CAVO DRAGONE / IL CAPO MILITARE NATO DA’ I NUMERI

Significativo intervento al Senato, poche ore fa, del fresco Presidente del Comitato Militare dell’Alleanza Atlantica, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in carica da appena tre mesi.

E’ subentrato ad un altro ammiraglio, l’olandese Robert Bauer, nel delicato incarico, soprattutto in questo periodo di tempeste geopolitiche e scenari di guerra a tutto spiano.

67 anni, alessandrino, Cavo Dragone è stato Capo di Stato Maggiore della Marina Militare e poi, dal 2021 al 2024, Capo di Stato Maggiore della nostra Difesa.

Nel suo lungo e articolato intervento, soprattutto of course sul ruolo che deve svolgere la NATO oggi, ha toccato temi che più bollenti non si può.


L
e sue frasi – le leggerete tra poco, fior tra fiore – fanno correre i brividi lungo la schiena. Sono da autentico horror movie, da film che più distopico non si può. Terrorizza soprattutto il fatto che mentre le diplomazie russe e americane sono da settimane al lavoro per intavolare un serio di discorso in grado di portare – pur fra mille ostacoli e palesi boicottaggi – verso una prospettiva di Pace, il Comandante-Ammiraglio sappia e voglia parlare solo il linguaggio della guerra, delle armi, dell’odio, della violenza.

Bandiere della NATO. Sopra, Giuseppe Cavo Dragone

L’esatto contrario di quanto, per fare un solo, illustre esempio, sostiene ogni domenica da quando è cominciato il conflitto in Ucraina, Papa Francesco: anche quando è senza voce, allo stremo delle forze.

Il Cavo sottomarino, invece, va dritto per la sua strada: armi, armi, fortissimamente armi. Fino alla distruzione totale.

Ai confini della realtà. Ma ben dentro quelli di una NATO e di un’Europa totalmente ‘impazziti’ nella furia bellicista, fregandosene del tutto se i cittadini europei sono ridotti alla miseria, senza salute, senza lavoro, senza casa, senza diritti, con pensioni di fame. Ma tutti i Paesi – secondo il Verbo del Vate di tutte le Sicurezze, Super Ammaglio Cavo Maximo – devono prepararsi alla guerra.

Che ormai bussa alla porta di tutti i cittadini.

Vi proponiamo i principali passaggi del farneticante intervento che non si è svolto al bar sotto l’angolo, e neanche alla buvette, ma nell’austera aula di Palazzo Madama.

Dopo aver citato ‘il Gattopardo di Tomasi’ e Alcide De Gasperi (alla fine parla anche di Eisenhower), il Nostro prende il volo (ha fatto parte anche dell’Aereonautica, rammentiamolo) e così esordisce: “Non sappiamo dove il pendolo della Storia interromperà le sue oscillazioni”.

Un meraviglioso mix tra Galileo, Tucidide e Poe, in solo 11 parole. Da Guinness.

Poi, da vero Comandante in Capo, passa al sodo: “E’ sempre importante ribadire alcuni elementi fattuali per evitare che il proliferare di narrative e strategie di disinformazione – diffuse dai nostri avversari in tutti i Paesi del perimetro occidentale – ne possano alterare la sostanza e la fondatezza obiettiva”.

Ma chi era mai Marshall Mc Luhan?

“La democrazia e la libertà sono valori per nulla acquisiti e per i quali dobbiamo combattere senza riserve”.

Socrate fa la trottola nella sua tomba ellenica.

Poi ingrana la quinta e procede come un cacciatorpediniere: “L’Alleanza Atlantica è il nostro Scudo (nel testo c’è la Maiuscola, ndr). In 75 anni di storia non un centimetro di territorio NATO è andato perso”.

Mentre, a partire dal 1991, l’Alleanza, tradendo i patti, ha oltrepassato di molto i ‘sacri’ confini dell’Oder, e issato le sue bandiere su svariati paesi prima legati all’ex Unione Sovietica.

L’Ammiraglio va a tutto gas: “Il perimetro della convivenza civile e dei valori democratici si è progressivamente ampliato e oggi circa 1 miliardo di persone vivono e prosperano nell’ecosistema atlantico, dove la libertà è l’ossigeno irrinunciabile”.

Anche eco-filosofo, accipicchia!

Una storia indiscussa di successi, quella della nostra Alleanza (anche Santa?, ndr). Nessun paese pensa di uscirne dal perimetro, mentre tanti aspirano a farne parte. E l’Europa rimane un pilastro della sicurezza atlantica”.

