Un cittadino si reca presso un presidio delle forze dell’ordine per denunciare continue effrazioni alla sua automobile. Ha in mano un esposto, contenente la descrizione dei fatti, con tanto di manomissioni finestrino per finestrino, sportello per sportello, tergicristallo per tergicristallo. E nell’esposto c’è la traccia di un ‘sospetto’.
Osserva l’ispettore: “Così non va bene. Si becca una denuncia per calunnia”.
“Calunnia di che?”
“Anche se non fa il nome si capisce chi può essere, dice la sua professione e dove abita”.
“Ma non dite di collaborare?”.
“Dipende come”.
“Ma se faccio la denuncia almeno posso spiegare come stanno i fatti?”.
“Guardi, metta una web cam”.
“Una che?”.
“Una web cam”.
“Per fare cosa?”.
“Per filmare quanto succede”.
“Ma cosa metto io una web cam?”.
“Allora niente”.
“Ma non saprei neanche come fare, e poi chi me la dà, chi me la paga?”.
“Niente”.
“Non ho speranze che qualcuno venga interrogato, che qualcuno indaghi su quello che mi sta succedendo da un mese?”.
“E che facciamo, chiediamo ai vicini e che ci raccontano, che sono stati loro? Lasci perdere”.
Napoli. Storie di ordinaria giustizia.
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Un commento su “MALA NAPOLI / E METTITI UNA WEB CAM !”
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Per un’etica delle immagini.
Il titolo Mala Napoli e l’accostamento al solito vetro rotto con una Vela di Scampia sullo sfondo…
Ma il contenuto dell’articolo non tratta affatto del quartiere a nord di Napoli.
Nella società delle immagini il messaggio sottinteso è Mala Napoli = Scampia…
Eppure il buon giornalismo dovrebbe fare attenzione non solo alle parole ma anche alle foto che vengono proposte!