E’ un 25 aprile davvero speciale, probabilmente unico in Italia, quello che si celebra quest’anno a Nocera Inferiore. La straordinarietà dell’evento si deve anche alla passione, alla professionalità e alla tenacia delle archiviste guidate dalla neuropsichiatra Giuseppina Salomone, presidente della Fondazione Onlus CeRPS. Il suo team quest’anno ha lavorato per andare alla ricerca dei ricoverati in quel manicomio negli anni della Resistenza, scoprendo che parecchi, fra loro, erano antifascisti scampati alle persecuzioni.
C’è la storia vera di Ippolita Santarcangelo, una donna di Bari ricoverata fra le mura di quel nosocomio perché aveva scritto e manifestato contro Mussolini. Scopriremo anche quella di Bernardo Melacci, un anarchico di Foiano della Chiana, in provincia di Arezzo, che dopo anni di carcere e di confino viene rinchiuso prima ad Aversa, poi al Bianchi e, infine, a Nocera, dove muore nel dicembre 1943. Bernardo, operaio, che aveva conosciuto lo scrittore partigiano Errico Malatesta, nei lunghi anni di carcere e di manicomio non ha mai perso i sentimenti, gli affetti familiari e, soprattutto, i suoi ideali di libertà, di lotta contro il regime.
«Ha lasciato – ci dice Pina Salomone – una gran quantità di scritti. Sono stata a Foiano della Chiana, dove l’ANPI mi ha messo a disposizione tutti i documenti su di lui». Scritti tanto emozionanti che il maestro Francesco Gafforio ne ha tratto un testo teatrale nel quale interpreta, appunto, Bernardo Melacci.
L’aspetto davvero interessante è anche la minuziosa ricerca d’archivio fatta con la sezione dell’ANPI Nocera-Pagani per quanto riguarda i partigiani di Nocera Inferiore; infatti ne sono stati ritrovati ben 38, riconosciuti come tali. «In genere – spiega la professoressa – sono militari che dopo l’8 settembre del 1943 hanno aderito alla guerra partigiana, alcuni fra loro sono stati uccisi in rappresaglie o combattimenti e vengono anche ricordati anche nei luoghi in cui sono morti, come Cuneo e Verona. Altri hanno combattuto in Jugoslavia o in Albania, sempre con i partigiani». «E’ un lavoro che porteremo ancora avanti – annuncia la dottoressa Salomone – perché tanti fra loro non hanno poi richiesto nulla, né diffuso il loro contributo».
Basti considerare che «nell’archivio del manicomio, consultando solo il registro degli ammessi uomini dal 1936 al 1945, sono stati ritrovati 80 ricoverati antifascisti, provenienti dalle isole Tremiti, da Ventotene, dai campi fascisti in Campania. Di essi 30 non avevano patologie psichiatriche e uno aveva simulato la malattia per sfuggire alle persecuzioni fasciste». Tutto questo perché «i ricoveri in manicomio erano favoriti dalla legge del 1904 e dal codice Rocco del 1931, che per gli oppositori del regime prevedeva anche l’internamento in manicomio».
IL PROGRAMMA
Veniamo ora al fitto programma delle celebrazioni per l’appuntamento del 25 aprile a Nocera Inferiore.
Come i lettori possono vedere dalla locandina qui sopra, all’ottantesimo anniversario di questa ricorrenza il sindaco di Nocera, Paolo De Maio, dedica un suo messaggio: «Oggi più che mai – scrive – dobbiamo ricordare i valori della Resistenza: la pace, la tolleranza, la solidarietà, la democrazia, l’inclusione, l’antifascismo».
Il 24 aprile le celebrazioni saranno aperte nell’Aula Consiliare del Comune di Nocera con i saluti istituzionali del sindaco e poi quelli di Giulio Corrivetti, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL di Salerno, altra figura chiave, insieme alla dottoressa Salomone, per il team che ha dato vita a questo ed altri progetti di assoluto interesse nazionale. Ancora, i saluti istituzionali di Rosario Pesce, dirigente scolastico del Liceo Scientifico Nicola Sensale.
A seguire, dopo l’intervento musicale di chitarra e mandolino, previsti gli interventi del presidente della Società Salernitana di Storia Patria e professore di storia moderna all’UNISA Alfonso Conte, che inquadra il momento storico; di Lino Picca dell’ANPI Nocera Pagani, degli studenti dei Liceo Scientifico. Quindi, momento clou: la relazioni della stessa dottoressa Salomone e del dottor Corrivetti, che illustreranno la recente, affascinante ricerca sui partigiani internati nel manicomio di Nocera. La mattinata sarà conclusa alla grande con “Se volte sapere di me”, l’atto unico di Francesco Gafforio sul perseguitato politico Bernardo Melacci.
