Maxi sequestro in Campania a carico di un noto imprenditore nel settore delle tivvù private, Pasquale Piccirillo, con la sua ammiraglia Teleluna, la prima antenna nel casertano e non solo.
Il provvedimento, disposto dalla sezione per le misure di prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è stato firmato dal procuratore capo Maria Antonietta Troncone, toga storica nel contrasto alla camorra e ai suoi sempre più massici riciclaggi.
Un lungo lavoro investigativo, durato circa un anno, ha consentito al nucleo di polizia economico-finanziaria di Caserta di ricostruire il reticolo di società messe in campo da Piccirillo e di percorrere i flussi di danaro. Un immenso patrimonio da 41 milioni di euro accumulato negli anni che non ha trovato alcuna giustificazione, se non in una serie di acrobatiche e spericolate operazioni. Le sigle create – hanno documentato per filo e per segno gli inquirenti – sono servite per “mascherare la disponibilità dell’ingente patrimonio immobiliare e per drenare liquidità attraverso fittizie operazioni di ‘restituzione finanziaria’”.
Insomma, un meccanismo ben oliato in anni di attività che più border line non si può, e portato avanti dall’imprenditore-dentista dalla spiccata “pericolosità sociale di tipo economico-finanziario”, anche “alla luce del coinvolgimento tra il 2005 e il 2017 in molteplici procedimenti penali per svariati delitti a sfondo patrimoniale, come truffa aggravata per le erogazioni pubbliche, appropriazione indebita e illeciti tributari per evasione fiscale e emissione di fatture per operazioni inesistenti”.
In passato, infatti, le sigle griffate Piccirillo sono state al centro di indagini per l’utilizzo di fondi pubblici per l’editoria: un settore nel quale ne succedono di tutti i colori e i controlli esercitati dal Corecom – l’organismo regionale tenuto alla verifica delle erogazioni statali al sistema radiotelevisivo regionale – sono stati sempre all’acqua di rose.
Il nome di Piccirillo, anni fa, finì alla ribalta delle cronache anche in un processo di camorra: secondo le accuse, infatti, avrebbe forniti l’alibi ad un camorrista, sostenendo che in occasione di un agguato si trovava nel suo studio per farsi curare i denti. Ma da quella vicenda è uscito immacolato come un giglio candido.
Adesso le misure di prevenzione – che intervengono quando c’è forte puzza di bruciato e un marcato odore di camorra – hanno fatto incetta di ben 169 immobili sparsi in tutta la Campania, in Lazio (Gaeta), nell’avellinese, in provincia di Frosinone ma anche in Svizzera.
E hanno sequestrato le azioni di nove società impegnate in svariati settori: da quello radiotelevisivo (Teleluna srl, Immobilnet, Associazione Teleradio Matese, Lunaset srl, Baffo Import) a quello pubblicitario (Lunaset pubblicità), per poi passare ad una sigla impegnata a sua volta in altre partecipazioni societarie (la milanese Medianet, tanto per fare il verso alla Mediaset di casa Berlusconi), fino al settore dentistico-sanitario (S.D.P. di G.B. e P. Piccirillo, con ambulatori e poliambulatori convenzionati con il Servizio sanitario nazionale), per darsi infine anche all’ippica (con Scuderia Lunaset).
Insomma per tutti i palati.
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