Giallo Schwazer, eccoci ad una udienza clou. Il 12 settembre, infatti, il tribunale di Colonia riceverà le memorie finali dalle parti coinvolte nel processo, scaturito da una rogatoria internazionale inoltrata dal gip di Bolzano. Si tratta dei legali della Iaaf, la Federazione Internazionale di Atletica, della Wada, l’Agenzia mondiale per l’antidoping, e dello stesso Schwazer.
Al centro della querelle la consegna delle famigerate provette contenenti i campioni di urina. Basta una minima, anzi risibile quantità, come sostengono Iaaf e Wada, che spalleggiano il laboratorio di Colonia, oppure occorre tutto il contenuto, o comunque una quantità sufficiente, sia del campione A che del campione B?
Secondo gli esperti più volte sentiti dalla Voce non c’è alcun dubbio: ci vuole una quantità sufficiente di entrambi i campioni, con il solo campione B non si risolve niente, prechè si tratta del campione già disigillato, e quindi passibile di ogni manipolazione. Avvenuta in quella incredibile finestra temporale di 24 ore, trascorse tra il prelievo – fatto più unico che raro – effettuato il 1 gennaio 2016 e la consegna dello stesso campione al laboratorio di Colonia avvenuta il giorno seguente: cosa sarà mai successo in quella finestra temporale?
Solo analizzando un quantitativo sufficente dei due campioni si può ottenere la prova del ‘tarocco’: ossia della manipolazione effettuata perchè il nostro campione, Alex Schwazer, a quelle Olimpiadi di Rio 2016 non doveva partecipare.
Olimpiadi adesso sotto i riflettori della magistratura brasiliana, costola fondamentale dell’inchiesta ‘Lava Jato‘, la Tangentopoli che sta sconvolgendo gli assetti politici carioca. Come stanno documentando la stampa francese e quella tedesca (quella italiana brilla per il silenzio omertoso), i vertici della Iaaf, in primis il clan Diack (padre e figlio, Lamine e Papa), hanno creato un vorticoso giro di mazzette per far partecipare molti atleti russi a quel torneo olimpico. Ci sono precise tracce documentali in tal senso, che portano ad una serie di sigle off shore, conti correnti nei paradisi fiscali riconducibili al tanden senegalese, e alla dazioni russe.
Proprio quei vertci Iaaf, in combutta con quelli griffati Wada, che cercano di incastrare Schwazer, colpevole di lesa maestà, per aver puntato i riflettori, già molti mesi fa, su quelle combine.
Tornando a bomba, ossia a Colonia, una volta ricevute tutte le memorie il giudice tedesco si dovrà pronunciare a brevissimo sul ‘rilascio’ delle provette incriminate, come chiesto dal gip di Bolzano Walter Pellino. Il quale le dovrà poi smistare al Ris di Parma per il test finale del DNA.
Nella foto Schwazer con Sandro Donati
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8 pensieri riguardo “GIALLO SCHWAZER / UDIENZA CLOU A COLONIA PER IL TEST DEL DNA”
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Scusate, ma chi sono gli “esperti più volte sentiti” sulla questione quantità DNA? Sono esperti neutrali o dello staff difensivo di Schwazer? Perchè la cosa fa una grande differenza considerando che i 10ml della provetta A (e non B come avete erroneamente scritto) sono stati scelti per lasciare integra la provetta B che di ml ne ha solo 6 e che quindi con un solo prelievo verrebbe distrutta del tutto non lasciando la possibilità di una controprova al tribunale di Colonia. Potete essere più precisi?
Restuisco a Lei l’interrogativo: lei si pone in ogni dove come un osservatore indipendente ma ha riflettuto sul fatto che questa sua posizione sulle provette A e B è tutt’altro che indipendente poiché ricalca, in toto, quella espressa dalla IAAF? Lei è forse il portavoce di questa Federazione con un recente passato criminale? E’ stato in qualche modo incaricato dalla stessa? O spera di trarre un qualche vantaggio ricalcandone le posizioni? Dovrebbe infatti esserle chiaro che la sua “tesi” tutelerebbe solo gli “interessi” della controparte di Schwazer ma non la difesa dell’atleta che ha formulato esplicitamente l’accusa di manipolazione della sua urina per cui è giuridicamente essenziale poter comparare il contenuto della provetta A e della provetta B. Lei commette inoltre, non so se per superficialità o deliberatamente, un’altra fondamentale confusione, poiché omette di specificare che la richiesta delle due provette intere è stata formulata dal GIP di Bolzano. In verità, tra le sue tante, ossessive, esternazioni, lei si è espresso anche su questo punto allorché – disinvoltamente – ha affermato che il GIP non sta esprimendo il proprio convincimento ma quello della difesa di Schwazer…Infine, le sarei anche grato se lei, prima di chiedere quali siano i nostri esperti di riferimento, mi esplicitasse quali siano i suoi e quale rete di esperti sostenga scientificamente le prese di posizione del suo “sito specialistico marcia.com”. Specializzato in cosa, mi scusi? In tecnica o metodologia di allenamento della marcia? In risultati agonistici della marcia? O anche in biochimica, avvocatura, genetica, criminalità, etc etc?”
Leggendo un altro articolo chiedo se chi ha risposto al mio commento è Rita Pennarola o Andrea Cinquegrani, perchè da due parti diverse ho visto lo stesso testo e vorrei capire se ho a che fare con una persona dal doppio nome o con due persone che si copiano i testi a vicenda.
la risposta è del direttore Andrea Cinquegrani, autore dell’articolo.
Ma l’autore non è Paolo Spiga? che confusione con sti nomi
Ma chi è Stefano La Sorda?!? Non ha ancora capito che la richiesta di entrambe le provette è pervenuta dal GIP altoatesino, un giodice, non un avvocato di parte!!! Un GIUDICE, quindi “super partes”, no? Quindi le sue esternazioni cadono inesorabilmente come quando crollò il muro di Berlino. Punto. Se il Signore ha tempo da perdere, che scriva delle decine e decine di giudici, atleti, allenatori, collaboratori federali (anche italiani) che hanno, negli anni, insabbiato il doping, ricevendo, a volte (come documentato) mazzette. Questo si che è scandaloso!
Lo so che la richiesta viene dal GIP, ma le provette sono su suolo tedesco per questo decide il giudice tedesco che ha già dato un responso. Se ne arriverà un altro, in qualsiasi direzione, sarà competenza della giustizia tedesca