Cucù! Il tesoro di Massimo Carminati si trova in Inghilterra, una buona parte del bottino di Mafia Capitale è a Londra. Da anni in fase di lavaggio, una perfetta inglish laundry capace di tirare a lucido quei danari, di sciacquarli che più bianco non si può.
Come mai solo adesso gli investigatori arrivano alla scoperta? Non c’erano evidenti segni da anni? Perchè non seguire con più tempestività piste che con grande evidenza già portavano dritti dritti nell’impero di sua maestà britannica? Mistero.
Ricostruiamo i tasselli del mosaico partendo dalla fresca inchiesta pubblicata dall’Espresso, “Carminati a Notting Hill – la cassaforte del Nero”. “Un articolo – viene precisato in calce – realizzato dall’Espresso in collaborazione con il centro di giornalismo d’inchiesta Irpi e il supporto del Journalismfund.eu”; per metterlo su si sono rimboccati le maniche addirittura in quattro, Cecilia Anesi, Lorenzo Bagnoli, Matteo Civilini e Giulio Rubino. Ecco il sottotitolo: “Case, ristoranti, società. E’ a Londra il tesoro del principale imputato di Mafia Capitale. L’Espresso ha ricostruito i percorsi dei soldi tra banche e off shore”.
ATTENTI A QUEI TRE
Due i personaggi chiave, i grandi amici di Massimo Carminati che fanno da fil rouge, o meglio noir, delle acrobazie riciclatorie in terra d’Albione, Vittorio Spadavecchia e Stefano Tiraboschi. Ma c’un un terzo personaggio che fa da sfondo, da autentico trait d’union, a big friend, oppure un camerata duro e puro, come preferite, per i due: il fondatore di Forza Nuova Roberto Fiore, che ha trascorso in contumacia svariati anni a Londra, dopo aver beccato in Italia una condanna a nove anni: un personaggio – come vedremo – di cui la Voce ha scritto più volte nel corso dell’ultimo, è il caso di dirlo, ventennio.
Torniamo ad alcuni passaggi clou dell’inchiesta griffata Espresso.
“L’ex estremista di destra (Massimo Carminati, ndr) per muoversi a Londra si appoggia a due vecchi amici e compagni di battaglie: Vittorio Spadavecchia e Stefano Tiraboschi. Entrambi già militanti in gruppi neofascisti attivi negli anni Settanta. I loro nomi ritornano nelle intercettazioni dell’inchiesta su Mafia Capitale ogni volta che si parla del forziere inglese”.
Vediamo allora il passaggio da Mafia Capitale. “In quel periodo – scrivono i pm capitolini – il Carminati si stava adoperando al fine di disbrigare le pratiche necessarie al rilascio del passaporto, avendo egli intenzione di partire alla volta di Londra per far visita ai propri sodali, compreso Spadavecchia Vittorio, residenti in loco” (pagina 275 dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari)”.
E poi: “Vanno richiamati, inoltre, i contatti londinesi garantiti dal latitante Vittorio Spadavecchia e di cui Fabrizio Testa (altro personaggio del quale scrive l’Espresso, ndr) si è servito per pianificare, unitamente ad Andrea Carminati, figlio di Massimo, investimenti economici di varia natura, come l’acquisto di un immobile e l’apertura di un locale di ristorazione” (pagina 671).
Ancora: “I contatti del suo diretto interlocutore (Carminati) con i latitanti all’estero (Spadavecchia), le sue disponibilità economiche, l’elevata probabilità che, se solo fosse concretamente ritenuta in condanna solo la metà dei reati contestati, la pena irrogata sarebbe elevatissima, sono elementi che costituiscono da un lato le condizioni che agevolano la sottrazione alla pretesa punitiva dello Stato, dall’altro costituiscono un potente movente al perseguimento di tale scopo”.
E’ invece nell’altra, più antica maxi inchiesta sulla Banda della Magliana (giudice istruttore Otello Lupacchini) che troviamo gemellati i nomi di Massimo Carminati e Stefano Tiraboschi. Per fare un solo esempio, nella verbalizzazione di un collaboratore di giustizia viene ricostruita la mappa di amici neri & sodali. Ecco il passaggio. “Non ho mai conosciuto Giuseppe Dimitri, pur avendo avuto occasione di sentirlo nominare da Carminati. Pur senza averlo conosciuto, ho sentito parlare spesso di Giorgio Vale, il quale, per quanto potei capire, era persona molto legata al Carminati. Neppure personalmente ho conosciuto il Cavallini, i fratelli Fioravanti e Francesca Mambro. Altro nome che sentii fare da Carminati era quello di Stefano Tiraboschi”.
