STRAGE DEL SANGUE INFETTO / I PROCESSI ULTRADECENNALI DI ROMA E NAPOLI. E I MEDIA SE NE FOTTONO

Strage del sangue infetto. I processi civili e penali del secolo, migliaia di morti, tutti fino ad oggi impuniti.

Arriva una prima, storica sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello civile di Roma. Immaginate, come sarebbe logico, aperture di prima pagina? Titoli cubitali? I Tiggì che lanciano la notizia? Macchè. Il silenzio più totale. Affinchè i morti siano uccisi per una seconda volta, murati nell’oblio.

Partiamo dai signori della carta, stavolta veramente straccia.

La caccia al tesoro comincia con la Repubblica, che infratta la notizia a pagina 16. Una trentina di righe praticamente invisibili, e un titolo che più asettico non si può: “Sangue infetto il ministero dovrà risarcire”. Riesce a far di più – ossia di meno, 19 righi – il Corriere della Sera, che titola il suo colonnino altrettanto infame “Sangue infetto lo Stato pagherà”.

Via internet poco altro. Dal Fatto quotidiano zero tituli e zero righe.

sangue2Un sonoro di 58 secondi sul sito della Stampa, dove vengono almeno fornite alcune cifre: “120 mila italiani hanno contratto malattie come Hiv ed epatite per trasfusioni di sangue infetto e assunzione di emoderivati tra il 1970 e il 1990. Per alcune centinaia di tali pazienti la Corte civile d’Appello di Roma ha decretato il diritto ad un risarcimento da parte del ministero della Salute. Circa 4.500 pazienti sono fino ad oggi deceduti”.

Qualche ragguaglio in arrivo dalla Adn Kronos, che ricorda la sentenza numero 2270 emessa dal giudice monocratito del tribunale civile di Roma, scaturita da una precedente sentenza di oltre dieci anni fa, ossia del 2006, appellata dal ministero della Salute: “Il Ministero – precisa l’agenzia – aveva fatto ricorso ritenendo che, essendo il danno legato a diverse trasfusioni, la responsabilità doveva essere delle Regioni, che hanno competenza in materia di salute. Secondo l’avvocato Marcello Stanca, legale di alcuni malati e presidente nazionale dell’Amev di Firenze,  è importante il fatto che sia stata ritenuta presente la responsabilità a partire dal 1979, stabilendo che sangue e emoderivati somministrati agli ammalati non rispondevano a requisiti di pulizia e igiene preventiva che avrebbero sicuramente impedito il contagio”.

LA STRAGE PENALE DA DIECI ANNI A NAPOLI

Sorge spontanea la domanda. Cosa succederà adesso al processo penale in corso di svolgimento da un anno a Napoli per la strage da sangue infetto? Potrà avere riflessi la sentenza civile pronunciata dalla Corte d’appello di Roma?

Commenta un avvocato: “secondo il buon senso dovrebbe averne di influenza, eccome. Ma sappiamo che il buon senso in giurisprudenza è una pura utopia, come ormai lo stesso senso di giustizia. Secondo i soloni, infatti, le due strade, penale e civile, marciano su binari perfettamente separati, qualcosa che è civilmente risarcibile può essere penalmente non rilevante, e anche viceversa. Fra l’altro ci sono, sovente sulla stessa questione, sentenze penali e civili che fanno a pugni. Poi ci sono i tempi di prescrizione, che sul penale fanno giustizia sommaria di tutto, ammazzando alla radice la ricerca della stessa verità processuale”. Sostanziale e storica a parte.

Aggiunge un altro legale: “nel civile devi dimostrare il danno subito, mentre nel penale devi dimostrare la responsabilità di chi quel danno ti ha procurato. Tanto è vero che l’interrogativo cardine al tribunale di Napoli adesso è di dimostrare il nesso causale fra trasfusioni killer o assunzione di emoderivati e insorgenza della patologia. Devi trovare quel nesso, anche temporale e poterlo attribuire a quel farmaco, prodotto da quell’azienda”. Una sorta di ago nel pagliaio, a tanti anni da quei tragici fatti.

Poi, un altro fatto clamoroso: mentre al processo civile di Roma il ministero della Salute è stato condannato al risarcimento, al processo penale di Napoli si è addirittura costituito parte civile!

Sì, incredibile ma vero, al processo che dopo un’attesa di bene 10 anni si è finalmente avviato nella primavera 2016 a Napoli, tramite l’avvocatura dello Stato il ministero si è costituito parte civile, quindi contro il suo ex dirigente Maximo dell’epoca, il re Mida della Sanità, Duilio Poggiolini,  quando imperava Sua Sanità Francesco De Lorenzo.

