Ricordate il celebre ‘Minority Report’ splendidamente diretto da Steven Spielberg e ottimamente interpretato da Tom Cruise ben più di vent’anni fa, per la precisione nel 2002?
Bene, quella story oggi diventa realtà, non più distopica, come allora, ma fattuale, sia sotto il profilo politico che militare, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna: due nazioni, del resto, legate a filo più che doppio su tutti gli scenari di guerra, a cominciare dal conflitto in Ucraina.
Il film era basato (sotto il profilo scientifico) su documenti griffati ‘DARPA’, ossia la super Agenzia (‘Defence Advanced Research Project Agency’) che dipende dal Dipartimento di Difesa Usa; come del resto il profetico ‘Contagion’, firmato da Steven Soderbergh nel 2011 sulla pandemia di quasi dieci anni dopo, si fondava anche su carte fornite dai ‘Centers for Desease Control’ (CDC), controllati dal Dipartimento per la Salute a stelle e strisce.
Partiamo dalle news in arrivo dall’Inghilterra, dove il governo guidato dal laburista (sic) Keir Starmer ne sta combinando davvero di tutti i colori, soprattutto contro gli interessi dei cittadini e della pace (si fa per dire) a livello internazionale.
A lanciare l’allarme è il solitamente asettico ‘The Guardian’, che ha appena pubblicato un reportage basato su documenti ottenuti da un’associazione pacifista, ‘Statewatch’, in base al ‘Freedom of Information Act’. Carte che riguardano un ‘Progetto di Previsione degli Omicidi’, poi ribattezzato ‘Condivisione dei dati per migliorare la valutazione del rischio’. Più soft, più burocratico, ma la sostanza resta invariata.
Il piano, infatti, è tutto fondato da una serie di ‘ALGORITMI PREDITTIVI’, ossia in grado di prevedere – sulla scorta dell’enorme base di dati passati ai raggi x e forniti dalle forze dell’ordine (di tutta evidenza ‘Scotland Yard’ in pole position) – quali possano essere i soggetti, gli individui più ‘a rischio criminale’, cioè potenzialmente in grado di compiere a breve termine un reato. L’obiettivo – puramente teorico, viste le premesse – è quello di ridurre il numero dei crimini e di garantire una maggiore sicurezza pubblica. Le fantasiose (ma pericolose, per un minimo di democrazia) autorità (sic) britanniche, insomma, coltivano l’ambizioso obiettivo di prevenire l’omicidio oppure il furto prima che avvenga. Proprio come in un film, distopico e non solo…
Le associazioni per il rispetto dei diritti umani, in testa of course ‘Statewatch’ che è riuscita ad entrare in possesso dei documenti, sono sul piede di guerra e denunciano il progetto etichettato come ‘inquietante’ e ‘liberticida’, evidenziandone i profili anticostituzionali, discriminatori, anti privacy, in grado di calpestare ogni principio etico e legale.
Ma l’esecutivo Starmer fa muro. Difende il progetto anche se non ne rivendica la paternità (è infatti frutto del precedente governo conservatore), precisa che non è ancora stato attuato né a livello locale né nazionale, ed è in stand by. Però ci crede fermamente e lo vuol condurre, a breve, in porto.
Passiamo agli Usa, e al progetto partorito dalle vulcaniche menti made in ‘DARPA’, un’autentica fucina per strategie militare della peggior specie a 360 gradi, comprese le ‘PSY OPS’, ossia le Operazioni Psicologiche. Ben comprese, quindi, quelle alla ‘Minority Report’, come preconizzato (e messo sullo schermo) da Spielberg quasi un quarto di secolo fa.
L’ultimo progetto al quale stanno lavorando le sue equipe di ricercatori ‘militari’ si chiama ‘Theory of Mind’ (ossia ‘Teorie della Mente’). L’obiettivo, stavolta, è ancora più ambizioso: vale a dire prevedere, sempre sulla base di una enorme mole di documenti, quali potranno essere i comportamenti dei ‘nemici’ sul campo, ancora ‘non di battaglia’.
