LOTITO – LONGARINI – BECCHETTI / ECCO IL TRIO MONNEZZA PER LA NUOVA LAZIO & C.

Calcio, grandi manovre. Non solo closing Milan e il giallo cinese che continua a tenere con il fiato sospeso mercati finanziari e tifosi rossoneri. Non solo l’altro giallo dello stadio di Tor di Valle a Roma, sparito dalle cronache dopo un mese di martellamento mediatico. Ora è la volta delle acrobazie in casa Lazio, e non solo: visto che i protagonisti sono tre pezzi da novanta come il finanziere d’assalto Francesco Becchetti, nipote del re delle discariche romane Manlio Cerroni; Simone Longarini, figlio di Edoardo Longarini, re degli appalti per case e infrastrutture; e proprio lui, il re di Scope & Vigilanze a Roma, il patròn della squadra biancazzurra Claudio Lotito.

Simone Longarini. In apertura Claudio Lotito e Francesco becchetti (a destra)

Simone Longarini. In apertura Claudio Lotito e Francesco becchetti (a destra)

Partiamo dalle novità. Ecco il report di un’agenzia di notizie sportive, Super News: “da qualche giorno la nostra testata sta riportando dettagli relativi a una indiscrezione attinta da fonti qualificate per la quale si sta attivando un risiko societario che coinvolge la SS Lazio di Claudio Lotito, la Ternana di Simone Longarini e il Latina Calcio, in gestione provvisoria fino al termine della stagione 2016-2017. Il risiko prevederebbe l’ingresso di Simone Longarini nell’azionariato della Lazio con l’obiettivo di un ruolo qualificato nell’organigramma. Poi, l’acquisizione del Latina Calcio da parte di Longarini, e l’ingresso nella Ternana di Francesco Becchetti, attuale proprietario del Leyton Orient”, una squadra della seconda serie inglese (finita anch’essa in crac) allenata fino a qualche mese fa da un ex calciatore della Lazio, Fabio Liverani.

 

PALLONE, CRAC & INTRECCI

Due squadre oggi nell’occhio del ciclone, Latina e Ternana. Ecco cosa scrive il Messaggero.Latina Calcio, il caso in Antimafia”. Viene precisato: “Due situazioni da monitorare per i tifosi del Latina: in commissione parlamentare le parole del procuratore FGIC Giuseppe Pecoraro (lo stesso ex prefetto di Roma che accusa i vertici della Juve per i rapporti con gli ultrà delle ‘ndrine calabresi, ndr), relative ai presunti contatti tra alcuni ex calciatori, esponenti della società e anche il tecnico con ambienti della malavita organizzata. Dall’altro la questione del fallimento: decisione rinviata, spuntano nuove cordate, in particolare quella che porta a Simone Longarini, con la Ternana che invece potrebbe interessare a Francesco Becchetti”.

Manlio Cerroni

Manlio Cerroni

Rieccoci a Super News, che dà gli ultimi dettagli sull’affare Ternana e le mosse di Becchetti. “Emissari di Becchetti – viene precisato – avrebbero avuto un abboccamento con il dottor Agostino Franci, custode delle quote azionarie poste sotto sequestro della quadra rossoverde, per verificare tempi e modi dell’eventuale dissequestro. Gli stessi emissari avrebbero avuto contatti diretti con operatori della Esperia Servizi Fiduciari spa, società di private banking del gruppo Mediolanum che detiene il 49 per cento della Sviluppo Editoriale srl, sigla che a sua volta possiede il 57,3 per cento della Ternana. L’intento di Becchetti – conclude il report di Super News – sarebbe quello di far leva sulla volontà della fiduciaria di valorizzare un bene che non ritiene strategico, ossia le quote della Ternana, e di rilevarne il 20 per cento del pacchetto azionario mettendo sul piatto 1 milione di euro”. Una vera giungla di sigle, quote, piste societarie.

Tanto per mettere altra legna sul fuoco, aggiungere scatole a scatole più o meno cinesi, e completare il quadro, eccoci ad un’altra cronaca, stavolta firmata da Lorenzo Pulcioni, per cercare di ricomporre i tasselli impazziti del puzzle.

Si parte dall’ex presidente della Ternana, un fedelissimo di Cerroni, ossia Francesco Zadotti, il quale “due anni fa veniva travolto dall’inchiesta ‘Vento di maestrale‘” e quindi fu costretto a passare il testimone di numero uno a Simone Longarini, un altro amico. Il quale, a sua volta, comincia a guardare oltre gli stretti confini della Ternana, e punta al Latina e, udite udite, alla Lazio.