Francesco De Lorenzo

Francesco De Lorenzo

Un De Lorenzo che è miracolosamente riuscito a schivare il processo per il sangue infetto ed è invece incappato in una condanna definitiva a 5 milioni di risarcimento danni per la Farmatruffa, proprio in combutta con l’amico Poggiolini, condannato a risarcire lo Stato (per questione di lesione dell’immagine!) con altrettanti 5 miloni di euro. De Lorenzo ha dovuto scontare anche una condanna, lietamente trascorsa – all’epoca – ai servizi sociali, nella comunità di un altro amico, Don Gelmini.

Tornando a bomba, quindi, se a Roma il ministero è condannato e colpevole per una serie di omissioni & complicità, a Napoli miracolosamente si trasforma in una viola mammola, un giglio che più candido non si può.

Ma di altri prodigi è capace il processo napoletano, approdato come detto a Napoli dieci anni fa dopo uno start a Trento a fine dello scorso millennio, 1999, quindi una serie di defatiganti rinvii, cambi di capi d’imputazione, trasferimenti di sede e territorio e – ciliegina sulla torta – perdita di numerosi, strategici faldoni lungo il tragitto, fino allo stipamento, degli stessi faldoni, tra gli scantinati del centro direzionale di Napoli, alla mercè di topi, zoccole, roditori & predatori della foggia più varia.

 

GALEOTTI ? NO MASSAIE E STUDENTI

Già un prodigio alla prima udienza effettiva, maggio 2016, quando s’è celebrata la testimonianza di un Vate della Medicina, il super ematologo Piermannuccio Mannucci, un teste chiamato dal pm Lucio Giugliano e accettato sia dagli avvocati delle parti civili che da quelli della difesa, due papaveri del foro, Alfonso Stile (tra l’altro è l’avvocato delle Ferrovie dello Stato per il rogo di Viareggio) e Massimo Dinoia, in prima fila ai tempi della Mani pulite milanese.

Alfonso Stile

Alfonso Stile

Altro giglio immacolato, Mannucci, una verbalizzazione da far girare i defunti come trottole. Soprattutto sul fronte della

Massimo Dinoia

Massimo Dinoia

provenienza di quel sangue. Ha sostenuto Mannucci davanti al giudice monocratico Antonio Palumbo: “Sulla provenienza di quel sangue i dirigenti delle aziende mi hanno fornito le più ampie rassicurazioni. Mi dicevano che era tutto ok. Proveniva dalle massaie americane e degli studenti dei campus universitari, sempre americani”.

All’udienza dell’8 maggio è prevista la testimonianza di Kelly Duda, il regista americano che dieci anni fa, nel 2007, realizzò uno choccante docufilm, Fattore VIII, in grado di documentare la reale provenienza di buona parte di quel sangue: le carcerci dell’Arkansas, con una serie di complicità (e mancati controlli, of course) a livello internazionale. Da lì e da posti simili si rifornivano i Vampiri di mezzo mondo, le multinazionali del sangue, tra cui anche le società che fanno capo al gruppo Marcucci (capostipite Guelfo Marcucci deceduto a dicembre 2015) i cui ex dirigenti sono oggi sul banco degli imputati a Napoli.

Andrea Marcucci

Andrea Marcucci

Oggi quelle aziende fanno capo al colosso Kedrion che, grazie agli ottimi rapporti tra uno dei suoi patròn, il senatore Andrea Marcucci (il fratello Paolo è al timone del gruppo, la sorella Marialina si occupa di media e nel 2000-2001 fu coeditore della ‘povera’ Unità) con il premier Matteo Renzi, è riuscita a ottenere grosse commesse nella Russia di zar Puntin. “Il copione della fresca storia raccontata da Report sugli affari del gruppo Pessina in Kazakistan e l’ingresso nell’Unità: anche stavolta Renzi ha fatto da apripista”, racconta un cronista che ha lavorato nel quotidiano fondato – ahilui – da Antonio Gramsci.

Tornando a quel sangue infetto, ecco altre testimonianze circa la provenienza. Nel suo fresco di stampa “Non è un Paese per onesti”, scritto dall’ematologo e socialista anti Craxi nella Milano da bere, Elio Veltri, un intero capitolo è dedicato alla strage del sangue infetto, raccontata con l’emozione di chi l’ha vissuta. E Veltri sottolinea la circostanza che quel sangue, quegli emoderivati arrivavano senza alcun controllo, in modo indiscriminato, anche dai paesi africani.

