro abusi e prevaricazioni del potere politico. Proprio, guarda caso, come è nello spirito del Difensore civico, cioè il cosiddetto Ombudsman, figura molto nota nei paesi anglosassoni e poco da noi. Incredibile che una tale figura di garanzia per i cittadini, da noi sia stata fino ad oggi intesa quale una ‘nomina latamente politica’ come è arrivata a sostenere l’avvocatura regionale! Per fortuna adesso si può contare su un precedente che più autorevole non si può”.
MA LA REGIONE PRESENTA IL DIFENSORE “ABUSIVO”…
Lo stesso giorno in cui la sentenza è stata trasmessa sia al Prefetto di Napoli (che a questo punto può anche delegare un suo funzionario per attuare in 30 giorni quanto previsto dalla sentenza stessa) che alla Regione Campania, quest’ultima ha pensato bene di indire una conferenza stampa per ‘presentare’ l’eletto già abusivo! Al quale – non contenti – paiono quasi aver attribuito alla persona, oltre alle funzioni di Difensore civico, anche quelle di Garante nel campo della sanità.
Ecco alcune dichiarazioni riprese dal Mattino on line.
D’Ippolito: “Si intende applicare l’articolo 32 della Costituzione per il diritto alla salute dei cittadini. Occorre efficienza. Potremo intervenire in tutti i casi segnalati dai cittadini di lesione dei diritti alla salute. Intendo aprire subito un Tavolo di confronto alla Regione per risolvere i problemi più urgenti”.
Una sorta di assessorato ombra, visto che ancora oggi la gestione commissariale è affidata allo stesso governatore della Campania Vincenzo De Luca?
Ha sottolineato in conferenza stampa il presidente del consiglio regionale Rosetta D’Amelio del Pd: “E’ importante poter contare su un organismo terzo in materia di sanità. Deve essere una vera sentinella sul territorio per i cittadini. Anche in grado di dirimere i contenziosi e far funzionare meglio le strutture”.
D’Amelio ha anche sottolineato come tale attribuzione, grazie ad una fresca legge regionale, corregga quanto non previsto a livello nazionale.
In un improbabile italiano si è espressa la forzista Flora Beneduce, medico e moglie dell’ex ras della Dc nella penisola sorrentina Armando De Rosa: “E’ una rivoluzione copernicana. Ci auspichiamo che questa nuova figura dia voce anche ai medici e agli infermieri oggi vittime di troppe angherie”.
‘Ci auspichiamo’ che porti la grammatica anche nei palazzi del governo regionale.
Oltre che, finalmente, la legalità, come ora chiede con forza la sentenza del Consiglio di Stato.
Non è finita. Cosa succederà adesso in Lombardia, per fare un solo, eclatante esempio? Mesi fa, infatti, la Regione ancora guidata da Roberto Maroni ha celebrato la nomina di tale Carlo Lio per la carica di Difensore civico. Nel suo curriculum, Lio presentava solo una ‘licenzia media‘: scritto proprio così nella domanda! Non solo non è stata effettuata alcuna “comparazione tra i curricula”, come ora abbondantemente richiesto dal Consiglio di Stato, ma in quel caso non c’era neanche lo straccio di un requisito minimo per candidare, votare, eleggere e nominare mister Lio.
Chi provvederà, ora, a segnalare la fresca sentenza del Consiglio di Stato anche al neo eletto presidente della giunta lombarda, il leghista Attilio Fontana?
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2 pensieri riguardo “NOMINE PUBBLICHE / SENTENZA ANTI-LOTTIZZAZIONE DEL CONSIGLIO DI STATO”