“Indagate sulla fuga di notizie” è la replica pentastellata alle rivelazioni di Repubblica sull’uso improprio dei rimborsi della Ue per attività dell’europarlamento, utilizzati per trasferte di Cristina Belotti, responsabile della comunicazione 5Stelle, collegate alla campagna elettorale di Di Maio. Se come dicono i grillini è “tutto in ordine” lo stabilirà l’ufficio antifrode dell’Unione europea, ma il carta cantant della lingua latina per il momento ha provocato commenti ferocemente ironici degli avversari politici. Rosato, Pd: “Di Maio e c. impartiscono lezioni di moralità e le contraddicono. Da che pulpito vengono le loro prediche”. Per Gasparri, Fi, il movimento è nella bufera e a Strasburgo è scoppiato lo scandalo. I dem, all’attacco, infieriscono sul successore di Grillo alla testa del movimento e sulla sua svolta europeista. “Niente male, fa pagare a Bruxelles rimborsi e diarie della Belotti per sostenere in Italia Di Maio (referendum del dicembre 2016, comunali del 2017, regionali siciliane). Un caso specifico. L’11 dicembre ha intascato la diaria pur essendo assente alla riunione plenaria di Strasburgo.
Fake news, dichiarano i grillini, forse incassano una candidatura non male, ma perdono un importante alleato all’interno di la Repubblica con la candidatura alle prossime politiche del vicedirettore.
Notizia falsa anche la scoperta che nella stesura nel programma i Cinquestelle hanno usato a piene mani il copia-incolla ben noto a chi attinge a internet? Un’indagine del giornale telematico “Il post” rivela punto per punto la scopiazzatura da Wikipedia e altre fonti utilizzate, per esempio in tema di sviluppo economico. Il plagio è documentato con certosina precisione. Di qui, la richiesta a Di Maio se a scuola avesse copiato i compiti. Semmai ho fatto copiare, è la replica. Fosse davvero così,i compagni, considerata la sua precaria confidenza con l’italiano, avrebbero rischiato pessimi voti.
Due confidenze del candidato premier pentastellato: ama la fiction televisiva “Gomorra”, bocciata dai più per la rappresentazione faziosa, a senso unico di Napoli, la raccapricciante violenza delle immagini, la mitizzazione di boss della criminalità e l’assenza della repressione anticamorra delle forze dell’ordine. Qual è la lettura preferita di Di Maio? La Storia d’Italia di Indro Montanelli, evidentemente mal assimilata a giudicare dai ripetuti svarioni sul tema.
Il socio Di Battista si diletta da qualche tempo nel ricorso a scurrilità da trivio. Più volte l’ipotetico successore della Raggi (ammesso che i 5Stelle restino alla guida della capitale) ha citato il culo, parte del corpo umano che per decenza si descrive con il più innocente “di dietro” e quanti “si fanno inculare” (sorry, ma ha detto proprio così). L’ultima esternazione ripercorre la nobile espressione berlusconiana “chi non vota per me è un coglione”. Di Battista, nel timore di sorprese elettorali negative, usa una variante erga omnes e giudica gli italiani “rincoglioniti”, da aggiungere al signorile “Vaffa”, biglietto da visita del movimento. La concorrenza è aperta. Chi oltrepasserà la volgarità razzista di Fontana (“africani di merda”), designato dalla lega a governare la Lombardia?
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