Giallo Novichok, il gas nervino utilizzato a Londra per avvelenare la spia russa Sergei Skripal e la figlia Yulia. Adesso salta fuori che il brevetto è – udite udite – americano!
Come dire: il gas è stato scoperto dai russi ma poi il brevetto è stato acquistato dagli Usa. Un vero affare tra colossi.
La clamorosa circostanza – pressochè ignorata dai media di casa nostra – filtra dall’ambasciata russa nella capitale britannica. Ecco qualche dettaglio: “Il brevetto – viene precisato – è datato 1 dicembre 2015”, quindi quasi due anni e mezzo fa. In quella data “l’ufficio brevetti degli Usa si era rivolto all’ente russo corrispondente per verificare la possibilità di brevettare la scoperta del ricercatore T. Rubin”.
Nelle settimane seguenti all’avvelenamento, più volte i russi hanno proclamato la loro estraneità all’episodio di Salisbury, sostenendo che quel gas nervino ormai viene prodotto in diversi paesi e quindi non è riconducibile in modo esclusivo alla Russia.
D’altro canto, i servizi segreti inglesi non sono stati in grado di provare con sicurezza né quella provenienza nè quella fabbricazione. Come del resto statunitensi, inglesi e francesi tutti insieme non sono in grado di provare la matrice degli avvelenamenti di Douma, che dovrà essere accertata dalla commissione Onu. Purtuttavia, senza prove, il tris di potenze ha sferrato l’attacco a base di 101 missili nuovi e ‘intelligenti’, secondo il Trump pensiero.
Silenziata dai media occidentali anche la ‘resurrezione’ pasquale di Yulia, uscita pimpante dopo la breve convalescenza all’ospedale di Salisbury; e quindi la ritrovata salute del padre Sergej.
Per la serie: ma quegli 007 russi sono così coglioni da non essere capaci di portare a termine una missioncina?
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