MIELI / QUELLO ‘STATO’ CANDIDO COME UN GIGLIO…

I nostri vertici politici e istituzionali? Immacolati come gigli candidi. E’ il Mieli-Pensiero all’indomani della storica sentenza sulla trattativa Stato-Mafia. “Processo alla Stato” è il titolo del commento firmato dall’ex direttore ed editorialista di punta del Corriere della Sera.

Aggirandosi tra misteri e nebbie storiche, Paolo Mieli difende quel nostro Stato oggi da tutti attaccato e vilipeso: proprio come una volta si urlava “governo ladro”, oggi va per la maggiore “Stato assassino”.

Ecco il Verbo. “Nella sentenza compaiono sì i nomi dei capi mafiosi e degli ufficiali del Ros responsabili di aver ‘avvicinato’ i boss, ma neanche uno di un qualche appartenente ai ‘massimi vertici’ dello Stato italiano. L’unico, Nicola Mancino, è stato assolto. Per il resto, niente nomi né cognomi”.

Segue una lunga difesa d’ufficio del nostro Stato quotidiano, a partire da quella strage di piazza Fontana che diede il via alla strategia della tensione. E punta l’indice, Mieli, contro uno dei primi libri di controinformazione autentica, quel “La strage di Stato” pubblicato dalla casa editrice Samonà e Savelli, punto di riferimento per la vera sinistra d’un tempo.

In questa immagine e nella “foto-ricordo” (sopra), Paolo Mieli e Annalisa Chirico al convegno del Grande Oriente d’Italia col gran maestro Stefano Bisi

Ma da allora in poi, per tutte le stragi e il sangue versato, “nomi riconducibili ai ‘massimi vertici’ non ne sono venuti fuori. Mai.”, taglia corto il super storico di via Solferino.

E’ poi la volta degli slogan usa e getta, “Stato nello Stato”, “Stato parallelo”, “Doppio Stato”. “Ma nomi e cognomi – ribadisce Mieli – degli appartenenti ai ‘massimi vertici’ dello Stato – parallelo o doppio che fosse – non furono mai identificati. Così i grandi accusati evaporarono nel nulla e nelle reti giudiziarie restavano impigliati imputati medi e piccoli”.

Fatta l’analisi, come mai non emerge traccia di un qualche perchè? Stato solo vittima di congetture paragiornalistiche? Stato vergine come una mammoletta?

Prendiamo un caso, il giallo del rapimento e del riscatto versato nel 1981 per l’assessore Dc Ciro Cirillo. Fu la prima, vera Trattativa tra Stato e BR, con la mediazione eccellente della camorra di don Raffaele Cutolo. Dentro la trattativa c’erano pezzi della Dc con tanto di nomi e cognomi, vertici di Servizi segreti con tanto di nomi e cognomi, uomini della P2 con tanto di nomi e cognomi (come del resto fu per il caso Moro, ma con esiti diametralmente opposti).

E allora? Una sceneggiata o una tragica realtà? Perchè non chiedersi – invece – come mai troppe volte la magistatura non è stata in grado di accertare fatti & misfatti che anche una classe di alunni delle elementari avrebbe appurato?

Come mai non scoprire una buona volta i livelli di complicità tra potere politico & giudiziario maturati in questi anni e che hanno portato all’odierno sfacelo istituzionale?

Chissà. Forse Mieli avrà dato una spiegazione in più nel suo applaudito intervento tenuto ai primi di aprile  al palacongressi di Rimini in occasione della convention annuale organizzata dal Grande Oriente d’Italia?

 


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