Tutte le follie di casa nostra, dai Follini ai Folloni.
Ne avevamo scritto un paio di settimane fa, e pensavamo si trattasse di un pesce d’aprile fuori stagione, l’Editoriale di Marco Follini sull’Espresso. Invece era tutto vero. Perchè nel numero di fine anno col botto c’è di nuovo il tric trac sparato dal mitico onorevole della vecchia Dc, il follicolo, una faccia che è già tutto un programma. Ora liftato al punto giusto da servire ai palati più esigenti dei lettori di casa nostra.
Da bere d’un fiato l’ultimo pezzo da pulitzer, titolato “Di Maio dc immaginario”. Anche da piangere, oppure da ridere, se preferite.
Ecco il didascalico incipit: “Si dice ‘democristiano’ per evocare un’ambiguità, una tortuosità, un’attitudine al compromesso portata all’estremo”.
Poi lo storico che preme nel suo petto: “molti decenni prima che i democristiani si affacciassero all’orizzonte quel carattere era stato immortalato da Alessandro Manzoni nella figura del conte duca”. Da non confondere con il Capo Megalattico di Fantozzi.
Veniamo poi ad apprendere dal Vate che “la Dc, a suo tempo, fu un partito complicato e controverso: capace di mettere insieme il capitano d’industria e l’operaio metalmeccanico”. Favoloso.
Passiamo al secondo esemplare, tal Gian Guido Folloni, ex direttore del quotidiano cattolico l’Avvenire e ministro per i Rapporti con il Parlamento nell’esecutivo guidato da Massimo D’Alema.
Già il nome della sua creatura societaria, IsiameD, è tutto un programma: un ponte lanciato, insieme, dall’Asia al Mediterraneo, grondante cristianità da tutti i pori.
Ma pensa anche alle sue casse, IsiameD, visto che come regalo di Natale dalla fresca finanziaria ha ricevuto un bel bottino da 3 milioni e passa di euro per continuare nei suoi grandiosi studi mediterranei. Il tipico cadeau che mamma Dc era solita confezionare per i suoi più cari clientes e per i più affezionati amici degli amici.
E’ la nuova politica, bellezze!
Nella foto Marco Follini
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