L’Italia dei guazzabugli non risparmia neppure il rischio che l’onda qualunquista incombente su mezzo mondo spalanchi le è porte a rigurgiti del “ventennio”. Alla legge Scelba (1952), esplicita nel condannare conati di fascismo, ha risposto con dubbi e titubanze la Corte Costituzionale, tirata dentro la questione da ricorsi fondati sull’articolo 138 della Costituzione italiana. L’alto organismo giuridico non ha mai esplicitato un suo risolutivo parere, in nome di un pilatesco e in questo caso pericoloso rispetto della libertà di manifestazione del pensiero. La legge Scelba prevede sanzioni detentive per i colpevoli del reato di apologia, più severe se il fatto riguarda idee o metodi razzisti o se è commesso con il mezzo della stampa. La pena detentiva è accompagnata dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. E chiarisce che il reato si configura “Quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.” Chiunque, pur distante dalla dialettica politica, può mettere in fila i casi che rientrano in questo quadro di attività eversive, razziste e apologetiche dl fascismo. Ne elencherebbe a decine, ma basterebbero gli episodi di piazza dei neofascisti di Casa Pound, gli striscioni e i manifesti inneggianti a Mussolini, le adunate all’insegna del saluto fascista, i cori razzisti delle tifoserie di destra, come quella laziale, famigerata. Cos’altro sono l’invocazione di un “uomo forte” firmata Salvini, le aggressioni fasciste a uomini e donne omosessuali e più sottilmente, la destra mascherata, fautrice di regimi autoritari nel chiuso dei luoghi protetti da orecchie indiscrete, tatticamente elusivi in pubblico e non sempre. A dimensione internazionale fascismo e razzismo si coniugano in quanti sono solidali con Trump, Erdogan, i governi di Polonia, Ungheria, e affini che provano a introdursi nella Comunità europea per farla sterzare a destra, la britannica May e la francese Le Pen, secessioniste e fanatiche portatrici di un nazionalismo autarchico, da potenziare per successive sopraffazioni espansioniste. La nebulosità della giurisdizione in materia di neofascismo ha ricadute spaventose. Una significativa riflessione di Paolo Di Paolo (la Repubblica, 13 Febbraio) mette brividi di paura vera in chi la legge. I post sulla pagina social “Giovani fascisti”, bloccata e riaperta: “Buon sabato fascista, camerati”, scrive uno di loro (probabilmente il giovane leader) rivolto a circa settantamila iscritti. Un video con i discorsi di Mussolini riceve commenti del tipo “Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per questa Italia. Se tu fossi qui, ora! Onore a te Duce. A noi” Alla sintesi farneticante di queste frasi viene sa associare automaticamente le purghe con olio di ricino, i manganelli, l’esilio dei dissidenti, le lettere dal carcere di Gramsci, la tragedia dell’alleanza con il nazismo hitleriano, il disastro della seconda guerra mondiale. Non sarebbe dovere dell’Italia e per essa della Corte Costituzionale pronunciare un verdetto che stronchi sul nascere le suggestioni delle giovani generazioni per una riedizione delle pagine nere vissute dal nostro Paese sotto l’insegna nefasta del fascio?
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