Qui l’intreccio si fa serio – scrive Pulcioni – e si focalizza sullo stretto legame tra Longarini e Lotito: “Un legame che parte da lontano, quando i due furono soci di un raggruppamento temporaneo di imprese in un appalto per la ristrutturazione di un ospedale di Roma ai tempi di Storace governatore. Il patròn biancoceleste si occupa di servizi ospedalieri e guardiania di discariche e inceneritori. Da qui l’interesse per l’inceneritore di Maratta e le cementerie riconvertite di Spoleto e della provincia di Macerata. Il decreto Sblocca Italia prevede infatti lo smaltimento di migliaia di tonnellate di rifiuti in Umbria e Terni da sola non basta”.

Continua il report: “Tornando a bomba, Longarini non a caso ha cominciato a manifestare segni di insofferenza verso la classe politica ternana. E il fatto che il Latina abbia aderito al concordato un giorno prima del fallimento rende il club pontino acquistabile a un prezzo ragionevole. A Terni c’è un inceneritore bloccato e zero possibilità di business immobiliare, a Latina ci sono spazi e possibilità nel settore dei rifiuti e in agricoltura. Oltre a questo – continua – Longarini punta a entrare nella Lazio e a diventarne il direttore generale. Con una squadra in ogni categoria (Lazio in serie A, Latina in serie B e Ternana il Lega Pro) non ci sarebbero problemi. Un’eventuale retrocessione del Latina complicherebbe i piani, ma a quel punto Longarini potrebbe dirottare le sue attenzioni sulla Salernitana, di proprietà sempre di Lotito”.

 

I BUSINESS ALBANESI DI ANTENNE, DIGHE & MONNEZZE

Ben note le performance di Lotito fra due settori border line come imprese di pulizie & vigilanze – la Voce scrisse alcune inchieste anni fa – passiamo direttamente agli altri protagonisti della story, Becchetti e Longarini.

Antonio Caprarica

Antonio Caprarica

Partiamo dal primo, il fondatore della mitica Agon Channel finita in crac (ora le frequenze sono passate a un misterioso Canale Italia) eppure lanciata con la fanfara, al seguito star del calibro di Sabrina Ferilli e Antonio Caprarica, l’ex inviato Rai a Londra costretto ad arrabattarsi in una tendopoli tra le discariche albanesi, in perfetto stile Fantozzi. Inseguito da creditori, investigatori e un mare di carte bollate, Becchetti riparò a Londra, per una comoda latitanza: un fazzoletto bianco, per lui, lo ha sventolato un anno fa ICSID, ossia il tribunale arbitrale internazionale, con la decisione che il maxi contezioso con l’Albania andava mitigato, revocati i provvedimenti che avevano provocato il sequestro di beni e conti correnti. E così, quatto quatto, il nipotino del Cerroni ha potuto ricominciare a far capolino dalle nostre parti.

E pensare che i capi d’imputazione nei suoi confronti erano da novanta. Appropriazione indebita, riciclaggio di danaro, evasione fiscale e falsificazione di documenti: da far invidia ad Al Capone. Nella rete degli inquirenti albanesi erano finiti diversi componennti della band: la madre, Liliana Condomitti, socia del figlio in quasi tutte le società, il braccio destro Mauro De Renzis, accusato anche di ‘contrabbando di beni’, nonché due sodali indigeni, come Erjona Tropilini, collaboratrice e socia di Becchetti in alcune imprese, e Stavri Peci, direttore tecnico di una delle creature dell’impero Becchetti oltre Adriatico, la Kalivac Green Energy, KGE per gli aficionados.

Secondo le accuse dei magistrati albanesi, tutto l’affaire aveva inizio proprio da KGE, società veicolo per realizzare la faraonica diga – la più grande d’Europa – che Becchetti sogna, un impianto da 80 megawatt lungo il fiume Vjosa.

Sabrina Ferilli

Sabrina Ferilli

Un affare che viaggia tra palate di milioni, sigle misteriose e la complicità di importanti istituti di credito, come Deutsche Bank; e in un intricato scaricabarile fatto di continui contenziosi giudiziari creati ad arte per drenare risorse pubbliche. Altra sigla al centro del business Energij, che fa capo alla famiglia Becchetti, come del resto la società di controllo, Costruzioni srl, riconducibile alla dinamicissima madre, lady Condomitti.

