Fatta la legge, trovato l’inganno. Firmato Raggi

E’ un astuto giochetto di prestigio, non il solo dei 5Stelle: la sprovveduta sindaca della capitale, su parere di sgamati avvocati, chiede di il processo con rito immediato per rispondere di falso in atto pubblico. Immediato, considerati i tempi della giustizia italiana, somiglia molto a un eufemismo strategico. La data dell’udienza è posteriore al voto di Marzo e sottrae il Movimento, Di Maio e soci, al contraccolpo di una condanna che sembra certa. Chiara la furbata degli “onesti” pentastellati?

Le astuzie preelettorali non finiscono qui. Il politicamente disattrezzato Di Maio, in odore di candidatura a premier, spara una ca…ta antieuropeista, per catturare il malumore degli italiani disinformati: “Via dall’euro” annuncia a voce alta. In privato, amici economisti gli spiegano il perché dell’idiozia e lui ci ripensa, ma non dismette la vena contraddittoria che lo perseguita. Dice che non è più il momento di uscire dall’euro, si pente subito dopo e ne butta fuori un’altra: “Il referendum sull’euro è una estrema ratio, che spero di non dover usare” Lo spera anche chi teme di ritrovarsi un tale sprovveduto a decidere qualcosa per l’Italia.

Il marcio, nel variegato e per certi versi incontrollato mondo della Chiesa, privo per secoli di autocontrollo, emerge qua e là. Tra i bravi frati, emuli di San Francesco, salta fuori il caso di tre di loro, appunto francescani di enti dei Frati Minori, imputati di un clamoroso ammanco nelle casse dell’ordine per venti milioni di euro e proprio bruscolini non sono. La giustizia farà il suo corso, a dispetto della richiesta di archiviazione avanzata dalla “Casa Gentilizi dell’Ordine” che, chissà, pensava di cavarsela con un mea culpa nel confessionale e la penitenza di tre ave Maria e altrettanti Padre nostro.

I saggi raccomandano di evitare la dipendenza dalla Tv. Non ha dato loro credito un distinto, incensurato ottantenne, del quale la cronaca omette nome. Il signore in questione deve essere vittima di dipendenza da telefilm della serie “grandi rapine”. Un giorno si sveglia e con spirito di emulazione, a volto coperto, irrompe in una banca svizzera. “Mani in lato, questa è una rapina” grida con piglio da vero bandito e conclude l’impresa. L’anonimato dura poco e l’uomo finisce in manette. In casa nascondeva il bottino della rapina e sembra che non abbia fornito spiegazioni del suo raptus in veste di rapinatore.


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