Gli esperti griffati DARPA, infatti, puntano a creare un sistema in grado di combinare algoritmi avanzati con l’esperienza umana per “simulare e analizzare scenari di sicurezza nazionale”. In questo modo, i vertici politici e militari possono contare su un “contesto di anticipazione”, ottimo e abbondante per orientare scelte geostrategiche, sia politiche che militari appunto.
Tutto (o molto) si basa sullo sterminato archivio, che non è certo solo composto dalle note ufficiali che riguardano tutti gli attori in campo: ma soprattutto quelle ‘riservate’, ben comprese comunicazioni intercettate e valutazione dei profili social degli ‘avversari’, reali e potenziali. Di tutto e di più.
Il sistema – assicurano gli esperti – sarà in grado di identificare in modo scrupoloso schemi e tendenze nei comportamenti dei ‘nemici’, valutare i loro stati d’animo e le loro motivazioni; e persino simulare le reazioni possibili rispetto a vari scenari.
A capo del progetto Darpa c’è Eric Davis, super esperto di Intelligenza Artificiale e ‘machine learning’, già al servizio di ‘GALOIS’, azienda super specializzata in ricerca e sviluppo che collabora con diverse Agenzie governative a stelle e strisce, in prima fila la ‘NASA’.
Non è la prima volta che Darpa elabora piani & progetti di questo tipo per la Difesa Usa.
Lo ha già fatto con ‘Total Information Awardness’ (TIA) che ha puntato a raccogliere una massa di dati su ‘potenziali terroristi’; e con ‘Life Log’, per creare un gigantesco data-base delle espressioni facciali.
Come del resto sta facendo da anni e continua a fare la Cina, all’avanguardia sul fronte dei sistemi di sorveglianza (facciale e non solo) di massa.
Così, per fare solo un esempio fra tanti, scriveva ‘Agenda Digitale’ a 4 marzo 2020: “Un’immensa rete di sorveglianza copre le città cinesi e conferisce alla polizia poteri quasi illimitati. Conversazioni via smartphone, espressioni del volto, movimenti, vengono controllati costantemente grazie a un potente sistema di tecnologie integrate gestite da applicazioni di Intelligenza Artificiale”.
E, due anni dopo, un reportage pubblicato da ‘Il Sole 24 Ore’ a settembre 2022: “Riconoscimento facciale per controllare il popolo: spese da record a Pechino”. E l’incipit: “Gli stanziamenti della Cina per le forze armate e il mantenimento della macchina bellica sono da record. Ma comunque al di sotto di quanto speso per controllare la popolazione con i sistemi di riconoscimento facciale”.
Last but non least, vogliamo riportarvi alla memoria un british story di trent’anni fa suonati.
Una delle nostre grandi firme e amico per una vita, l’indimenticabile storico e analista politico Percy Allum – autore del memorabile ‘Potere e Società a Napoli ne dopoguerra’ dedicato all’allora DC di Antonio Gava & C. – di ritorno a Napoli (dove ormai viveva da anni, mitico docente all’Orientale partenopeo di Storia e Letteratura inglese) dalla sua Londra, ci parlò di un’iniziativa della allora mitica Scotland Yard: ‘Crime Stoppers’. Si trattava di una cosa molto semplice: visto l’incremento dei reati nella capitale britannica, avevano istituito un numero, presso Scotland Yard, dove le vittime potevano chiamare in perfetto anonimato, per denunciare i fatti, fornendo dettagli utili per scovare i criminali.
Visto che il tasso di criminalità era, all’epoca, ben più alto a Napoli rispetto a Londra, la ‘Voce’ promosse – eravamo a metà anni ’90 – un numero di telefono da localizzare presso la Questura di Napoli: altrettanto ANONIMO – questa era la vera novità – in grado di ‘scalfire ‘ il muro di omertà. Promuovemmo quel numero con una campagna stampa e anche pubblicitaria: per un paio d’anni ebbe successo, perché consentì di individuare alcune gang dedite al racket, in città. Poi finì tra le nebbie: non londinesi, ma della soleggiata Napoli: perché nessun media locale promosse quel numero ‘anticamorra’.
Tutto detto. Già allora, solo bla bla…
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