BANKITALIA: LA FARSA DELL’EDUCAZIONE FINANZIARIA

Elio Lannutti

Elio Lannutti

Dal famigerato decreto Governo-Bankitalia, del 22 novembre 2015, che ha espropriato i risparmi di una vita a 130.000 famiglie di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, al quale è subito seguito il crac di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, con 210.000 famiglie coinvolte nei comportamenti fraudolenti dei banchieri bruciando circa 20 mld di euro, i risparmiatori sono stati accusati di essere speculatori, avidi investitori, e perfino analfabeti funzionali, come affermato dal Governatore Ignazio Visco, per scaricare le evidenti responsabilità e gli omessi controlli nella vigilanza preventiva di Bankitalia e Consob.

L’accusa ai risparmiatori di Visco, dall’alto del suo dorato stipendio e pensione che non si cumula, che ha ingiuriato ancora una volta i risparmiatori italiani, specie le 130.000 famiglie vittime del decreto salva banche e 210.000 famiglie frodate dalle banche venete, di essere ‘analfabeti funzionali’ perché non sufficientemente esperti di prodotti finanziari truffaldini, proponendo l’educazione finanziaria come rimedio, alla stessa stregua di uno scippato vittima dello strappo o di un rapinato a mano armata, accusato di non avere la guardia del corpo, la licenza di porto d’armi o di non aver frequentato un corso di arti marziali, è stata subito recepita da parlamentari subalterni, che hanno fatto approvare un emendamento urgente per l’educazione finanziaria, nel decreto ‘salva banche’ che eroga 20 mld di euro a Mps e socie.

L’introduzione di norme per la promozione dell’educazione finanziaria, è stata subito salutata come la soluzione ai problemi di truffe e frodi sistemiche, avvenute all’interno del sistema bancario con il concorso dei controllori, analogamente a ‘Patti Chiari’, sito Abi  (Associazione Bancaria) giudicato fraudolento da sentenze risarcitorie, chiuso dopo aver imbrogliato per oltre un decennio, migliaia di investitori indotti ad acquistare bond  bancari truffaldini bollinati come sicuri, invece dei più solidi titoli di Stato, sconsigliati come ad alto rischio dalla narrazione dei banchieri, subito recepita da solerti parlamentari, per avviare: la “Strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale”, ponendo in questo modo un argine all’analfabetismo finanziario per cui l’Italia è in notevole ritardo”.

Adusbef ancora una volta, è costretta a fare chiarezza, smontando l’entusiastica ed auto assolutoria narrazione della Banca d’Italia sull’educazione finanziaria, come antidoto a truffe e frodi sempre più presenti in un sistema bancario che continua a spacciare, anche in queste ore, con pressioni inaudite e minacce di sanzioni per gli inadempienti che non raggiungono i budget prefissati, prodotti fraudolenti e pericolosi alla clientela, con sistemi incentivanti e premi di risultato per i dirigenti più obbedienti.

Risalgono infatti ad oltre 10 anni fa, progetti di ‘educazione finanziaria’, imposti da Bankitalia a cominciare dal memorandum firmato da Mario Draghi nel 2006, attivato in via sperimentale in sole 3 regioni (tra cui il Veneto sic !), ribadito nel 2007 con un protocollo d‘intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) per la realizzazione del progetto “Educazione finanziaria nelle scuole”, volto a inserire l’educazione finanziaria nei curricula scolastici con modalità interdisciplinari, a tutti i livelli di istruzione.

La Banca d’Italia, la Consob, la Covip, l’Isvap e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato hanno sottoscritto il 9 giugno 2010 un Protocollo di intesa in materia di educazione finanziaria finalizzato a promuovere e realizzare iniziative congiunte, rafforzare gli strumenti di cooperazione reciproca già esistenti e  coordinare attività future. L’intesa tra le cinque Autorità muove dalla consapevolezza dell’importanza dell’educazione finanziaria nel realizzare le esigenze di tutela dei cittadini che utilizzano servizi bancari, finanziari, previdenziali e assicurativi, e dal convincimento che un diffuso livello di conoscenza sui temi finanziari sia in grado di apportare benefici alla stabilità finanziaria e alla società nel suo complesso. Le Autorità, quale prima iniziativa da attuare congiuntamente in base al Protocollo,  predisporranno un portale web comune per presentare in forma organica tutti i materiali educativi e i supporti tecnici già esistenti e curarne il successivo sviluppo. Il testo del Protocollo, consultabile sui rispettivi siti Internet delle cinque Autorità che lo hanno sottoscritto (Banca d’Italia: www.bancaditalia.it; Consob: www.consob.it; Covip: www.covip.it; Isvap: www.isvap.it;  Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: www.agcm.it.

Tutti questi protocolli per l’educazione finanziaria, solennemente sottoscritti come fumo negli occhi, non sono serviti ad evitare la rovina economica a 340.000 famiglie di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, BpVi (regalate come premio ad Ubi Banca ad 1 euro con la dotazione fiscale di 600 milioni di euro !), CariFerrara, Veneto Banca, risparmiatori truffati anche con il ricatto dell’obbligo di acquistare le azioni, pena la mancata concessione di prestiti, mutui, fidi, finanziamenti, quando bastava il semplice rispetto dell’art.2358 del Codice Civile, che vieta tassativamente di erogare finanziamenti per acquistare azioni delle banche socie, dimostrano che è Bankitalia ad avere bisogno di un programma di ‘rieducazione finanziaria’.

La stessa Bankitalia, che  vorrebbe ricollocare i suoi 7.000 dipendenti, che costano di  800 milioni di euro l’anno, come ‘maestri di vita’ nelle scuole per l’educazione finanziaria, facendo concorrenza agli insegnanti che guadagnano 1.400 euro al mese, o come ‘operatori turistici’ con visite guidate, facendo concorrenza al Fai (Invito al Palazzo), utilizzando direttori che arrivano a guadagnare anche 25.000 euro al mese, come dimostrazione lampante del fallimento della vigilanza con necessità ed urgenza di una robusta ‘rieducazione’ al rispetto di semplici  norme di legge, per prevenire truffe e frodi ai danni dei risparmiatori.

 

Nella foto la sede della Banca d’Italia a Milano


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