C’è un vero e proprio tesoro che lo Stato inghiotte senza fiatare. Alla faccia di tutto e di tutti. Senza che si abbia alcuna notizia su un qualche riutilizzo di quel tesoro.
Si chiamano “conti dormienti”, e tirando qualche ultimo bilancio nel corso degli ultimi dieci anni ammontano alla bella cifra di 2 miliardi di euro.
Di che si tratta? Delle somme, sommette o sommone che restano a giacere nei conti correnti di chi muore, senza che alcun erede ne sappia niente e venga informato di niente. Perchè la legge bancaria è chiara (chiamala legge): nessun istituto è tenuto a comunicare niente agli eredi, sono semmai questi a doversene interessare. Se non lo fanno loro, lo Stato passa all’incasso.
Nessun partito, e praticamente nessun politico ha mai sollevato la questione.
Mosca bianca Elio Lannutti, storico presidente di Adusbef, la sigla che tutela i risparmiatori e gli utenti dei servizi bancari. L’unico, Lannutti, a segnalare l’incredibile fenomeno. Per il resto, l’omertà politica più trasversale che mai.
Le banche tacciono. E anche su questo versante l’opacità regna sovrana. Solo da Intesa Sanpaolo trapela qualche dettaglio: fa sapere che nel 2016 sono circa 18 mila i rapporti bancari estinti, e che la cifra ‘dormiente’ assomma a quasi 15 milioni di euro.
L’ente pubblico, emanazione del Tesoro, che dovrebbe in teoria gestire le trafile dei rimborsi, è la Consap, che dal 2016 in poi ha però restituto appena 215 milioni di euro sul totale del bottino.
Sorge spontanea la domanda: ma in quale pozzo mai finiscono quei soldi? Per che cosa vengono utilizzati?
Sempre in teoria dovrebbero andare ad alimentare un fondo per indennizzare e risarcire i risparmiatori colpiti dalle frequenti truffe bancarie. Ma in proposito non si hanno notizie.
Perchè il Tesoro non usa un minimo di trasparenza e – invece di prendere i soldi e scappare, alla Woody Allen – non mette le cose in chiaro?
Nella foto Elio Lannutti
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