Neofascismo: tali padri, tali figli

C’è una ragione per affermare che il Dna non è acqua, come la classe. Il motivo del confronto parallelo lo fornisce con sistematica puntualità il giovanotto che non si capisce perché il comico genovese, spalleggiato dal rampollo dei Casaleggio e dal televisivo Di Battista, continuano a designare candidato 5Stelle per la presidenza del consiglio, ovemai l’esito delle elezioni premiasse il populismo dei pentastellati. Allora, il Dna e la documentata trasmissione di specifici caratteri tra padre e figli. Luigi Di Maio ha esternato più volte frasi in sintonia con il padre, fervente nostalgico del fascismo. Da ultimo l’ammirata citazione di Almirante, “padre” dell’Italia post bellica con De Gasperi e Beringuer. Nei giorni scorsi, la frase razzista “La Raggi si occupa dei romani”, come se i migranti non fossero sottospecie umana. E ambigua l’assoluzione della sindaca, inerte e forse informata della violenza che la polizia avrebbe esercitato sui migranti di via Curtatone (ignobile la frase di un funzionario ai poliziotti in assetto antisommossa “e noi gli spezziamo un braccio”), ma anche bugiarda nello scaricare le responsabilità degli eventi di piazza Indipendenza alla Regione. La risposta del presidente Zingaretti: “Dei 161 milioni di euro stanziati siete riusciti a spenderne solo 40”.

Che si delinei empatia del movimento per la destra è oramai palese, al punto di ipotizzare alleanze elettorali con Salvini e accoliti. Ha un suo ruolo anche l’altro delfino del comico genovese? Nessuna sorpresa. Anche Di Battiista è figlio d’arte, del fascistissimo Vittorio, protagonista di chiassate alla “boia chi molla”, con insulti volgari rivolti a Franceschini nel corso del suo matrimonio e molto prima a D’Alema.

La pochezza del curriculum di Di Maio, confermata da ripetuti inciampi grammaticali, ha dell’incredibile. I vertici di 5Stelle lo hanno insediato sulla scanno della vicepresidenza della Camera in riconoscimento dei suoi “pregressi successi elettorali”: candidato al consiglio comunale di Pomigliano d’Arco ottenne la bellezza di cinquantaquattro voti e chi se ne intende sostiene che i parenti stretti sono più delle preferenze ottenute. Il rampantino Di Maio si presentò con la lista “Mas”, hanno raccontato in un documentato articolo Conchita Sannino e Concetto Vecchio. Mas è l’acronimo di Movimento audere semper, come il nome della squadriglia di Junio Valerio Borghese, mito della destra fascista.

     Il sigillo sulla più netta sterzata dei pentastellati a destra è politicamente nell’atteggiamento condiviso con Salvini contro l’accoglienza dei migranti e il no allo Ius soli. Prima ancora è nella scellerata decisone di candidare la Raggi a sindaca della capitale, ignorando i suoi trascorsi nello studio legale del condannato Previti e le amicizie pericolose con personaggi tirati dentro il sistema Campidoglio e finiti in galera.

 


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Un commento su “Neofascismo: tali padri, tali figli”

  1. Michele D'Onofrio ha detto:

    ho controllato sul sito del ministero dell’interno per le elezioni del 2000, 2005 e 2010 senza trovare la lista MAS tra quelle dei candidati a Pomigliano

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