Torniamo al reportage dell’Espresso e alla figura di Roberto Fiore. Così scrive il settimanale, che riscostruisce uno scenario di sangue e una sparatoria: “Con la paura di quella notte ancora fresca, Spadavecchia lascia l’Italia per non farci più ritorno. C’è chi è pronto ad accoglierlo. Nei primi anni Ottanta la capitale inglese era il rifugio preferito dei camerati ‘in latitanza preventiva’. Erano i tempi delle indagini sul terrorismo nero e sulla strage di Bologna. Ma a Londra, lontano dal clamore, Roberto Fiore, fondatore di diversi movimenti neofascisti e del partito Forza Nuova, aveva stretto accordi con gruppi di estrema destra inglese come la League of St George, aiutando decine di estremisti neri italiani in fuga. Fra i ‘neri in fuga’ c’era già chi poi sarebbe diventato il più stretto socio d’affari di Spadavecchia: Stefano Tiraboschi. Proveniente dal Fuan, l’organizzazione dei giovani universitari del Msi, aveva trovato nel gruppo londinese di Fiore un punto di riferimento ideologico e concreto per organizzare la sua vita a Londra. Arrestato nel 1981 da Scotland Yard, Tiraboschi doveva essere interrogato dalla polizia italiana per aver fatto parte del commando che il 15 marzo 1979 aveva svaligiato a Roma l’armeria Omnia Sport”.
Prosegue la ricostruzione dei quattro reporter: “Nel 1994 Spadavecchia e Tiraboschi aprono la loro prima azienda, la Action Accomodation. Il modello è quello della Easy London di Roberto Fiore che dagli anni Ottanta prometteva casa e lavoro a giovani italiani che volevano studiare inglese. Spadavecchia e Tiraboschi optano per offerte più di lusso ma il concetto rimane lo stesso: fatturare affittando proprietà, costruendo un impero”.
FIOR TRA FIORE
Passiamo ad alcuni vecchi articoli della Voce. Cominciamo da un’inchiesta sul tifo ultrà a Roma di aprile 2004 titolata “Eia eia ultrà”, sommario: “all’indomani degli incidenti all’Olimpico, riveliamo per la prima volta gli stretti legami fra ultrà della Lazio e della Roma e i gruppi neofascisti riconducibili al leader nero Roberto Fiore, neo alleato di Alessandra Mussolini”.
Nel corso dell’inchiesta veniva dato largo spazio a quanto scoperto da un sito di controinformazione inglese, Searchlight, specializzato nello scoprire connection nere. Ecco quanto raccontava il suo direttore, Garry Gable: “Una nostra grossa inchiesta ha cercato di ricostruire il vero e proprio impero economico messo su da Fiore, partendo da due sigle, Easy London a Roma e Meeting Point a Londra. Quello che siamo riusciti a documentare è comunque solo la punta dell’iceberg. Sono poi spuntate altre due società, Venaco Ltd e Berberry Ltd. Nelle nostre ricerche sui vari fronti societari ci siamo imbattuti in diversi nomi, come Vittorio Spadavecchia, sua moglie Tamara Pollock; e poi Stefano Tiraboschi, uno dei Nar”.
Quindi ben 13 anni fa Searchlight faceva già luce – è il caso di dirlo – sui rapporti neri tra Roberto Fiore e i due odierni bracci destri di Massimo Carminati per le sue operazioni di riciclaggio a Londra, dov’è acquartierato il tesoro di Mafia Capitale e, forse, anche parte di quello della Magliana.
Così continuava quell’articolo della Voce 2004: “Un’altra indagine ci ha portati ad un gruppo di proprietà ad Hackney, intestate ad un politico locale di estrema destra che è scappato alle Barbados con un bottino da 1 milione di sterline. L’uomo era collegato a Terza Posizione. Quelle proprietà sono poi passate a Fiore, a Massimo Morsello (altro Nar e tra i padri di Forza Nuova, ndr) e a un tale di nome Giancarlo Fabrice, che vive nel Surrey. La società messa su dai tre si chiamava Finpool Sa”.
Così continuava la ricostruzione di Garry Gable: “Un altro nome è poi quello di Mario Corsi, per anni responsabile di Easy London a Roma, legato agli hooligans laziali. Nella sola Londra Fiore ha circa 130 proprietà, Tiraboschi ha una catena di ristoranti in zone eleganti della città. Altri milioni di sterline provengono poi dai corsi di lingua, assicurazioni, tasse fasulle per la ricerca di lavoro”.
