A DIMENSIONE MONDO: COME LE CILIEGIE, UNA SCIAGURA NE ATTIRA UN’ALTRA

L’Italia “Stà ’e pier ’e Pilato” (ai piedi di Pilato, in miseria). Giorgia non lo ammetterà neppure sotto tortura, ma gli analisti esperti non asserviti al regime dimostrano che mente e che la matematica di cui sono esperti non è un’opinione. Aggredita senza sconti dall’ ‘amico’ tycoon la Sorella d’Italia tenta di riparare al danno dei dazi e imita il (da lei) vituperato leader spagnolo che ha risposto a tambur battente al colossale scippo di Trump destinando risorse adeguate a sostegno delle imprese colpite. La Meloni, come? Sottrae alla revisione del Pnrr 11 miliardi destinati a sostenere la disoccupazione, altri 11 ai fondi di coesione, al Sud, per non smentirsi, 7 miliardi al piano sociale per il clima.

La manovra tardiva del ‘prendi qua e metti la, deve comunque superare l’esame di merito dell’Europa che dovrebbe sospendere o rallentare il patto di stabilità, decisione per nulla scontata. “Nun è overo, ma ce credo”. Incombono sull’esito del rendez vous Trump-Meloni molte incognite e per chi crede nella scaramanzia perfino il preoccupante 17, numero della gita politica della signorina presidentessa. E sapete a chi è delegata l‘improba’ impresa di fronteggiare il ‘caso dazi?” Non ad accreditati economisti, ma a Tajani, Salvini, Foti, Lollobrigida e ‘deo gratias’ a Giorgetti, unico presunto competente. Già ora, chi abita in città munite di porti ha sotto gli occhi l’immagine della crisi, vigilia della recessione: enormi file di camion carichi di merci, fermi in attesa di conclusioni dello scontro Trump-mondo, di rivolgersi a mercati non coinvolti o capaci di neutralizzare la follia di Trump. “’A faccia mia sotto i piedi vostri?”, detto popolare: così Giorgia in casa Trump? E prima di partire, perché non far cassa tassando con saggia, rigorosa cattiveria fiscale gli straricchi semi evasori di Amazon, Google, e simili, che  rapidamente in coda, nella scia di Musk, operano per sostenere l’antidemocrazia del dominio illiberale del mondo?

I GUAI? MAI UNO E BASTA. Europa furibonda e procedura d’infrazione contro l’Italia che rischia una multa di 25 miliardi di euro solo per il triennio 2021-2023. La questione riguarda l’emergenza del futuro del pianeta, le emissioni climalteranti. La Commissione europea ci contesta il mancato rispetto degli obiettivi ambientali fissati dall’Unione. È il primo passo verso una sanzione vera e propria. In caso di mancata collaborazione o di misure correttive insufficienti, l’Italia potrebbe essere deferita alla Corte di Giustizia dell’UE. Entro il 2030, l’Italia dovrebbe ridurre le emissioni del 43,7% rispetto ai livelli del 2005, obiettivo che oggi appare utopia. Il paradosso: parte dei fondi del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) doveva essere destinata proprio alla transizione ecologica e alla decarbonizzazione: ritardi nell’attuazione, progetti rimandati o modificati, difficoltà nella governance, hanno compromesso quanto previsto.


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