La Voce, in un’inchiesta di 40 anni appena suonati, aprile 1977, scrisse di sangue proveniente dal Congo Belga, prelevato senza fregarsene più di tanto dalle truppe di casa Marcucci.

Elio Veltri

Elio Veltri

Perfino il Tg, in 40 secondi di notizia sulla sentenza della corte d’appello di Roma, fa cenno all’Africa come ad uno dei continenti di provenienza.

Però, il candido Mannucci queste cose non le sa. E dichiara – sotto giuramento – che quel sangue arrivava fresco fresco dalle massaie e dagli studenti a stelle e strisce!

Peccato che nessuno, nel corso dell’udienza, né gli avvocati né tantomeno il pm, abbiano fatto notare al giudice Palumbo che Mannucci fosse anche un teste in palese conflitto d’interessi: più volte consulente di Kedrion, Mannucci ha perfino potuto contare su un suo studio, con tanto di indirizzo mail, in quel di Barga, quartier generale del gruppo Marcucci. Partecipando poi a numerosi simposi nazionali e esteri, anche negli Usa, dove campeggiava – a corredo del suo nome – la spiegazione che si trattava di un docente in conflitto di interessi, essendo stato consulente di alcune aziende farmaceutiche, tra cui il gruppo Kedrion.

LE TRASFUSIONI / INFUSIONI KILLER 

Piermannuccio Mannucci

Piermannuccio Mannucci

Sulla provenienza di quel maledetto sangue ci sono state altre testimonianze che contaddicono in pieno quanto sostenuto da Mannucci. A partire da Eugenio Sinesio, che ha sottolineato – nel corso di una lunga verbalizzazione raccolta come di consueto da Radio Radicale – la totale assenza di controlli, all’epoca, e tutte le complicità e coperture a livello istituzionale.

Fino all’ematologo Enrico Magni, secondo il quale esiste un’ampia e risalente letteratura scientifica che documenta le attività border line delle aziende farmaceutiche, le quali hanno prelevato regolarmente sangue e suoi derivati da persone a rischio (carcerati, tossicodipendenti, gay), oppure persone prezzolate. Donatori, ha precisato, che potevano effettuare migliaia di donazioni, appunto prezzolate, all’anno.

Tenuto conto che per ottenere il ‘prodotto finito’ la tecnica prevede di ‘frullare’ migliaia e migliaia di donazioni (fino a 12-15 mila) è evidente quale bomba ad orologeria le stesse aziende farmaceutiche – e da noi il gruppo Marcucci in perfetto monopolio – abbiano innnescato nelle vite di cittadini e pazienti del tutto ignari di quel che stavano rischiando sulla propria pelle.

“Non avessero fatto niente, nessuna terapia, come ad esempio succedeva nei paesi dell’est Europa, cosa sarebbe successo?”, è stato chiesto a Magni. “Almeno non sarebbero morti. O non così”. Nel senso che la malattia avrebbe avuto il suo corso, ma la morte non sarebbe stata ‘chiamata’ grazie a farmaci (sic) che si sono poi dimostrati molto più rischiosi – e peggiori – della malattia stessa.

Un infettivologo, Giuseppe Cariti, ha puntualizzato a marzo alcuni dettagli circa dosi, assunzioni & tempi letali. “Ognuna delle trasfusioni era potenzialmente implicante ai fini della trasmissione del virus. In quegli anni lì si sapeva che arrivava dalla trasfusione di emoderivati”. Più sotto il profilo scientifico: “ci sono successivi fler epatici dovuti al fatto che il virus provoca questa necrosi, le transaminasi si alzano, e ogni volta che questa necrosi epatica guarisce, guarisce con una cicatrice che è la fibrosi che tende a peggiorare”. E da una trasfusione-infusione all’altra il quadro clinico peggiora progressivamente: “l’epatite C viene accelerata di molto ed è accelerata l’evoluzione in cirrosi. L’aspettativa di vita è di 5-10 anni dall’epatite cronica in evoluzione verso la cirrosi rispetto a 30-40 anni se è solamente mono effetto”.

E quante migliaia e migliaia di italiani sono stati uccisi in questo modo senza che lo abbiano mai saputo? E chi pagherà mai per quei crimini? Il ministero della Sanità con i risarcimenti?

E, sotto il profilo penale, assassini sempre a piede libero?

Dopo Roma, rieccoci a Napoli. La prossima udienza è fissata per lunedì 24 aprile. Ci saranno i media? O faranno anche stavolta ponte?

 

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