Così dettaglia oggi l’Espresso. “La coppia è attiva anche nel settore della ristorazione. Tiraboschi gestisce almeno tre ristoranti, di cui due intestati al fratello. Tre trattorie italiane, tutte situate lungo Kensington Park Road, accanto al famoso mercatino di Portobello”.
Nel 2004 una ‘catena di ristoranti’, oggi solo tre più tre trattorie: venti di crisi? Nel frattempo comunque Scotland Yard ci ha dato un’occhiata? E i nostri investigatori hanno pensato mai a una qualche controllatina?
Di Fiore, comunque, la Voce aveva scritto anche anni prima. E precisamente a novembre 1998, con l’inchiesta “Eravamo 4 amici al Nar” firmata da Fabrizio Geremicca e che parte dalla fuga in Inghilterra, dopo la condanna subita nel 1985 a 9 anni di galera. Una fuga con la ‘cassa’ del gruppo, secondo quanto all’epoca aveva denunciato il leader dei Nar, Valerio Fioravanti.
“Fiore trova rifugio in Inghilterra, dove tuttora risiede indisturbato. A Londra gestisce con altri ex camerati di Terza Posizione l’agenzia di viaggi Easy Going legata all’associazione Meeting Point. Con quali protezioni? Secondo il quotidiano inglese The Guardian – che riporta un’inchiesta del mensile Searchlight – Fiore e l’ex Nar Massimo Morsello prendono contatti in Libano con i servizi segreti inglesi. Siamo nel pieno dell’era tatcheriana: i due neofascisti forniscono informazioni e spiate circa i gruppi armati anche irlandesi che usano il Medio Oriente come base di addestramento per le loro azioni in Europa. In cambio, la Iron lady chiude entrambi gli occhi sulle richieste di estradizione invano avanzate dall’Italia”.
QUEL PRIMO CARMINATI
Il primo riferimento alla pervasiva presenza di Massimo Carminati a Roma risale a quasi un quarto di secolo fa. E’ infatti nel numero di novembre 1993 che in una cover story dedicata a connection massoniche e Banda della Magliana la Voce scrive: “Quando si parla di manovre in grande stile negli ultimi anni a Roma, c’è sempre di mezzo la banda guidata da Carminati e Diotallevi, con Calò e Carboni sullo sfondo. E non dimentichiamo il capitolo stragi”. Nomi che hanno poi fatto la malastoria d’Italia. E come mai – sorge spontanea la domanda – Massimo Carminati & C. sono sempre stati liberi e immacolati, con la possibilità di rivoltare se non l’Italia almeno la capitale come un calzino a botte di riciclaggi arcimilionari?
Da un bottino all’altro, eccoci ad uno più fresco. Ammonta infatti a 600 mila euro il fondo raccolto dalla Ue e destinato ad una sigla che raggruppa nazi & paranazi di tutta Europa, Alleanza per la pace e la democrazia (sic), AFP per i fans. Alcuni parlamentari europei si sono opposti a quella folle erogazione, e non si hanno notizie se lo stanziamento sia stato revocato o meno. Della truppa targata AFP faceva parte, of course, la Forza Nuova di Roberto Fiore e camerati.
Il movimento, a quanto pare, è ben vivo e vegeto e non ha problemi economici per organizzare summit. Come è successo, lo scorso febbraio, a Genova, quando la dinamica AFP ha radunato sotto i suoi vessilli la crema parafascista europea in occasione del meeting “For a Europe of Fatherlands – L’Europa delle Patrie”: fior tra fiori il capo di Forza Nuova, naturalmente, in compagnia del gemello britannico da una vita, Nick Griffin, ex numero uno del British National Party; e poi Udo Voigt, leader del Partito Nazionaldemocratico tedesco, un piccolo Fuhrer; e di Yvan Benedetti, a capo del Parti Nationaliste Francais.
Da rammentare i vecchi rapporti tra i forzanovisti di Roberto Fiore e i frontnazionalisti di Jean Marie Le Pen, il padre di Marine Le Pen, l’attuale candidata all’Eliseo. Così scriveva la Voce nel 1998: “In Europa Forza Nuova mantiene contatti con il Front National di Le Pen, con i neonazisti tedeschi del NPD, con gli irlandesi di Youth Defence, con gli inglesi di Third Position e con tutti quei gruppi che condividono la loro piattaforma politica”.
Al centro del programma, già allora, il blocco dell’immigrazione.
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