Ecco cosa ha scritto il Fatto in un articolo di metà dicembre 2015 dedicato alla mitica diga: “i lavori non sono mai stati conclusi. L’impresa è al cento per cento controllata da Hydro srl, che a sua volta dal 2007 al 2013 è stata per il 55 per cento di proprietà della holding di famiglia Becchetti, Energy Group Beg spa, e per il restante 45 per cento della Deutsche Bank. Oggi appartiene solo a Beg”, che vede brillare nel suo parterre azionario il 10 per cento delle quote intestate a zio Manlio Cerroni, il re di Malagrotta. Compagno di merende del nipote una dozzina d’anni fa a Kashadra, dove i due avrebbero voluto metter su una discarica, mister Cerroni è anche socio di Albania Beg, il ramo albanese di Becchetti Energy Group.

Così continuava il Fatto: “Lo schema di riciclaggio di danaro, continua l’accusa, poggia su altre società albanesi, Fuqi e Agon Set, la proprietaria di Agon Channel. Cable System, 400KV, Investiment e Rinovueshme, dal canto loro, non avevano nessuna reale attività economica e servivano solo da tramite per veicolare il danaro su AgonSat”.

Acque e bufere passate, visto che l’inchiesta albanese si è persa tra le nebbie, il tribunale internazionale di tutti gli arbitrati dichiara la tregua e ora Becchetti è libero come un fringuello. E ha la possibilità di planare, con l’amico Simone Longarini, sui cieli romani dell’altro amico, Lotito. E caso mai con l’assistenza tecnica di ‘O Zio, mago Cerroni…

 

QUEL BINGO MILIARDARIO GRAZIE AD ANTONIO DI PIETRO…

Finiamo il giro a casa Longarini. Dove Simone è intenzionato a coronare il sogno della sua vita, entrare nel team laziale. E dalla porta principale. Secondo i bookmakers, infatti, nel mirino c’è la poltrona di direttore generale, occupando il posto di Igle Tare, guardo caso albanese. Ma anche quella di socio, potendo contare su una grossa liquidità di famiglia.

Antonio Di Pietro.

Antonio Di Pietro.

Il padre ed eterno patròn dell’Ancona Calcio, il re del mattone marchigiano e non solo, Eduardo Longarini, è infatti in attesa di un cadeau stramiliardario dallo Stato. La bellezza di quasi 2 miliardi di euro derivanti da un mega arbitrato per alcuni mai eseguiti ma fortunatissimi appalti. Della vicenda ha più volte scritto la Voce in alcune inchieste, oggetto anche di una interrogazione al calor bianco della parlamentare pentastellata Donatella Agostinelli e pochi giorni fa di un intervento sulle frequenze di Colorsradio dell’ex parlamentare Pd Eugenio Duca, una vita in prima linea per denunciare gli sperperi nell’amministrazione pubblica. In basso potete leggere sia la prima inchiesta della Voce che l’interrogazione di Agostinelli e altri 5 Stelle.

In soldoni, alcune società di casa Longarini, portabandiera la Adriatica Costruzioni, reclamano palate di milioni per lavori decisi dallo Stato e mai svolti negli anni ‘90, relativi a ricostruzioni dall’Irpinia alle Marche. Da un contenzioso all’altro arriviamo nel 2007, quando sulla poltrona di ministro delle Infrastrutture siede Antonio Di Pietro.

Ignazio Messina

Ignazio Messina

Il quale, per risolvere l’annosa querelle, pensa bene di chiedere un arbitrato. Che – come l’avvocatura dello stato aveva ampiamente previsto – perde. Uno dei tre arbitri è Ignazio Messina, avvocato, ex portaborse di Di Pietro e dallo stesso nominato segretario di Italia dei Valori.

Non è stato preso a calci in culo per la clamorosa debacle, Messina, ma addirittura premiato con una parcella milionaria.

Mentre Longarini è ora in attesa del saldo, 1 miliardo e 900 mila euro, esborso in grado di decretare la bancarotta del ministero delle Infrastrutture: il quale dovrà chiudere tutti i cantieri per le ferrovie secondarie, mandando a casa migliaia di lavoratori. Grazie a Di Pietro e al suo arbitro-maggiordomo.

Ma tutto questo i media di casa nostra non lo sanno…

 

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SU LOTITO:

Voce mar 2011art voce mag 2011

 

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SUL CASO LONGARINI

DI PIETRO COME SCHETTINO – L’ARBITRATO CHE AFFONDA IL PAESE –  13 luglio 2015

 

Caso Voce/Zinni-Di Pietro – La solidarietà di Aldo Giannuli – 19 luglio 2015

 

DI PIETRO – LO STATO PERDE, MESSINA INCASSA – 15 aprile 2015


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