JP MORGAN / UN BOTTINO DA 30 MILIONI DI DOLLARI PER CAPO DIMON

Quando si dice i povericristi a stelle e strisce. Il numero uno del colosso Jg Morgan, Jamie Dimon, porta a casa un bottino che sfiora i 30 milioni di dollari per il 2017.

Un cadeau per le ottime performance fatte registrare lo scorso anno dalla super banca d’affari Usa, con un titolo lievitato addirittura del 22 per cento e utili che sfiorano il tetto dei 25 miliardi di dollari.

Cifre ottime e abbondanti per garantire maxi stipendi al top management, a cominciare appunto dal capo. Il quale può godere di un fisso molto contenuto, appena 1 milione e mezzo di dollari, poi di 5 milioni di bonus (in contanti, precisano gli addetti ai lavori), mentre la gran parte è tradotta in azioni, lo scorso anno per un controvalore da 23 milioni di dollari. Non proprio nuts, noccioline.

Un grande amico del segretario Pd Matteo Renzi, il superbanchiere americano. Fra i due il feeling scoppiò alcuni anni fa, giugno 2012, quando Renzi ricopriva la carica di sindaco a Firenze. Nella splendida cornice di palazzo Corsini, infatti, venne organizzato un summit con fastoso pranzo al quale prese parte un altro pezzo da novanta, l’ex premier britannico Tony Blair, alto responsabile di Jp Morgan per gli affari in Europa.

Passano meno di due anni e l’incontro si ripete sulle rive del Tamigi, un dinner nella magione dell’ambasciatore italiano a Londra Pasquale Terracciano. I quattro (Blair, Dimon, Renzi e Terracciano) parlano del più e del meno, a proposito del caso-Italia: riforma del Senato, riforma del Lavoro (Jobs Act, per intendersi), riforma elettorale, riforma del Consiglio dei ministri, E poi, ciliegina sulla torta, riforma della Carta costituzionale, da prendere a morsi e bocconi, come il più gustoso dei dessert.

Ma c’è una tappa intermedia tra i due incontri. Ossia il varo del Decalogo griffato Jp Morgan, a metà 2013. Un super documento di 13 pagine contenente la summa del pensiero finanziario e anche politico del colosso Usa, che il super maggiordomo Renzi si incarica si condurre in porto, a partire dallo strategico referendum per rottamare la Costituzione.

Per saperne di più potete leggere – cliccando sul link in basso – l’inchiesta della Voce di novembre 2016, a poche settimane dal Vaffa Renzi Day, quello storico 4 dicembre.


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