Che c’entra la “Balena blu”? Chi ha scomodato il mite cetaceo per inglecizzarlo in “Blue Whale” e “giocare” con la morte di ragazzi e ragazze psicologicamente labili, vittime di un macabro plagio e come sentenzierebbero gli psicologi, fragilità incolpevoli, perché senza futuro o atterrite dalla progressione verso il nulla della Terra, minacciata dai Trump e affini che contrastano l’ambientalismo militante e fanno del pianeta un “morituri te salutant”, di chi la colpa? Manca il coraggio di ammettere che la frenesia dell’umanità di tecnologizzarsi ha reso più comoda la vita, ma al tempo stesso ha innescato pericoli di non poco conto. Stupisce e preoccupa il vuoto di programmazione per il futuro prossimo che nel comparto decisivo della produzione ha già avviato il processo di robotizzazione, destinato in tempi brevi a espellere dal lavoro milioni di uomini e donne. La tecnologia più sofisticata ha più volte evidenziato il pericolo dei pirati informatici e di super esperti capaci di condizionare le elezioni presidenziali americane, di entrare nelle “cassette di sicurezza” di governi, banche, politici, di ricattare obiettivi sensibili con la richiesta di riscatto per rientrare in possesso di dati riservatissimi. Con conseguenze devastanti, ladri di file dei cosiddetti “social” si appropriano di immagini e video hard e li immettono in circuito: uccidersi diventa in casi gravi la fuga dalla vergogna. Una madre disperata ha raccontato perché non accada più, della figlia quindicenne salvata dal suicidio in extremis. Indotta da un criminale via social la ragazza si sarebbe fatta ammazzare dalle ruote di un treno, distesa con la testa sui binari, per una morte da “eroina”. In parallelo i siti web sono veicolo di amplificazione del bullismo, di violenze fisiche e psicologiche in danno di giovanissime vittime. Più in generale, l’uso improprio dei media induce a emulazione soggetti influenzabili. Cos’altro è la tragedia dei femminicidi, lo sfregio con acidi del volto di giovani donne e cosa sono le stragi familiari di padri che sterminano moglie e figli, le rapine che costano la vita delle vittime? Non c’è un’incontestabile risposta alla disumanità di madri e padri che uccidono i figli. Ancora un caso: “Non mi ero accorta di essere incinta”, ha detto una donna che le prime indagini accusano di aver gettato dalla finestra il figlio appena nato. Si dovrebbe risalire a episodi precedenti per capire gesti così disperati. Senza andare oltre nel tempo, il caso di Cogne e di un pressing mediatico sulla madre omicida durato mesi, anni. Se abbia avuto ricadute in termini di emulazione non è provato, ma è possibile, alla stregua di altre decine di fatti di cronaca nera, dalle rapine eseguite in modo seriale alla lapidazione mediatica, via internet, di vittime designate.
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