VOLGARITÀ

Inutile negarlo, è forte, ma ineseguibile la tentazione di contenere la riflessione quotidiana alle poche righe che seguono, sulla forbita, elegante esternazione di Donald Trump, presidente dell’impero a cui partecipano 50 regioni-Stato. Indispettito per aver innestato la retromarcia sul caso dazi, permaloso qual è, il gentleman che occupa abusivamente la Casa Bianca, salvato dal carcere per intercessioni  ‘benevole’ della magistratura a lui assoggettata, ha così declamato in pubblico, consapevole che la frase avrebbe soddisfatto la pruderie dell’intero sistema mondiale dell’informazione: “Tutti i Paesi mi chiamano per baciarmi il culo”.

L’unico umano a cui il garbato messaggio non è stato riferito è la signorina presidentessa italiana, che esente da remore scaramantiche il giorno 17 si recherà alla corte del tycoon, aspramente criticata dai partener di mezza Europa per la sortita non concordata e per non aver cancellato dall’agenda, per sempre, le relazioni bilaterali con questa America.

Giorgia non ha disdetto il volo e andrà comunque a Washinton. Per chiedere cosa? Mistero inglorioso. Michele  Serra:  “Non sono mai stato moto patriottico, ma l’idea che la presidente del Consiglio vada a rapporto da quel cafonaccio  mi sembra umiliante”. Chi frequenta l’immobiliarista Trump rivela che il vero obiettivo della gigantesca cavolata dei dazi erga omnes, era colpire la straripante economia cinese e l’imminente  concorrenza europea alle avveniristiche tecnologie di Musk. Bersagli e per identiche motivazioni il Giappone, l’Indonesia, Taiwan, il Vietnam (quest’ultimo Paese al 46%, forse per vendicare la figuraccia della sconfitta militare subìita a suo tempo). A pretendere la ritirata lo stesso Musk gli altri magnati della Big Tech, ma perfino parlamentari repubblicani, del suo partito, spaventati dalla perdita di diecimila miliardi di dollari in pochi giorni, dal pericolo di recessione annunciato dagli economisti.

Divertente, pazzesco corollario della follia trumpiana, è il divieto al personale americano residente in Cina, parenti inclusi, di intrattenere relazioni romantiche (e sessuali) con cittadini locali. L’assurdo avvertimento, nella lingua del tycoon è NON FRATERNIZATION. In casa, cioè negli Usa, l’episodio che evoca nefandezze mussoliniane, ovvero il  divieto di libri su donne, neri, gay, emigranti. Orwell epurato. Detto questo (orrendo e diffuso intercalare, pardon) anche noi ferventi fan del regime repubblicano applaudiamo il monarca britannico Carlo, il discorso al nostro Parlamento, i capitoli su “democrazia, antifascismo, ambiente”, la dichiarazione anti Brexit “Siamo tutti europei”, il brindisi dell’amicizia con Mattarella


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