Ultime battute nell’annosa querelle per la nomina del Difensore civico alla Regione Campania. Il Consiglio di Stato è chiamato a pronunciarsi in via definitiva sul criterio di scelta. Una sentenza, quella che maturerà nell’udienza del 29 marzo, che potrà fare ‘storia’: prevarranno la logica partitica, lottizzatoria e clientelare oppure il merito, la professionalità e il curriculum?
Il realtà il Consiglio di Stato si è già pronunciato tre volte, mettendo nero su bianco che il criterio è quello che passa attraverso la comparazione dei curricula, circostanza che la Regione, a parole, dice di voler attuare, ma in pratica disattende da anni, ben sei. Arrivando a sostenera che la nomina è una questione “latamente politica” e che i consiglieri possono prescindere da ogni esperienza maturata nel settore e anche da qualsiasi confronto tra i curricula dei candidati.
Concetti che vengono ribaditi nell’ennesimo parere redatto dall’Avvocatura della Regione, inviato al Consiglio di Stato in vista dell’udienza del 29 prossimo.
I legali di palazzo Santa Lucia scrivono con chiarezza che il Consiglio regionale può non motivare.
Allora non pare proprio un fine di ‘competenza’ e anche di trasparenza: quanto invece d’appartenenza a questa o a quella cordata politico-clientelare, alla faccia di ogni interesse pubblico.
Precisa l’Avvocatura: “L’unica modalità possibile è quella da noi seguita: indizione di una seduta nella quale siano sottoposti al vaglio del Consiglio i curricula dei soggetti che avevano partecipato all’avviso indetto nel 2012 e siano risultati in possesso dei requisiti prescritti. Quindi la Commissione consiliare competente (quella per gli Affari istituzionali, ndr) riesamina tutti i curricula, messi a disposizione in tempo utile per un esame da parte dei consiglieri regionali”.
“Altre modalità di valutazione e scelta da parte del Consiglio – viene aggiunto – non sembrano consentite dalle norme”.
Pareri che fanno letteralmente, come è a tutti evidente, a pugni con quanto ha già stabilito il Consiglio di Stato, che nella sua ultima sentenza del 5 dicembre 2017 oltre tutto ha stabilito che non poteva più essere perso altro tempo e occorreva procedere, se la valutazione era favorevole a Giuseppe Fortunato, nominarlo.
E allora dato che in Commissione è emerso, nonostante ogni forzatura a suo danno, che Giuseppe Fortunato ha requisiti che altri candidati non hanno, perchè si è andato a pescare fra i meno titolati? E perchè non si sono nemmeno affrontate in Commissione le evidenti questioni di ineleggibilità e inconferibilità del nominato?
A questo punto, l’esito pare scontato, non potendo il Consiglio di Stato smentire se stesso. Dovrà quindi far rispettare quella scelta: o nominando Giuseppe Fortunato, oppure inviando subito a palazzo Santa Lucia un commissario ad acta in grado di provvedere all’insediamento. Tertium non datur.
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