PASQUALE SCOTTI / LE SUE VERITA’ FANNO ANCORA PAURA

E’ in galera da quasi un anno e mezzo, quando venne estradato dal Brasile dopo una dorata latitanza pluritrentennale: ma non si sa cosa stia raccontando ai magistrati. Un giallo nel giallo.

Il protagonista del mistero è Pasquale Scotti, l’ex braccio destro del capo della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo, all’epoca fuggito in modo racambolesco – e con evidenti, alte complicità – dall’ospedale di Caserta e tranquillo nel suo esilio carioca, sotto falsa identità.

Era l’uomo, Scotti, che conosceva tutti i rapporti politici intrattenuti dal suo capo e dalla Nco. A partire dal rapimento e poi il riascatto per l’ex assessore Dc Ciro Cirillo, la prima vera trattativa che ha visto sedere allo stesso tavolo camorra, brigate rosse, politici e uomini dei servizi.

Un autentico snodo, perchè ha sancito il patto Stato-Malavita che ha condizionato tutti gli anni a venire: a cominciare dai mega appalti per le opere del dopo terremoto in Campania. Una scia di affari che dall’inzio degli anni ’80 è proseguita in modo ininterrotto, nonostante il cambio di guida a livello camorristico: dopo i cutotoliani la Nuova Famiglia made in Alfieri, quindi i Casalesi e i clan partenopei.

Secondo indiscrezioni che trapelano in tribunale, Scotti starebbe di tanto in tanto verbalizzando. Con il contagocce. Mesi fa è rimbalzata la notizia di sue rivelazioni sulla vecchissima faida di Afragola che vide protagonista il clan Moccia. In particolare, il suo raccontoèòplok ha riguardato l’omicidio, più di 40 anni fa, gennaio 1976, di un carabiniere del Nucleo investigativo, Gerardo D’Arminio. Scotti avrebbe fornito il nome del vero killer.
Ma sulle maxi piste, dal rapimento Cirillo fino al caso Moro, e soprattutto sui rapporti tra politica & camorra, con uno Scotti depositario di tutti i segreti, niente. Dopo un anno e mezzo il silenzio più assoluto. Il buio più totale.

Sorge spontanea una domanda: ma fanno così paura, ancora oggi, quei segreti? Evidentemente sì. Perchè non pochi ex pezzi da novanta della prima (e non solo) Repubblica, sono ancora lì. Paciosi e tranquilli. Spesso e volentieri a far la morale.

 


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