Poi il Ritorno alle Armi, of course: “L’esigenza di investire nella Difesa è oggi una scelta doverosa e obbligata”.

E chissenefrega di malati, senzalavoro, pensionati, cittadini ridotti sul lastrico.

Lasciamolo ragionare, il Cavo Nazionale: “La ragione principale non va cercata nelle tante discussioni sulla possibilità di un disimpegno degli Stati Uniti di cui – vi posso assicurare – non vi è alcuna traccia nella pianificazione Nato. La necessità deriva invece da valutazioni di natura squisitamente militare: la guerra in Ucraina ci ha insegnato che in Europa dobbiamo rapidamente attrezzarci ad uno scenario di guerra simmetrica convenzionale, se non vogliamo trovarci impreparati di fronte a scenari non più così impensabili, violenti e diretti: come accade in Ucraina, verso i centri abitati, le infrastrutture, la popolazione civile”.

Massacri di civili in Ucraina

Da 113. Ma il Super Comandate Nato prosegue come un fiume in piena: “Se, come sta accadendo nello scenario ucraino, la guerra travolge ogni etica e consuetudine, abbiamo di fronte solo un’aggressione barbarica”.

Ovvie, lapalissiane le conclusioni: “La realtà per noi è molto semplice. Dobbiamo colmare le lacune accumulate in anni di contenimento delle spese militari. Rimanere così esposti sarebbe un errore imperdonabile. I primi a pagarne il prezzo sarebbero i nostri figli, i nostri concittadini”.

Una lacrima sul viso, poi la vis militare riprende vigore: “In Ucraina i nostri avversari hanno tolto ogni illusione su cosa siano capaci di fare”.

Quindi, fa capolino la sagoma di Sigmund Freud: “L’impatto della guerra in Ucraina nella psicologia collettiva è stato profondo. La guerra, da realtà lontana e astratta, si è via via imposta come una presenza inquietante nelle nostre case. L’insicurezza percepita è all’origine di un apparente paradosso: mentre si aprono i negoziati per la pace in Ucraina, si prospetta una sovrapposizione degli interessi di potenza di Stati Uniti e Russia in Europa, nell’Artico e in Medio Oriente”.
Ma ha bevuto un bicchiere in più, in nostro ormai mitico Geo-Stratega?

Che va ormai a ruota libera, davanti all’assemblea di Palazzo Madama: “Oggi possiamo sperare in una forma di distensione sul piano internazionale. Ma nella realtà è in atto una corsa al riarmo senza precedenti, che non riguarda solo l’Europa, ma anche i principali attori internazionali, dalla Cina all’India al Medio Oriente”.

Mark Rutte

Poi spreme le meningi e vaticina: “Se sarà pace in Ucraina lo capiremo dall’insicurezza percepita, che è una pessima consigliera, e dal diffondersi di un clima di distensione, che appare al momento non a portata di mano”. Boh.

Quindi narra d’una fresca esperienza griffata vertice Nato: “In visita nel Giappone, il Segretario Generale della NATO (l’olandese Mark Rutte, ndr), ha confermato che l’asse tra Russia, Cina, Corea del Nord, Iran è vivo, vegeto e paurosamente incombente. I presupposti della nostra insicurezza sono sempre presenti e non potrebbe che essere altrimenti. La percezione della minaccia non si limitata comunque al settore militare, ma si estende a quello economico”.

Ecco l’Analisi del Capo Nato: “Questi paesi, nell’ambito dei Brics, assieme ad altre nazioni, sono impegnati per creare un sistema economico e finanziario antagonista a quello occidentale e in particolare degli Stati Uniti. L’asse portante è la Cina”.

Dragone contro Dragone, quindi.

Forse dimentica, Il Super-Ammiraglio dalla vista lunga, che i BRICS (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sono stati ‘fondati’ non ieri, ma oltre 15 anni fa. E non sono un Mostro, o meglio un DRAGONE Rosso a 5 teste, ma rappresentano un modello di economia, di commercio e di cooperazione alternativi rispetto al sistema basato sulle regole imperiali a stelle e strisce. Il numero uno della banca dei BRICS, Dilma Roussef (ex presidente del Brasile) da anni infatti indica – soprattutto ai paesi in via di sviluppo – la strada della ‘de-dollarizzazione’.

Un reato, secondo il Profeta-Dragone?


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento