IL CASO VACCINI / MAI OBBLIGATORI. E COMUNQUE PRODOTTI DALLO STATO

Continua la bagarre sui vaccini. E continua la grande confusione in campo, che fa il gioco di chi vuol usare a tutti i costi il pugno di ferro circa la somministrazione dei vaccini, imponendone l’obbligatorietà come forse solo i nazisti sarebbero stati in grado di fare. S’è parlato addirittura di perdita della patria potestà per i genitori-obiettori, poi rientrata per ovvia demenzialità.

Ma la sostanza resta tutta. E forse non resta che cercare il filo di un ragionamento razionale, del quale s’è persa oggi ogni traccia.

Ferdinando Imposimato. In apertura una manifestazione NO VAX

Ferdinando Imposimato. In apertura una manifestazione NO VAX

Alla base del nostro ragionamento poggiano i motivi illustrati da un intervento di Ferdinando Imposimato, estremamente lucido, che riproponiamo a seguire. Non possono essere accusati di alcun reato i genitori che vogliono tutelare la salute dei propri figli: senza se e senza ma. Ed è del tutto incostituzionale una legge che imponga in via obbligatoria l’assunzione di farmaci che vanno invece utilizzati con estrema ponderazione e cautela. Altrimenti ci ritroviamo, di nuovo, con i metodi sbrigativi ma efficaci targati nazi.

Cerchiamo, comunque, di sviluppare quel ragionamento.

A nostro parere sono due i filoni-base. Tipo di somministrazione e qualità dei prodotti.

Sul primo fronte è ben noto che i vaccini non sono acqua fresca ma – senza entrare nel merito tecnico scientifico – si tratta di prodotti fondamentali per la salute umana e soprattutto per la prevenzione di tante malattie, ma da usare con gran cautela. Sono decine e decine i pediatri che da sempre – e anche oggi, nonostante i pericoli di radiazione – sostengono l’opportunità di somministrare i vaccini un po’ per volta, verificata con estrema accuratezza la possibilità di assunzione, le condizioni fisiche nel bimbo, spesso un neonato. Come può rispondere quel corpicino?

Vanno perciò usate non una, ma mille cautele nella somministrazione dei vaccini, studiando e analizzado caso per caso. A quanto pare, invece, i bimbi non sono altro che un gregge, da portare al mattatoio senza pensarci più di tanto. Anche stavolta vengono in mente le scene dei film sui nazi, ultimo e più bello tra tutti il “Saul” dove i corpi degli ebrei diventavano ‘stuke’, pezzi di carne, da portare al gassatoio e poi al forno crematorio.

Del resto, uno dei medici radiati di recente, Dario Miedico, ha sempre sostenuto questa tesi: “non sono affatto contrario ai vaccini, sono solo convinto che non si tratta di acqua fresca e vanno usati con grande rigore scientifico e estrema cautela”.

Un altro medico-contro, Antonio Marfella, per anni in prima linea nel denunciare l’escalation di tumori nella devastata “Terra dei Fuochi” in Campania, si batte soprattutto sul fronte della qualità dei prodotti. “Sono anche io del parere che i vaccini sono uno strumento imprescindibile nella lotta contro certe patologie ancora letali, ma sono dell’avviso che occorra garantire assoluta sicurezza e massima qualità dei prodotti che si vanno a somministrare, tenendo conto che chi li riceve sono creature di pochi mesi o di pochi anni. Per prevenire un male non puoi rischiare di causarne un altro”.

Antonio Marfella

Antonio Marfella

E’ il ragionamento che tira in ballo gli interessi di Big Pharma, il moloch farmaceutico, la più grande industria mondiale capace di condizionare i destini del mondo. Non a caso le aziende del farmaco hanno superato – per fare un solo esempio – l’industria delle armi e quella petrolifera nel finanziare le campagne presidenziali negli Usa, dando palate di miliardi di dollari sia ai demoratici che ai repubblicani, in un perfetto stile bypartizan.

Riprende il filo del discorso Marfella: “Ci sono paesi stranieri rispetto ai quali forse siamo un passetto più avanti, come Egitto e India, che producono i farmaci essenziali tramite aziende pubbliche. E’ noto che molto farmaci antitumorali là sono super testati e costano cento volte di meno che da noi, per cui tanti malati italiani sono costretti ad acquisti della speranza in quesi paesi. Mi chiedo allora: perchè lo Stato italiano, che vuol rendere obbligatori i vaccini, non pensa anche di produrli in proprio? Perchè non creare un’azienda di Stato, in un settore tanto delicato e strategico, affinchè da un lato la qualità sia super assicurata e dall’altro i prezzi vengano contenuti, in modo da sottrarsi alla morsa delle aziende private che fanno capo a Big Pharma?”.

Un ragionamento che non fa una grinza. Ci sono precedenti molto significativi, a tal riguardo. Quando ad esempio negli anni ’80 alcune aziende di Stato in Italia producevano emoderivati, altro prodotto essenziale per la salute, come ad esempio l’albumina. Perchè lo Stato, allora, si è sottratto ai suoi doveri e ha passato la mano ai privati?

Andrea Marcucci

Andrea Marcucci

E c’è oggi un altro caso che fa scuola. Proprio il colosso degli emoderivati di casa nostra, Kedrion che fa capo alla famiglia Marcucci (alcuni ex dirigenti sono sotto processo a Napoli per la strage del sangue infetto, il rampollo Andrea Marcucci è il più renziano dei senatori Pd, anche presidente della commissione Istruzione), è partecipato, al 12 per cento, dalla Cassa Depositi e Prestiti, la nuova Iri de noantri.

