Ci siamo, è l’ora ics, della cartina di tornasole pre-elettorale che dovrebbe far piazza pulita dei candidati cosiddetti impresentabili. Il condizionale è inevitabile: quale partito non inventa alibi, furbi escamotage per legittimare la presenza nelle liste di soggetti considerati dalla giustizia? Emblematica è la “de-escalation” dei 5Stelle in tema di eleggibilità e permanenza nel movimento. Prime esternazioni: “Si dimetta chi del Pd o di altri partiti riceve anche un semplice avviso di garanzia, o risulta iscritto nel registro degli indagati”. Il proclama ha retto fino a quando, chiamati a governare alcuni comuni (per fortuna pochi), i paladini della giustizia hanno smentito se stessi. Da indagati, i sindaci di Livorno, Parma e Bagheria continuano a cingersi della fascia tricolore. Al loro posto rimangono anche assessori e consiglieri pentastellati. Il culmine della contraddizione grillina ha però la faccia di bronzo (sempre sorridente e un giorno ci dirà perché) di Virginia Raggi, sindaca di Roma indagata e rinviata a processo per falso, costretta a smantellare l’esecutivo scelto da lei e dal Movimento, cacciati per arresti e indagini su temi vari.
Ma l’imminenza è la Sicilia, dove ci si appresta a votare per le regionali e dove il neo capo del Movimento, al secolo Di Maio, non dovrebbe poter contare sul primo cittadino di Bagheria, indagato sulla gestione rifiuti e sui quattordici rinviatio a giudizio per le firme false, in testa l’ex candidato a sindaco di Palermo Nuti (tre sono deputati nazionali, due regionali e un cancellieri di tribunale).
Finisce qui la debacle grillina? Ovvio, no. All’incompetenza e inconcludenza della Raggi, di cui i romani cominciano a essere stufi, si sovrappongono le inadempienze dell’Appendino, collega sindaca di Torino, sotto accusa per quanto successo in piazza San Carlo e ora per la valutazione dell’agenzia di rating Fitch, che declassa Torino, riduce la prospettiva da “stabile” a “negativa” per la zavorra da 3,5 miliardi del debito accumulato dal Comune e indica la minaccia del rischio da insolvenza. Identico il giudizio di Standard & Poor’s. L’analisi di Fitch ha un peso politico: valuta i limiti della azione della Appendino che deve affrontare un deficit di 316 milioni di euro. Durante il mandato della sindaca 5Stelle il debito è cresciuto fino ai 3,55 miliardi.
Non dimentichiamo la Sicilia. Liste pulite? È uno slogan comune, smentito da candidature viziate da problemi giudiziari, da nomi di condannati, imputati e indagati. Il caso più clamoroso a Siracusa. Forza Italia propone come candidato Antonello Rizza, sindaco berlusconiano di Priolo, un vero collezionista di capi d’imputazione, ne conta la “bellezza” di 22, in quattro processi per tentata concussione e concussione consumata, corruzione elettorale continuata, tentata violenza privata, associazione a delinquere, falso in atto pubblico, truffa, intralcio alla giustizia, tentata estorsione, turbata libertà di scelta del contraente. Sono numerose le proposte di berlusconiani condannati per corruzione elettorale e contiguità con capi mafia, parenti di boss latitanti, figli di condannati, fratelli di imputati. Qualche nome. Marianna Caronia è inquisita per gli appalti del trasporto marittimo, che hanno portato all’arresto dell’ex sindaco di Trapani Fazio; Giovanni Sciuto titolare di vecchi rapporti con Matteo Messina Denaro e Riccardo Pellegrino, consigliere comunale di Catania, fratello di Gaetano, imputato per mafia, considerato punto di riferimento del clan dei Carcagnusi“. Bella gente. A Siracusa l’Udc candida il notaio Giovan Battista Coltraro, rinviato a giudizio per falso in atto pubblico. I neo scudocrociati di Lorenzo Cesa candidano Giuseppe Sorbello, sotto processo per voto di scambio, mentre a Messina puntano tutto su Cateno De Luca, per il quale la procura peloritana ha chiesto una condanna a 5 anni. Ad Agrigento si candida Gaetano Cani, a processo con l’accusa di estorsione. Due condannati in primo grado sono nella lista Popolari e Autonomisti – Idea Sicilia. A Palermo si candida Roberto Clemente, condannato in primo grado a sei mesi per corruzione elettorale e prova a tornare in una lista di centro Roberto Corona, ex presidente di Confcommercio, condannato in primo grado a tre anni. Da un lungo elenco, per brevità, mancano alcuni nomi, ma la sostanza non cambia.
E il Pd? Va meglio, non bene. A Siracusa i dem candidano Giovanni Cafeo inquisito per turbativa d’asta, a Palermo Giovanni Di Giacinto, processato per abuso d’ufficio, a Catania il sindaco Sinatra, indagato nell’inchiesta di Mafia Capitale, Giuseppe Picciolo condannato per calunnia e altri outsider cche vantano rapporti pregressi con personaggi politici come Cuffaro. Avrà lavoro a iosa Rosy Bindi, presidentessa dell’antimafia in missione siciliana.
In due parole
Grande euforia negli Stati Uniti, dopo la strage di Las Vegas. Esultano fabbricanti e venditori di armi e ringraziano Trump (“Non è il momento di parlarne”). Ricordate le risate telefoniche degli imprenditori che plaudivano al terremoto dell’Aquila ipotizzando lauti profitti con la gli appalti per la ricostruzione? Siamo lì.
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