MSC-APONTE / IL MAXI BUSINESS DEI TERMINAL IN MEZZO MONDO

Ce l’abbiamo in casa il super ‘terminalista’, il numero uno al mondo e non lo sappiamo, tranne ovviamente gli addetti ai lavori.

Perché è sorrentino doc – terra che di tutta evidenza non produce solo limoni & mozzarelle – il primo proprietario di terminal portuali a livello internazionale, Gianluigi Aponte, a bordo del colosso ‘Mediterranean Shipping Company’(MSC per i suoi aficionados). Cominciò la sua lunga carriera come capitano e poi comandante nei traghetti sulle rotte del golfo: del resto ‘O Comandante, Achille Lauro, per anni sindaco monarchico di Napoli, proprietario della mitica Flotta poi finita in crac, era sorrentino d’adozione.

Ma diamo un’occhiata all’ultimo blitz messo a segno da una società controllata da ‘MSC’, ossia ‘Terminal Investment Ltd’ (LIT per i fans).

Li Ka-Shing. Sopra, Gianluigi Aponte

Ha appena fatto il botto, il colpo del secolo, acquistando da ‘CK Hutchinson’ per 23 miliardi di dollari la bellezza di 43 terminal portuali sparsi in mezzo mondo. Che portano il totale complessivo nelle mani della dinasty a oltre 110 porti sparsi in una trentina di nazioni, visto che nella bisaccia (o in portafoglio, se preferite) ve ne erano già una settantina.

A vendere, stavolta a bordo della sua ‘CK’, è l’ultranovantenne magnate di Hong Kong Li Ka-Shing che ha ‘ceduto’ dopo un lungo corteggiamento. Ed anche resistendo alle pressioni esercitate dalla Cina che non vedeva di buon occhio l’operazione. E, soprattutto, il ‘precedente’ d’un paio di mesi fa.

L’antipasto, messo in tavola a marzo scorso, è stato a base dei porti panamensi, sempre di proprietà dell’onnipresente CK Hutchinson, attraverso la sua ‘Panama Ports Company’. Una prelibatezza entrata nel mirino anche di Donald Trump, che non ha mai nascosto, fin dal suo primo giorno dopo il trionfale ritorno alla Casa Bianca, di voler a tutti i costi prender possesso di Panama, Canale ben compreso, come del resto è nei suoi dreams la Groenlandia (è già quasi il suo cinquantunesimo Stato) e perfino il Canada. Davvero ai confini della realtà.

La sede di BlackRock

Bene, tutti gli scali panamensi sono finiti ad un consorzio, capeggiato da LIT (per conto di MSC) e da ‘BLACROCK’, ossia il primo fondo speculativo d’investimento al mondo, di cui la ‘Voce’ ha tante volte dettagliato le acrobatiche e non poche opache operazioni finanziarie (spesso e volentieri di ‘lavaggi’ arci miliardari). Alla resa dei conti, però, la parte del leone l’ha recitata LIT, accaparrandosi tutti gli scali tranne due finiti a BlackRock, ossia quelli di Balboa e di Cristobal.

Ma ecco una doppia sorpresa, davvero pasquale.

Sì, perché anche i due porti finiti al colosso mondiale degli hedge fund saranno praticamente ‘in condominio’: perché BlackRock ne controllerà il 51 per cento delle azioni, ma il restante 49 per cento è nelle mani dell’ubiqua TIL.

C’è però anche un rovescio della medaglia.

Se andiamo a radiografare cosa c’è realmente in pancia a TIL, scopriremo che salta fuori, guarda caso, una presenza azionaria pari al 30 detenuta proprio da BlackRock e dal fondo sovrano di Singapore ‘GIC PTE’.

Come nei più classici giochi di scatole cinesi.

Diego Aponte

E, proprio per restare sul fronte giallo (sia con riferimento ai cinesi che ai thriller finanziari), CK Hutchinson ha tenuto ben fuori da ogni accordo i porti di Hong Kong (patria del suo magnate) e della stessa Cina, of course: a riprova – secondo non pochi analisti – che l’area strettamente asiatica rimane ancora fortemente blindata e controllata dalle autorità di Pechino.

Stando alle ultime classifiche stilate da ‘Forbes’, Gianluigi Aponte è il Paperone numero 44 nel special hit a livello mondiale, con un patrimonio netto calcolato in 37,7 miliardi di dollari.

Poco più di dieci anni fa, per la precisione nel 2014, ha passato il testimone, come CEO, al rampollo Diego Aponte.

Sull’operazione panamense, la Voce ha messo in rete un pezzo che può essere utile rileggere. E’ infatti del 10 marzo scorso

PANAMA / IL MAXI BUSINESS TRA BLACKROCK & APONTE


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