Per la giornata del 25 aprile il corteo partirà alle ore 9 da piazza Diaz. Seguirà la deposizione di corone alle lapidi dei partigiani Lorenzo Fava, Antonio Tramontano, Salvatore Iannone, Antonio Cianciullo.
Dopo la sosta dinanzi al Monumento ai Caduti in piazza Trieste e Trento, il corteo si fermerà poi in via Gambardella per l’evento “Caro partigiano ti scrivo”, a cura della Scuola di Pace, con deposizione di corona in onore di Luciano Gambardella. Le cerimonie saranno concluse in Villa Comunale con le “Letture per la Liberazione”, a cura di Controcorrente.
Il gruppo di lavoro è stato coordinato dal consigliere Raffaele Salomone.
Appuntamenti, dunque, decisamente da non perdere.
PSICHIATRIA E FASCISMO
di Giuseppina Salomone
Per gentile concessione della dottoressa Giuseppina Salomone, pubblichiamo il testo della sua relazione e le principali tabelle che completano la ricerca.
Premessa indispensabile è precisare i rapporti fra regime fascista e psichiatria. Analizzando le idee dei vari studiosi storici, psichiatri, politici, queste risultano essere diverse anche in rapporto all’analisi di differenti aspetti. Si possono riassumere così.
Durante l’era fascista:
- la Psichiatria ha con il potere un rapporto di collaborazione e sudditanza, con le dovute eccezioni;
- la Psichiatria da un lato è stata usata e dall’altro, in generale, si è prestata per “neutralizzare” oppositori politici. Con l’internamento in manicomio la figura dell’antifascista era svalutata e ridicolizzata con una diagnosi psichiatrica;
- il manicomio poteva essere, come durante la prima guerra mondiale con i militari “scemi di guerra”, anche un rifugio contro la violenza fascista, simulando una malattia psichiatrica;
- è anche comprensibile che tanti perseguitati dal regime, dopo vessazioni e privazioni di anni, in una situazione ambientale in cui non ci si poteva fidare di nessuno, potevano manifestare veri e propri sintomi psichiatrici di tipo paranoico, deliri di persecuzione.
D’altronde la legislazione già esistente sui ricoveri psichiatrici favoriva il regime, sia per reprimere sia per prevenire ogni possibile minaccia all’ordine nuovo stabilito dopo il 1922.
La LEGGE SUI MANICOMI N. 36 DEL 1904
Art. 1 “Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette…da alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri o riescano di pubblico scandalo…”
Art. 2 “L’Autorità locale di Pubblica Sicurezza può, in caso d’urgenza, ordinare il ricovero in via provvisoria, in base a certificato medico.
Molto importante è l’Art. 8: “La vigilanza sui manicomi pubblici e privati…è affidata al Ministro dell’interno ed ai Prefetti”.
Si aggiunge poi nel 1931 il CODICE ROCCO, redatto dal Ministro Alfredo Rocco (1875-1935) che introduce il concetto di Sospetto e Presunzione di pericolosità sociale con l’eventualità di internamenti manicomiali quali “misura di sicurezza contro i dissidenti politici”. Inoltre l’Art. 207 rende indeterminato il ricovero. Infatti le misure amministrative di sicurezza “non possono essere revocate se le persone ad esse sottoposte non hanno cessato di essere socialmente pericolose”.
Già lo psichiatra Cesare Lombroso (1835-1909) nella sua opera “Gli Anarchici” del 1894 aveva confermato la pericolosità e la necessità di rinchiudere in manicomio gli anarchici:
“I fautori più attivi dell’idea anarchica sono per la maggior parte o criminali o pazzi o qualche volta e l’una e l’altra cosa insieme”.
I fascisti avevano organizzato diversi tipi di campi di internamento.
TIPOLOGIE DI CAMPI FASCISTI
- CAMPO DI CONCENTRAMENTO
- CAMPO DI LAVORO COATTO
- CAMPI DI TRANSITO
- LOCALITA’ DI CONFINO
- LOCALITA’ DI INTERNAMENTO
- LOCALITA’ DI SOGGIORNO OBBLIGATORIO
- CARCERI
- CARCERI MILITARI
- COLONIE PENALI
- ISTITUTI DI RIEDUCAZIONE PER MINORENNI
- CAMPI PROVINCIALI RSI (Repubblica Sociale Italiana)
- CAMPI PER PRIGIONIERI DI GUERRA (P.G.)
- CAMPI P.G. DISTACCAMENTI DI LAVORO
Qui sotto c’è la MAPPA DEI CAMPI IN CAMPANIA. Eccone alcuni.
