DDL CONCORRENZA – LOBBY E INTOCCABILI RINGRAZIANO

Il governo spaccia per concorrenza norme di favore, scritte sotto diretta dettatura delle lobby, lesivi diritti dei consumatori, gettati nelle grinfie dei predatori di un far west denominato mercato. Con tali norme,si profila stangata di circa 150 euro a famiglia.

Elio Lannutti

Elio Lannutti

Il governo ha messo la fiducia sul cosiddetto d.d.l. spacciato per ‘concorrenza’, un feticcio che invece di tutelare i consumatori li penalizza, favorendo gli esclusivi interessi delle lobby del mercato, dall’Energia alla banche alle assicurazioni, che sotto il grave inganno del mercato libero, getta nelle grinfie dei predatori milioni di famiglie, che dovranno mettere in conto stangate tariffarie di circa 150 euro l’anno. Dalle Poste e comunicazioni, ai carburanti alle infrastrutture delle reti delle telecomunicazioni, passando per il caro assicurazioni (che difficilmente riusciranno ad ottenere i risultati sperati, di diminuzione delle tariffe RC Auto), agli ex monopolisti delle bollette che avranno mano libera di imporre alle famiglie piani tariffari senza alcuna limitazione, con l’abrogazione del mercato tutelato.
Come accertato perfino dall’Antitrust in un documento, i punti non affrontati, quello delle telecomunicazioni, dove “l’Autorità aveva evidenziato, tra l’altro, la necessità di procedere ad un riordino delle norme che prevedono l’istituzione di una pluralità di catasti delle infrastrutture delle reti di telecomunicazioni o ancora, all’eliminazione della necessità dell’autorizzazione per l’apertura di nuovi punti vendita finalizzati alla rivendita di quotidiani e periodici”. E ancora, nel settore postale “era stata evidenziata l’urgenza di procedere alla limitazione del perimetro e alla ridefinizione delle modalità di affidamento del servizio postale universale”. Anche sui carburanti “persiste la necessità di eliminare l’imposizione di obblighi asimmetrici per i nuovi entranti”.Il Ddl introduce infatti ulteriori voci di costo, per la gestione delle scatole nere e per l’ispezione dei veicoli senza prevederne un’adeguata copertura, senza raggiungere i risultati auspicati di maggiore mobilità tra le imprese, o allineare le tariffe facendole abbassare nelle zone a maggiore sinistrosità.
Norme scritte per le imprese e dalle grandi aziende come ad es. l’Enel, a danno dei cittadini, con un effetto contrario, un boomerang rispetto all’intento che sulla carta è appunto quello di promuovere la concorrenza, per favorire rendite di posizione ed accentuare le disuguaglianze, una legge a favore delle solite banche, assicurazioni e soprattutto gestori di energia elettrica, un atto ingiustificabile e servile per una legge tanto inutile e dannosa.
Le compagnie assicurative hanno ottenuto di poter fare sconti discrezionali a chi instaura la scatola nera, che in cambio di un piccolo abbuono, manda al macero il diritto inviolabile della privacy degli automobilisti soggetti a grandi schedature di massa anche per studiare, con i loro usi, comportamenti ed abitudini alla guida e nei loro itinerari, la loro propensione ai consumi di massa di attività turistiche, alberghiere, perfino su salute e morbilità. Tornano le penali mascherate per chi recede da un contratto di telefonia, in deroga al decreto Bersani del 2007 che aveva vietato di imporre qualsiasi tipo di spesa al consumatore che chiude il rapporto con un operatore. Il ddl concorrenza non parla di penali ma prevede la possibilità di far pagare le “spese relative al recesso o al trasferimento dell’utenza ad altro operatore”, con l’unico paletto che devono essere commisurate al valore del contratto e ai costi reali sopportati dall’azienda, ovvero ai costi sostenuti per dismettere la linea telefonica o trasferire il servizio, e comunque rese note al consumatore al momento della pubblicizzazione dell’offerta e in fase di sottoscrizione del contratto, nonché comunicate, in via generale, all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni”.
Se questa è concorrenza, perfino alcune forme di monopolio, appaiono meno lesivi dei diritti e degli interessi dei vessati e taglieggiati consumatori, che aspettano da anni i sacrosanti contrappesi per poter tutelare i propri diritti, nelle norme sulla class action, approvati nel giugno 2015 alla Camera ma bloccati al Senato da un governo complice dei predatori del ‘libero mercato’.


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