Sorge spontanea la domanda, anzi due. Come mai la Cassa Depositi e Prestiti ha deciso di investire in un’azienda, Kedrion, che non certo bisogno di aiuti pubblici a botte milionarie? E perchè, invece, non pensa di rilevare o partecipare oppure creare un’azienda di Stato in un settore tanto vitale quale la produzione di vaccini?

A quel punto, uno Stato con la S maiuscola e non uno staterello al servizio delle lobby, avrebbe tutta l’autorevolezza per ‘imporre’ l’uso dei vaccini, da assumere comunque con le già descritte cautele.

Uno Stato invece che ubbidisce ai diktat di Big Pharma, che la foraggia a botte di miliardi obbligando i cittadini a vaccinarsi, che cos’è se non uno Stato illegale? Fuorilegge? Al quale – in queste condizioni – non si può che disobbedire. Antigone insegna.

P.S. In guardia delle bufale mediatiche ormai propinate da tutti i media (tra quelli cartacei Repubblica e Corsera in pole position) e dai soloni della Medicina che – da perfetti Vate – sono gli unici dispensatori di Verità, stavolta in prima fila la senatrice e farmacista a vita Elena Cattaneo e il vaccinologo pret a porter Roberto Burioni.

 

DOPPIO SCHIAFFO ALLA COSTITUZIONE

Un grande magistrato della Corte di Cassazione, Giuseppe Corasaniti, a sostegno della mia posizione critica del decreto giugno 2017 mi ha segnalato la sentenza della Corte Costituzionale numero 14 del 22 giugno 1990, relatore lo stesso Corasaniti. Nella sentenza si dichiara la «illegittimità costituzionale della legge 4 febbraio 1966 n. 51 sulla obbligatorietà della vaccinazione antipoliomielitica, nella parte in cui non prevede, a carico dello Stato, un’equa indennità per il caso di danno derivante da contagio o da altra apprezzabile malattia causalmente riconducibile alla vaccinazione obbligatoria antipoliemielitica, danno riportato dal bambino vaccinato e da altro soggetto a causa dell’assistenza personale diretta prestata al primo».

Nella sentenza si afferma inoltre che «l’articolo 32 della Costituzione tutela la salute non solo come interesse della collettività, ma anche e soprattutto come diritto primario ed assoluto del singolo (Corte Cost. n. 88/1979), tutela che si realizza nella direzione di apprestare misure di prevenzione e di assicurare cure gratuite agli indigenti (Corte Costituzionale n 202 /1981). Laddove manchino provvidenze del genere, né sia dato ricorrere a forme risarcitorie alternative, la garanzia costituzionale di tutela della integrità fisica della persona risulta vanificata. Al riguardo nessuna previsione in tal senso è contenuta nella legge n 51 del 1966».

La manifestazione contro il decreto Lorenzin guidata in piazza Montecitorio da David Gramiccioli (in primo piano), direttore di Colors Radio

La manifestazione contro il decreto Lorenzin guidata in piazza Montecitorio da David Gramiccioli (in primo piano), direttore di Colors Radio

La pregevole sentenza redatta dal dottor Corasaniti afferma poi che «un trattamento sanitario può essere imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per le sole conseguenze che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario, e pertanto tollerabili». Ciò implica «il riconoscimento, per il caso che il rischio si avveri, di una protezione ulteriore a favore del soggetto passivo del trattamento. In particolare finirebbe con l’essere sacrificato il contenuto minimale proprio del diritto alla salute, se non gli fosse comunque assicurato, a carico dello Stato che dispone il trattamento obbligatorio, il rimedio di un equo ristoro del danno patito». «Se così è, la imposizione legislativa dell’obbligo del trattamento sanitario obbligatorio va dichiarata costituzionalmente illegittima in quanto non prevede una indennità come quella suindicata».

Ma poi, come si fa a dire nel decreto legge che non vi saranno maggiori oneri a carico della finanza pubblica se le vaccinazioni passeranno da quattro a 10? Il servizio Bilancio del Senato rileva che «la norma di copertura finanziaria tace, e non può farlo».
Non solo. La sentenza afferma che «il rimedio risarcitorio trova applicazione tutte le volte che le concrete forme di attuazione della legge impositiva di un trattamento sanitario, o di esecuzione del detto trattamento, non siano accompagnate dalle cautele o condotte secondo le modalità che lo stato della conoscenze scientifiche e l’arte prescrivono in relazione alla sua natura. E fra queste va ricompresa la comunicazione alla persona che vi è assoggettata, o alle persone che sono tenute a prendere decisioni per essa e o ad assisterla, di adeguate notizie circa i rischi di lesione o di contagio, nonché delle particolari precauzioni che, sempre allo stato delle conoscenze scientifiche , siano verificabili ed adottabili». Principio che è stato ripetutamente ribadito dalla Corte Costituzionale. Informazioni ai cittadini che sono del tutto mancate nel presente decreto legge, illegittimo.
Meno che mai la imposizione di trattamento sanitario obbligatorio può avvenire con il ricorso alla decretazione di urgenza, che toglie spazio alla discussione e voce alla opposizione, organo della sovranità popolare come la maggioranza: la Corte di è espressa in tal senso nel 2012 con la sentenza n. 22, che sul punto è tassativa. Ed invece in questo caso è mancata sia l’informazione che la procedura normale prevista dall’articolo 72 della Costituzione e si è fatto ricorso al decreto legge. Una grave duplice violazione della Costituzione da parte di un governo espressione di un Parlamento illegittimo che non poteva fare questa riforma.


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