Una volta per ottenere la casa si faceva domanda al Comune. Oggi si suona alla casa del boss.
Così succede nel martoriato hinterland partenopeo, a Caivano, nel Parco Verde degli orrori dove non solo vengono venduti, violentati e caso mai buttati dalla finestra innocenti corpicini: ma dove il clan, oggi, assegna casa.
A chi? “A quelli che hanno la fedina più sporca possibile”, rispondono alcuni agenti di polizia, che non si sognano mai di fare irruzioni da quelle parti. Zona off limits, un autentico far west metropolitano.
Anni fa il sociologo e fondatore dell’Osservatorio sulla camorra Amato Lamberti raccontava: “Al Comune di Napoli se hai la fedina immacolata non puoi entrare. C’è chi se la sporca apposta per poterci entrare”.
E a Caivano succede lo stesso. Affiliati, componenti delle gang, spacciatori, vedette, corrieri di droga, estorsori, compongono la lista di coloro che sono in attesa di una sistemazione.
Secondo le stime più recenti sarebbero un centinaio, negli ultimi tempi, le famiglie che hanno ottenuto così la casa, sotto la protezione del clan Ciccarelli, satellite del potentissimo gruppo Moccia di Afragola, che dagli affari locali è ormai sbarcato da anni a Roma e ricicla a livello nazionale e non solo.
Ovviamente nessuno paga alcun canone di fitto, nessuno paga un’utenza, nessuno mai è stato il legittimo assegnatario di quella casa. Tutto abusivo.
L’unico a gettare uno sguardo su quel quartiere il giovane e coraggioso pm partenopeo Federico Bisceglia, che stava indagando sull’omicidio di Fortuna Loffredo, la piccola scaraventata giù dal balcone di quel palazzone. Indagava anche sui traffici di rifiuti tossici, Bisceglia, e pochi mesi dopo è finito fuori strada lungo la Napoli-Reggio Calabria. Un’inchiesta lampo e, ovviamente, una tragica fatalità. Nessun dubbio su una dinamica che invece fa acqua da tutte le parti.
Ma si sa. Chi tocca certi fili muore. O finisce per caso fuori strada. E sulle indagini cala subito il sipario.
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