Continua l’odissea di Bagnoli. Il governo e il premier Paolo Gentiloni sbandierano i loro progetti, ‘Alice’ Boldrini dalla sua Camera parla delle bellezze flegree.
Ma la realtà parla di altri fatti e altre cifre. E soprattutto altre inchieste, aperte sia dalla magistratura penale che da quella contabile.
Ultimo fulmine in pieno settembre. Così scrive il Corriere del Mezzogiorno, supplemento partenopeo del Corsera: “Una nuova inchiesta della Guardia di Finanza di Napoli fa tremare i vertici di palazzo San Giacomo. Ancora una volta si indaga sul collasso finanziario della società Bagnolifutura e questa volta nel mirino della Corte dei Conti della Campania sono finiti tutti gli atti firmati dal 2002 ad oggi dagli amministratori: ovvero quelli di Rosa Russo Iervolino (il precedente sindaco, ndr) e Luigi de Magistris, con le delibere degli assessori competenti”.
E una cifra: “oltre 370 milioni di euro i danni per il mancato controllo del lavoro dei vertici amministrativi della società”, ossia di Bagnolifutura, dichiarata fallita dal tribunale di Napoli oltre tre anni fa, il 29 maggio 2014.
La Corte dei Conti, in sostanza, ha acquisito tutta la documentazione della sezione fallimentare del tribunale di Napoli e ha in particolare puntato i riflettori su alcune cessioni sospette: l’ipotesi di reato è “incauto affidamento di beni” e “omessa vigilanza”.
Cosa è successo? Palazzo San Giacomo, quando Bagnolifutura agonizzava, ad ottobre 2012 le ha ceduto tre immobili di grosso valore: il centro polifunzionale ‘La Porta del Parco‘, il complesso sportivo ‘Parco dello Sport’ e l’Acquario tematico della tartarughe. Tutto ciò, in teoria, per vitalizzare la società e far in modo che potesse aver credito dalle banche. Utopie. E appena sei mesi dopo quella cessione intervenne per la prima volta la Corte dei Conti, definendo “incauta” tutta l’operazione.
Segue poi la vicenda penale, con il sequestro delle aree (ancora oggi praticamente in vigore) ex Italsider ed ex Eternit, affinchè si possa far luce su quella bonifica taroccata, sui danni ambientali arrecati e sullo sperpero di una montagna di danari pubblici. Una vera catastrofe.
Dopo il ‘colpo’ dei tre immobili, comunque, Bagnolifutura ne tentò un altro: farsi sganciare da palazzo San Giacomo altri 10 milioni di euro. Operazione fallita, perchè il Comune viaggiava già allora – siamo nel 2014 – in brutte acque finanziarie. E proprio in quell’anno fallisce Bagnolifutura.
L’inchiesta penale e quella amministrativa potranno avere effetti sui patrimoni dei vertici di Bagolifutura, abbondantemente foraggiati per anni con stipendi da favola, e già condannati in primo grado alla restituzione del bottino. Staremo a vedere.
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