Per voi internauti e per chi ogni giorno è tenacemente fedele alla cosiddetta carta stampa dei quotidiani: riflettete sull’evento che si spera di straordinaria portata per un salutare reset della politica internazionale (e per quel che ci riguarda dell’incidente di percorso che vede la destra al governo dell’Italia), sulla velocità crescente del working progress alternativo dello sterile profluvio di titoli, editoriali, opinioni, inchieste, dibattiti televisivi sulle spocchiose farneticazioni dell’emisero destro di Trump e del fuori di testa Musk, dei plurimiliardari Zuckerber ((Facebook, Instagram), Bezos (Amazon), Page (Google) accorsi alla corte del tycoon.
Perché si concluda al più presto la fase di rodaggio si propone la terapia d’urto di antibiotici democratici, l’energia positiva delle piazze italiane pro Europa Unita, il potere politico-mediatico dell’invito dei ‘centomila’ a spegnere i fuochi delle guerre, ad accendere le fiaccole della pace. Tempo fa, quando era di là da venire la cultura dello smaltimento programmato dei rifiuti, del riciclaggio, la protesta ammonì i responsabili del degrado urbano, dell’immondizia invasiva di strade e piazze: “Prima che vi accorgerete che i cumuli di spazzatura arriverà fino ai piani alti dei bei palazzi che abitate”. Il buon esito di quella minaccia si ripropone, potenziale di deterrente per ridurre alla ragione il Trump da psicanalisi e sradicare (ecco il riferimento all’emisfero destro del cervello che attiva la fantasia, nel caso del tycoon fantasia malata, distorta, tipica di disfunzioni ‘organolettiche’ celebrali.
Appena la ‘spazzatura’ prodotta dalla violenza prepotente dei dazi invaderà il giardino della Casa Bianca, lo spaccone Trump dovrà vedersela con l’incazzatura di oltre mezzo mondo impoverito, tartassato dai costi in su di auto, alimentari, farmaci, strumenti tecnologici, bollette, in preda a crisi intercontinentali, devastanti che evocano gli anni bui di Wall Street. Dopo solo qualche giorno dalla smargiassata televisiva del cartellone-listino dei dazi, la stima della catastrofe si valuta in cinquemila miliardi di dollari bruciati dal mercato finanziario degli Stati Uniti e in duemila dollari di quello europeo. Il cosiddetto ‘indice della paura’ denuncia un rialzo del 50%, la borsa di Milano perde 11%, più di tutte le europee. Panico tra gli investitori, timori fondati tra i risparmiatori che hanno investito, poco o molto in azioni quotate in borsa. Trump, Bezos, Zucherberg, Page, sono consapevoli del danno che subiscono per il flop di Dow Jones, S&p500, Nasdaq, del loro meno 10%? Musk sopporterà a lungo il progressivo calo di vendite della Tesla, le ripercussioni negative al progetto di controllare l’internet europeo con la sua rete di satelliti? Quanto resisterà il presidente degli Stati Uniti alla contestazione interna, cinese, europea? E cosa spera di ottenere la signorina presidentessa italiana dall’annunciata gita aerea alla corte del Tycoon che finora l’ha snobbata, trattata per dirla con i suoi accusatori come “tappetino’ scendiletto?”
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