CAMPO PRIGIONIERI DI GUERRA DI PADULA
Attivato nel maggio del 1942 nella certosa di San Lorenzo per i prigionieri di guerra di grado superiore dell’esercito inglese e americano. Ha una capacità di 490 posti.
CAMPO DI INTERNAMENTO DI CAMPAGNA
E’ uno dei principali campi per gli ebrei, secondo per grandezza e importanza solo al campo di Ferramonti Tarsia in Calabria. Erano due campi organizzati in due conventi:
il domenicano di San Bartolomeo, che poteva ospitare fino a 450 persone, e
il convento degli Osservanti dell’Immacolata Concezione, che poteva ospitare fino a 400 persone.
Tra i prigionieri vi furono vari medici che, nonostante i divieti, curarono gli abitanti del luogo, favorendo così un rapporto di fiducia con la popolazione, grazie anche al vescovo di Campagna Giuseppe Maria Palatucci e al nipote Giovanni Palatucci della questura di Fiume.
CAMPO CONCENTRAMENTO DI ARIANO IRPINO
Composto da dieci baracche-dormitorio recintate da filo spinato. Fu bruciato dai tedeschi in ritirata.
CAMPO CONCENTRAMENTO DI MONTEFORTE IRPINO
Ospitò per tre anni circa 100 reclusi, principalmente oppositori politici, considerati “pericolosi” dal regime fascista. Dopo l’arrivo degli alleati il campo è utilizzato per i profughi istriani e dalmati.
GLI ANTIFASCISTI RICOVERATI
Abbiamo analizzato documenti di archivio dal 1936 al 1945, ritrovati 80 antifascisti ricoverati, provenienti dai Campi Campani, dalle Isole Tremiti, Ventotene, Ferramonti Tarsia. In 30 di essi non sono state riscontrate malattie psichiatriche; uno ha simulato una malattia mentale. Due esempi.
SANTARCANGELO IPPOLITA
Miglionico (Pz) 28.07.1884, viveva a Bari
DAL CASELLARIO POLITICO GENERALE
DONNA DI CASA
SOCIALISTA
DENUNCIATA PER OFFESE AL CAPO DELLO STATO
RICOVERATA A MATERDOMINI PER
PARANOIA EROTICO+POLITICA E QUINDI PERICOLOSA PER SE ED AGLI ALTRI
SI DICHIARA SOVVERSIVA
Dal verbale dei RR.CC. risulta che la mattina del 2 settembre 1929 arrestano, in una strada di Bari, la donna perché «…sorpresa… con un velo rosso sulla testa e con a tracolla una fascia rossa con la scritta “Evviva il socialismo”». Interrogata dichiarò di aver fatto questo «per principi personali». Nella perquisizione domiciliare, «…furono rinvenuti tre quaderni su cui erano scritte frasi contrarie al Regime Fascista ed offese al Capo del Governo; fu sequestrata pure una vestaglia…avente una fascia color rosa con la scritta “Abbasso Mussolini, ladro assassino”. Interrogata rispose che le iscrizioni fatte sulla fascia, sulla vestaglia e sui quaderni erano sua opera.
MELACCI BERNARDO
Foiano della Chiana (AR) 19.01. 1893, Nocera Inferiore 07.12.1943
ANARCHICO
1921 Ritenuto responsabile di eccidio politico per la morte di militari fascisti, fu processato e condannato a 30 anni di carcere.
1937 Amnistiato. Dopo 3 giorni inviato al Confino Politico delle Tremiti perché ritenuto “ancora pericoloso”. Lì si ribella all’imposizione del saluto romano coinvolgendo anche altri confinati, per cui viene inviato al carcere di Foggia.
Nel 1938 è ricoverato nel manicomio Giudiziario di Aversa; il 22.10.1940, essendo cessate le ragioni che ne avevano determinato l’internamento, è inviato alle autorità competenti.
Da queste viene inviato nella Colonia Confinati Politici di Ventotene.
Dopo una settimana ricoverato all’ O.P. Leonardo Bianchi di Napoli.
28.12.1942 O.P. Nocera Inferiore
Il 29 settembre del 1943, dopo l’armistizio, Melacci invia al Comando Sanitario Interalleato anglo americano una richiesta in cui dichiara di “…essere reo di aver avversato l’involuzione fascista per cui condannato per episodi di difesa civile costretto a vivere nelle carceri governative fin dal 1921; inviato al confino politico nel 1937 ivi incorse in infortuni fascisti e fisico-psichici che lo resero ospite degli ospedali Psichiatrici. Chiede di essere sottoposto a visita specialistica e si firma: il confinato politico Bernardo Melacci.
LE TABELLE
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