Rush finale al tribunale di Napoli per il processo sulla bonifica taroccata – e super milionaria – di Bagnoli. Ancora due udienze e poi la sentenza, prevista per metà febbraio.
Alla sbarra i pezzi da novanta di Bagnolifutura, la società partecipata del Comune di Napoli che ha fatto crac, fallita sotto una montagna di debiti accumulati solo per pagare ricchi stipendi & super consulenze a dirigenti e amici degli amici. Nessun euro, invece, investito per la reale bonifica, come testimoniano non solo le perizie fatte eseguire dal pm, Stefania Buda, ma anche le ultime rilevazioni ambientali effettuate, ad esempio, dall’Ispra.
Perizie che documentano in modo inoppugnabile come la situazione, sotto il profilo della sicurezza ambientale e dell’inquinamento, sia incredibilmente peggiorata negli ultimi anni, anche in quelli durante i quale avrebbe dovuto svolgersi la presunta bonifica. Tutti gli indici sono crollati e la qualità della vita, nel popoloso quartiere, è andata in default.
E pensare che la ‘bonifica’ – sic – di Bagnoli sulla carta è cominciata oltre vent’anni fa. Anni di sperperi senza fine, 200 milioni e passa inghiottiti dalla malgestione di Bagolifutura, senza che mai le amministrazioni comunali succedutesi nel tempo abbiano alzato un solo dito. Anzi. Tutti zitti e muti, complici di quel saccheggio delle casse pubbliche e del territorio.
Ora cittadini e associazioni sono in attesa della sentenza che possa aprire la strada non solo ad una bonifica reale, ma anche alla restituzione del bottino.
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