Palma connection a Milano. Un regalo dell’Isis? Una africanizzazione spinta proprio al cospetto della Madunina? Insorge la Lega, che preferisce i ciliegi (ma c’è sempre un Kiarostami su sfondo iraniano), imbufaliti gli esteti, incavolati gli ambientalisti. Gli interrogativi spuntano come funghi: se sono palme a tempo chi e quando le rimuoverà? E a che costi?
A proposito di cifre, il Comune – fanno sapere a palazzo Marino – non avrebbe tirato fuori un euro, anzi dovrebbe intascare una sommetta da 200 mila euro e passa in due comode rate, una prevista per quest’anno e una per il 2018. A sborsarla una sigla americana, Starbucks, che sola soletta ha partecipato ad un bando di gara sul tema “I giardini milanesi tra XX e XXI secolo”. Un progetto, viene dettagliato, “che ha una durata fino al 31 dicembre 2019. I costi sono relativi alla manutenzione dell’aiuola davanto palazzo Carminati. Starbucks può anche decidere di cambiare palme e banani con altre essenze, ma comunque dovrà sempre avere l’approvazione della Sovrintedenza e anche del Comune”. In sostanza, la compagnia a stelle e strisce, in questo modo, si fa pubblicità. Poco importa se prendendo a calci ogni brandello di buon gusto e rimasugli di estetica.
Anni fa, una dozzina, al Policlinico partenopeo, andò in onda la sceneggiata del proliferare di palme. Doveva sborsare una bella cifra di fondi pubblici, l’Asl 1 di Napoli, per abbellire gli esterni ospedalieri, visto che degli interni – a partire dai gironi spesso infernali targati Cardarelli – è meglio non parlare. Comunque un maquillagare, pensarono allora i vertici sanitari, non fa mai male. Anche per lo spirito. E l’allora timoniere, Domenico Pirozzi, venne ribattezzato il “Domenico delle Palme”.
Tornando a Milano, fra i grattacapi del sindaco Giuseppe Sala non c’è solo il bubbone della Piastra per l’Expo, con una Procura impegnata nel seguito delle indagini (ancora quattro mesi circa), ma anche un ramo d’inchiesta – è il caso di dire – che riguarda proprio un appalto verde. Ecco cosa hanno scritto le cronache un paio di mesi fa, fine dicembre 2016: “C’è poi l’appalto per 6 mila alberi da piantare nel sito. La fornitura viene affidata senza gara alla Mantovani (che già si era aggiudicata la maxi commessa per la Piastra da 146 milioni di euro, ndr) nel luglio del 2013 per 4,3 milioni, 716 euro a pianta. Quattro mesi dopo la Mantovani stipula un contratto di subfornitura con un’impresa vivaistica per 1,6 milioni di euro, 266 a pianta. Dietro la scelta di Expo ci sono ancora una volta motivi di urgenza, ma gli alberi, alla fine, vengono piantati solo nell’autunno del 2014”.
Dopo le patate bollenti romane, eccoci al verde alla piastra.
Ma su Expo, Sala & sull’inchiesta rovente della procura milanese è calato il più assordante silenzio mediatico. Le palme fanno più audience…
Nella foto la piantumazione delle palme in piazza Duomo a Milano
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